Riforma del Patto di stabilità, è scontro tra Francia e Germania
L'Italia chiede un'eccezione all'attesa regola sulla traiettoria di spesa, in particolare per gli investimenti ritenuti prioritari nell'Ue
È scontro tra Francia e Germania sulla riforma del Patto di stabilità e crescita dell'Ue. Parigi dice no a ogni automatismo, mentre Berlino chiede paletti numerici prestabiliti e uguali per tutti, automatici appunto, guardando soprattutto ai Paesi più indebitati. L'Italia, intanto, con il ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti rende pubblica la richiesta di una "golden rule" temporanea, un'eccezione all'attesa regola sulla traiettoria di spesa, chiedendo "considerazione" o un "trattamento particolare" per gli investimenti ritenuti prioritari nell'Ue, "in particolare quelli relativi alla transizione ambientale, energetica e digitale".
Il Consiglio dei ministri dell'Economia a Lussemburgo ha segnato comunque l'avvio ufficiale della trattativa politica sul nuovo Patto, dopo la proposta presentata dalla Commissione ad aprile. L'obiettivo è di raggiungere un'intesa per l'autunno, in modo da finalizzare il negoziato interistituzionale entro fine anno in tempo per quando scadrà la clausola che ha sospeso l'applicazione delle regole all'inizio della pandemia, o comunque prima che si concluda la legislatura.
La proposta della Germania "Il tempo non è illimitato", ha ricordato il commissario europeo all'Economia, Paolo Gentiloni. La proposta della Commissione è incentrata su piani di spesa nel medio termine che andranno concordati dagli Stati con l'esecutivo e dovranno portare a una riduzione sostenibile del debito nel lungo periodo. La Germania chiede di rivederla introducendo un vincolo a ridurre non solo il deficit (come propone l'esecutivo, dello 0,5% annuo per chi sfori il tetto del 3%) ma anche il debito, che per i Paesi più indebitati dovrebbe scendere dell'1% all'anno.
E quella della Francia All'opposto la Francia è contraria a "regole automatiche e uniformi nel Patto di stabilità e crescita. "Sarebbe una colpa economica e una colpa politica", ha spiegato Parigi. "Abbiamo già cercato in passato di avere regole automatiche e regole uniformi: ha portato alla recessione", ha avvertito il ministro delle Finanze Bruno Le Maire.
La posizione dell'Italia Il nostro Paese, da parte sua, chiede una revisione delle regole perché tengano conto della necessità di sostenere la crescita. "È necessaria per assicurare la sostenibilità dei conti", ha affermato Giorgetti, rimarcando che il Patto è di stabilità, ma anche di crescita. "È importante secondo noi - ha aggiunto - che si dedichi adeguata attenzione alla politica di investimenti, in particolare investimenti che sono stati considerati prioritari in sede europea, quelli relativi alla transizione ambientale, energetica e digitale". In altre parole quelli del NextGeneration Eu e dei Pnrr. "Si tratta di investimenti di durata limitata e di quantificazione già accertata", ha sottolineato.
Se l'intervento dell'Italia è stato sugli investimenti del Pnrr, altri Paesi hanno richiamato l'importanza di avere regole che sostengano investimenti e riforme, Francia su tutti, ma anche Spagna, Portogallo, Grecia e Malta sono su posizioni analoghe. Da quanto filtra da fonti diplomatiche, poi, anche altri Stati caldeggiano una riforma che preveda anche uno scorporo o una considerazione diversa degli investimenti nella difesa. Sul fronte opposto restano intanto gli undici 'frugali' della lettera anti-debito pubblicata alla vigilia dell'Ecofin su impulso tedesco, al cui schieramento si possono ascrivere anche Finlandia e Svezia e - con ben più moderazione - l'Olanda.
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