Ormai per combattere la piaga delle microplastiche le stiamo provando proprio tutte e anche la scienza diventa fantasiosa per trovare una soluzione. Come dimostra l’ultima proposta in ordine di tempo, decisamente curiosa.
L’idea arriva dal Plymouth Marine Laboratory, dove un gruppo di ecologi ha scoperto che i mitili eduli, dei parenti stretti delle più conosciute cozze, sono in grado di accumulare le microplastiche come dei veri e propri aspiratori, per poi immagazzinarle nelle loro feci.
A differenza di tante altre specie, infatti, questi molluschi sembrano “immuni” alle microplastiche e dopo averle digerite – in poche parole – le intrappolano nelle loro feci. Queste ultime sarebbero poi più facili da individuare e raccogliere. Un dettaglio che sembra piccolo, ma in realtà potrebbe rivelarsi molto utile considerando che le microplastiche sono spesso invisibili a occhio nudo o comunque di dimensioni piccolissime.
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I ricercatori hanno quindi condotto delle prove, sia in laboratorio che sul campo. in entrambi i casi i mitili eduli hanno dimostrato di poter assorbire fino a due terzi delle microplastiche presenti in acqua. Ovviamente ogni singolo esemplare può filtrare una quantità modesta di sostanze (circa 240 particelle di microplastica al giorno), se però si utilizzassero molti più mitili si potrebbero raggiungere le 250.000 particelle all’ora.
Sulla rivista Science, altri esperti hanno commentato la notizia facendo notare che servirebbero troppi esemplari per fare davvero la differenza e che rimarrebbe comunque da risolvere il problema di come raccogliere le feci che intrappolano le microplastiche. Insomma, sarebbe un aiuto piccolo, ma davanti a un problema grande come quello della plastica ogni idea è gradita.