storie di successo

Christopher Pagani: “Le auto devono unire arte e scienza ed emozionare le persone”

Il direttore Marketing Christopher Pagani racconta a Tgcom24 come lavora la sua azienda e qual è il futuro che intravede per essa

di Paola Coppola

Pagani Automobili è nata nel 1998 dal sogno dell'imprenditore visionario italo-argentino Horacio Pagani che dalla Pampa si è trasferito nel cuore della Motor Valley italiana, a San Cesario sul Panaro, per realizzare le sue automobili. Oggi è un marchio simbolo di supercar esclusive ad altissime prestazioni, un’azienda che ha saputo nel tempo conquistarsi un posto d’onore nell’universo dei produttori di tali vetture. Ogni suo modello, ogni suo esemplare, è prodotto secondo standard qualitativi elevatissimi. Alla base della filosofia aziendale ci sono i concetti rinascimentali divulgati attraverso l'opera del grande Leonardo da Vinci, secondo cui arte e scienza sono discipline che possono stare insieme, "camminare mano nella mano". Pagani Automobili crea secondo questo principio ispiratore, fondendo tecnica e gusto, funzionalità ed estetica, manualità artigiana e sapere tecnologico. Il direttore Marketing Christopher Pagani racconta a Tgcom24 come lavora la sua azienda e qual è il futuro che intravede per essa.

Il suo è un cognome importante con una storia e dei successi incredibili. Ha sempre pensato che il suo futuro sarebbe stato nell’azienda di famiglia o aveva altre ambizioni alle quali ha rinunciato?
Fin da bambino ho avuto davanti ai miei occhi dei capolavori a quattro ruote. Prima nella piccola officina di Sant’Agata Bolognese poi a San Cesario sul Panaro, dove abbiamo la nostra sede attuale. Ho iniziato a vedere i primi esemplari dei modellini di Zonda, i progetti che venivano fatti per Lamborghini, per la Formula 1 di Ferrari e per Aprilia. Sorrido a pensare che mio fratello e io siamo cresciuti in una casa che era tutt’uno con l’officina, un posto speciale dove potevi vedere creazioni bellissime. Quando abbiamo traslocato a San Cesario sul Panaro, dove prima è nata Modena Design e poi Pagani Automobili, casa nostra confinava direttamente con l’officina, la mia camera da letto dava sulla fabbrica e quando i colleghi venivano a lavorare la mattina, accendevano i prototipi e spostavano all’esterno le auto dei clienti per avere più spazio, mi svegliavo con il ruggito potente dei motori a dodici cilindri. Un ricordo che mi accompagnerà per sempre.
Non ho mai provato un senso di rinuncia, lavorare in azienda non l’ho mai vissuto come un obbligo da parte dei miei genitori. Anzi, ci hanno sempre spinti a intraprendere studi che andassero fuori dal settore automobilistico. Ma se cresci a Modena la passione per il mondo dell’automobile sportiva la respiri fin da piccolo, grazie a marchi come Ferrari, Maserati, Lamborghini. Quindi direi che è stato quasi naturale avvicinarsi a questo ambito lavorativo. Qualcosa che insieme a mio fratello Leonardo abbiamo pian piano coltivato da dentro, tenendo sempre ben in mente che, prima di tutto, dovevamo entrare in azienda con grande umiltà senza trattamenti di favore, investendo sulla formazione e affiancandoci ai diversi responsabili di ogni area produttiva da cui poter imparare.

Dal suo punto di vista, qual è la chiave del successo della Pagani Automobili in un mercato così competitivo?
In Pagani prima di tutto cerchiamo di non utilizzare la parola successo. Viviamo all’interno di un “ecosistema” di aziende che hanno creato la storia dell’automobile sportiva; quindi, innanzitutto, abbiamo un grande rispetto per tutte le persone che hanno dedicato la loro vita per far nascere quella che oggi chiamiamo la “Motor Valley”. Se penso agli elementi che ci hanno permesso di arrivare dove siamo oggi, direi sicuramente i concetti leonardeschi di arte e scienza, la filosofia alla base del nostro modo di lavorare. Coniugare il lato artistico con la parte tecnica è qualcosa che senza dubbio ci contraddistingue dagli altri marchi. Io preferisco parlare della parte tecnica perché il concetto di bellezza è soggettivo, ognuno può avere la sua opinione. Mio padre Horacio, più di trent’anni anni fa, credette che i materiali compositi fossero qualcosa su cui bisognava investire: un’intuizione che ha portato a una nuova visione di creare auto che è stata sicuramente uno degli elementi distintivi. Come secondo fattore direi una lezione di vita che abbiamo capito e raccolto da Horacio e dalle persone che sono passate in azienda: bisogna essere vicini al cliente, bisogna capire quali sono i suoi desideri, bisogna cercare di creare un dialogo, una relazione con ognuno di loro. Perché il nostro compito è creare delle automobili che rispecchino la loro personalità, i loro ideali, il loro modo di essere e di vivere attraverso un’estrema personalizzazione e una cura dei dettagli maniacale, altro elemento che ci contraddistingue.

Venticinque anni di cuore, mani e passioni. Dal 16 giugno state festeggiando il vostro anniversario: 25 anni con 25 hypercar che hanno segnato la storia.
Dal 16 al 18 giugno abbiamo portato in esposizione statica 25 delle hypercar Pagani più speciali di sempre nella suggestiva cornice della città di Modena. Una città che mio padre sognava di vedere fin da bambino, quando viveva in Argentina. Leggeva le storie di questo posto incredibile, un luogo dove sono state create probabilmente le auto più belle del mondo. Questa celebrazione è stata il momento in cui abbiamo ringraziato Modena per averci accolto, per essere ancora oggi un luogo di cruciale importanza per noi e per gli appassionati che vengono a trovarci da tutto il mondo. La sera del 16 giugno, nel cortile di Palazzo Ducale, abbiamo offerto ai nostri ospiti un concerto in cui è stata eseguita una composizione jazz ispirata da alcuni brani che un giovane Horacio Pagani aveva composto nel 1980 quando viveva ancora in Argentina. Oggi quei brani, riarrangiati dall’artista italiano Mario Biondi, sono diventati la colonna sonora dei nostri 25 anni. E il titolo rispecchia la nostra filosofia: “Heart, hands and passion”.

“Pagani significa innamorarsi di un desiderio, corteggiarlo e lasciarsene conquistare”...
Queste vetture che noi creiamo con il lavoro e la competenza di tante persone qui in Pagani sono effettivamente dei desideri che prendono vita. Sono desideri che comportano tanto tempo per essere sviluppati. Si parte sei o sette anni prima per abbozzare un concept, condividerlo internamente cercando sempre nuovi elementi distintivi rispetto a quello che abbiamo fatto sui modelli precedenti. Che cosa significa corteggiarlo e lasciarsene conquistare? Vuol dire che queste sono vetture che si svelano piano piano andando alla scoperta dei tanti dettagli che le compongono, tutti da scoprire e che non smettono di stupire i nostri clienti. Il nostro obiettivo principale è creare un oggetto caratterizzato da un design “senza tempo” capace di emozionare le persone sia per la linea estetica che per la parte tecnica. È un viaggio che inizia tanti anni prima e che comincia a materializzarsi quando il cliente vede per la prima volta i rendering dell’auto; poi si lavora insieme sulla configurazione e si vivono tanti momenti di scambio. Quando le auto lasciano l’azienda, sentiamo un po’ di malinconia perché in un qualche modo ci siamo affezionati a loro e speriamo di rivederle presto, magari a uno dei nostri eventi o quando andiamo a trovare i clienti in giro per il mondo. C’è veramente una relazione, un attaccamento a queste vetture perché il tempo che spendiamo per crearle è qualcosa che ci emoziona sempre. Come fosse la prima volta.

Arte e scienza dove la bellezza incontra e risolve le grandi complicazioni della meccanica. Parliamo quindi di design, innovazione, filosofia, bellezza.
Sono parole molto forti, sono parole che noi cerchiamo di rispettare il più possibile. Facciamo del nostro meglio per concretizzare le idee dei designer, colleghi che in Pagani sanno coniugare l’estetica alla tecnica in una maniera mai vista prima. Dallo stile, alla ricerca dei materiali alla simulazione. Quando abbiamo sviluppato Huayra R, per esempio, abbiamo notato che il design era molto più condizionato dalla parte tecnica che dall’estetica; allora abbiamo lavorato molto per integrare meglio le necessità tecniche a quelle estetiche e siamo riusciti a far combinare i due aspetti con risultati ottimi anche sulle performance, mai visti prima.

Una curiosità che non tutti conoscono. Tutti i progetti sono unici ma hanno un elemento essenziale e ricorrente che li contraddistingue. La sigla formata sempre dalla stessa consonante, la C. Sarebbe meglio dire una sigla formata da un numero che evolve intorno a un punto di riferimento che non cambia mai. Ci racconti cosa rappresenta?
C8 è Zonda, C9 è Huayra, C10 è Utopia. Tutti gli altri che si chiamano C1, C2 fino ad arrivare al settimo, erano progetti che Horacio aveva creato ai tempi dell’Argentina, prima di Zonda. La lettera C è un omaggio alla persona che è al suo fianco dall’inizio di questa splendida avventura, un omaggio a Cristina, sua moglie, mia madre.

Ultimo modello della casa Pagani è Utopia. Come è nata l’ispirazione che ha portato alla realizzazione di questo progetto? Perché questo nome e quanto tempo ci è voluto per realizzarlo?
Utopia è l’ultima arrivata in casa Pagani, presentata l’anno scorso a Milano. Città molto cara ad Horacio e a Leonardo da Vinci. L’ispirazione è frutto del dialogo quotidiano con i clienti, di ascolto delle loro richieste, cercando di leggere nelle loro espressioni e nelle loro parole quello che avrebbero voluto nella futura Pagani dopo Huayra. Ogni volta è una grande sfida perché Zonda è stata una vettura con una certa identità, che si ispirava ai prototipi che correvano a Le Mans; Huayra invece era un modello più raffinato con un concetto di aerodinamica attiva e una motorizzazione AMG Bi-Turbo senza turbo-lag. Utopia ricorda il design delle vetture degli anni Cinquanta e Sessanta, linee molto rotonde, molto filanti, pulite ed essenziali. È stato fatto un lavoro enorme dal punto di vista aerodinamico, perché tutto quello che non è stato riportato esternamente tramite alettoni o appendici doveva essere integrato nelle parti di carrozzeria sfruttando al meglio i flussi d'aria interni. Se guardiamo gli interni è un’auto che ha un feeling molto più analogico rispetto alle vetture di oggi: abbiamo deciso di eliminare tutti gli schermi, di tenere soltanto un piccolo display davanti al guidatore per gestire le funzioni di guida e il carplay. Abbiamo voluto offrire ai nostri clienti la possibilità di avere Utopia con il cambio manuale, pur mantenendo la versione sequenziale automatica. I clienti chiedevano una vettura pura, senza soluzioni ibride. E noi lo abbiamo fatto. Senza dimenticare, ovviamente, l’importanza di creare una hypercar leggera, molto sicura, divertente da guidare e omologata in tutto il mondo senza esenzioni di alcun tipo.

La prossima sfida quale sarà?
Ci sono tante sfide che ci aspettano, fortunatamente essendo ancora un’azienda di impronta familiare riusciamo a gestire efficacemente le tematiche che vogliamo affrontare in futuro. Utopia è la vettura che ci accompagnerà ancora per diversi anni; stiamo lavorando a diversi progetti, tra cui un’auto totalmente elettrica. Abbiamo iniziato a fare della ricerca con un team dedicato nel 2018 per studiare i possibili scenari in termini di powertrain. Lavoriamo a stretto contatto con Mercedes-Benz e AMG per capire quali sono le direzioni che prenderà il mondo della mobilità perché l’innovazione necessita di studi approfonditi e continui aggiornamenti. Quando siamo partiti con i materiali compositi nessuno ci credeva, per l’aerodinamica attiva siamo stati i primi, abbiamo creato materiali, abbiamo fatto veramente tante innovazioni in Pagani nel tempo e quindi se l’innovazione andrà in quella direzione vogliamo essere preparati e avere tutte le informazioni che ci servono per poi decidere cosa fare.

La ricerca del bello è una costante nella vostra società al punto da creare Pagani Arte, l’atelier creativo dedicato a espandere l’idea di bellezza non solo per le hypercar, ma anche come interior design per aerei, elicotteri, yacht e suite.
Esatto, Pagani Arte è formata da un team di specialisti del mondo del lusso dove spingiamo la nostra creatività su temi che ci interessano particolarmente, come interni di aerei, elicotteri e un progetto di interior design per la DaVinci Tower di Dubai. In questa nuova iniziativa portiamo tutta le conoscenze e le competenze maturate negli ultimi 30 anni grazie all’automobile sui materiali compositi, le leghe di alluminio, il titanio e la lavorazione dei pellami made in Italy leggeri e raffinatissimi. Sono certo che se ne vedranno delle belle.