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Foresta pluviale: un tesoro prezioso e fragile  

L’allarme del WWF: ogni 15 secondi perdiamo un’area di foresta grande come 7 campi da calcio

Wwf

Le foreste pluviali sono fondamentali per la nostra sopravvivenza, ma le stiamo perdendo a ritmi sempre più rapidi: un’area di foresta grande quanto 7 campi da calcio scompare ogni 15 secondi a causa della crescente richiesta di legnami pregiati o di aree convertite in pascoli o piantagioni di soia e palma da olio.

In occasione della Giornata mondiale dedicata alla foresta pluviale, che si celebra oggi, il WWF lancia l’allarme per un ecosistema che svolge un ruolo cruciale per la biosfera, e racconta di un importante progetto che sta portando avanti per proteggere la foresta atlantica e il suo re, il giaguaro.

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I dati dell’istituto brasiliano di ricerche spaziali (INPE) sono sempre stati chiari: fin dall’inizio del governo Bolsonaro (2019-2023) la deforestazione in Amazzonia era aumentata del 34%, e di un ulteriore 75% nel 2022, quando durante i primi 6 mesi ben 3.988 km quadrati di foresta amazzonica sono andati distrutti - una superficie oltre 3 volte quella di Roma. Contemporaneamente all’aumento della deforestazione si era verificato anche un drammatico aumento degli incendi, spesso appiccati illegalmente per favorire l’espansione dell’agricoltura industriale con piantagioni e pascoli, ma anche del settore estrattivo con infrastrutture e miniere a cui la preziosa biodiversità autoctona deve fare spazio.

Da quest’anno, però, sul fronte della deforestazione in Amazzonia stanno arrivando delle prime buone notizie per il governo del presidente brasiliano Lula da Silva: secondo l’INPE la distruzione della foresta è stata pari a circa 288 km quadrati ad aprile, non poco, ma la terza più bassa registrata da molti anni e con una netta diminuzione rispetto allo stesso mese dell'anno precedente (1.026,35 km quadrati).

Da anni il WWF si impegna per preservare la foresta pluviale, e fra i tanti progetti che porta avanti nel mondo ce n’è uno particolare in Paraguay che mira al ripristino forestale e al contrasto della deforestazione nelle aree critiche di Chaco, Pantanal e della Foresta Atlantica, la cosiddetta «Mata Atlântica». 

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La foresta atlantica è un luogo unico: ospita il 7% di tutte le specie animali e vegetali del nostro pianeta, il 90% di tutti gli anfibi e ben il 50% di tutte le specie vegetali presenti nella foresta atlantica non si trovano in nessun’altra parte nel mondo. Questa foresta pluviale è il regno del giaguaro, felino dalla cui sopravvivenza dipende tutto l’equilibrio ecologico della foresta. Ad oggi gran parte della foresta è stata abbattuta per fare spazio a pascoli, piantagioni per la produzione del legno e superfici agricole, adibite soprattutto alla coltivazione di soia. Dell'espansione originaria della foresta atlantica, quasi 30 volte la Svizzera, rimane oggi poco meno del 17%.

Grazie a un importante progetto finanziato dal WWF Italia e implementato dal WWF Paraguay, supportato dalla ONG locale "A Todo Pulmón, Paraguay Respira" che sviluppa progetti di ripristino ecologico e di sensibilizzazione in ambito ambientale e forestale, sono stati raggiunti cinque importanti obiettivi:

1. La riforestazione di un corridoio ecologico tra due aree protette (Riserva Naturale della Foresta di Mbaracayú e Riserva Morombi) per proteggere l'habitat chiave dove il giaguaro vive.

2. La nascita del primo Centro di Ricerca in genetica forestale nel Chaco paraguayano.

3. Lo sviluppo di uno schema per il pagamento dei servizi ecosistemici forniti dalla foresta per supportare economicamente le comunità locali nella gestione delle risorse naturali.

4. Il supporto di progetti di ripristino forestale gestiti direttamente dalle comunità locali, anche al fine di garantire loro una maggiore sicurezza alimentare.

5. Un’ampia attività di comunicazione e sensibilizzazione per aumentare la consapevolezza sull'importanza della foresta pluviale.

Uno dei principali risultati raggiunti è stato quello dell’incremento della popolazione del giaguaro nella foresta atlantica: mentre nel 2005 il loro numero era stimato in 30-54 individui, è cresciuto continuamente passando a circa 51-84 nel 2014, 71-107 nel 2016 fino a raggiungere i quasi 200 individui nel 2020, grazie ad anni di monitoraggi e sforzi di conservazione.

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