WhatsApp, come vivevamo senza e perché non possiamo più farne a meno
Dagli SMS a Skype e da quindici anni Whatsapp: come è cambiata la comunicazione tra le persone. L'app ha cambiato per sempre (ma non ha cancellato) le relazioni umane
Potrà sembrare anacronistico ma c'era una vita prima di WhatsApp. Una vita senza spunte blu e con lunghi tempi di attesa. Sembra trascorsa un'era da quel 3 dicembre 1992 quando Richard Jarvis lesse sul suo Orbitel 901 un breve messaggio: "Merry Christmas". Era il primo Sms della storia. Trentun anni fa c'erano i cellulari, oggi gli smartphone. Il tema è tornato d'attualità grazie alle tracce della maturità 2023.
WhatsApp è
nata nel 2009 da un’intuizione di due ex dipendenti di Yahoo, Jan Koum e Brian Acton. I due volevano creare un nuovo modo di mandare messaggi in maniera istantanea e semplice, e soprattutto gratis. Il nome deriva dalla crasi dell’espressione inglese
What’s up? (Come va?) e "app", l'abbreviazione di applicazione. Il successo fu immediato: in pochi anni WhatsApp ha raggiunto centinaia di milioni di utenti in tutto il mondo, diventando la piattaforma di messaggistica più usata. Il sinonimo di
messaggio oggi è diventato: "Mi mandi un WhatsApp?". Nel 2014 è stata acquistata da Facebook (oggi Meta) per
19 miliardi di dollari, una delle più grandi acquisizioni del mondo tech mai avvenute.
Prima dell’avvento di WhatsApp, la comunicazione tra le persone avveniva tramite chiamate telefoniche, SMS, email o altri sistemi come Skype prima e MSN Messenger poi. Tutte parole quasi sconosciute per chi è nato dopo l'avvento dei servizi di messaggistica. Questi metodi avevano dei limiti: erano spesso costosi, lenti e poco pratici.
Non permettevano di scambiare foto, video, audio o documenti. La
vita prima di WhatsApp
era più complicata e meno immediata, ma anche
più vicina al reale e meno dipendente dalla comunicazione continua. Per restare in contatto con amici e parenti lontani si doveva ricorrere a
telefonate internazionali, o addirittura a
lettere scritte a mano a lettere cartacee. Per organizzare incontri o eventi si dovevano inviare SMS a più persone, o creare liste di mail. Per condividere momenti o emozioni si doveva scattare una foto con una macchina fotografica, e poi attendere che le immagini venissero sviluppate e stampate.
La vita con WhatsApp Con l’arrivo di WhatsApp, la comunicazione tra le persone è diventata più facile, veloce e (per alcuni) più divertente. WhatsApp ha permesso di inviare messaggi di testo illimitati e gratuiti a chiunque abbia un numero di telefono e una connessione internet. Le due rivoluzioni sono interconnesse. Ha anche introdotto la possibilità di creare chat di gruppo fino a 256 partecipanti. E ancora di inviare foto, video, audio, documenti, contatti e persino una posizione geografica. E poi le emoji, le GIF, gli sticker, le note e le chiamate vocali. WhatsApp ha anche implementato la crittografia end-to-end per garantire la privacy e la sicurezza dei dati degli utenti. Per restare in contatto con amici e parenti lontani si può usare WhatsApp per scambiare messaggi o fare videochiamate. Per organizzare incontri o eventi si può usare WhatsApp per creare gruppi o inviare inviti. Per condividere momenti o emozioni si può usare WhatsApp per mandare foto, video o audio ai propri cari.
Solo un'applicazione WhatsApp è un mezzo, non un fine. Il fine è sempre lo stesso: comunicare. E comunicare significa condividere, ascoltare, capire, emozionare, informare, e molto spesso, amare. Con Whatsapp si può mantenere vivo il contatto con chi si ama e con chi si vuole bene. Ma un messaggio, per quanto sentito, non sostituisce il calore di un abbraccio al proprio figlio o la gioia di un sorriso della nonna. WhatsApp è un’opportunità, ma non dovrebbe diventare un obbligo. Si può usare WhatsApp per arricchire la propria vita sociale, ma non per sostituirla. Per rimanere aggiornati sul mondo, ma non per isolarsi. WhatsApp è un’applicazione, non una vita. E la vita è fatta di persone, non di messaggi. WhatsApp è uno strumento, non un destino. Il destino è quello che costruiamo noi con le nostre azioni, le nostre parole, i nostri sentimenti. WhatsApp è una storia, ma non è il capitolo conclusivo della nostra società. Quello continua a scriversi ogni giorno con le nostre esperienze, le sfide e le conquiste. Una lunga narrazione, che vale la pena di essere raccontata nel modo più semplice possibile.
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