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Maturità, bocciature e voti indesiderati? Sempre più studenti ricorrono al TAR, e quando lo fanno vincono spesso

Il Tribunale Amministrativo è l’ultima spiaggia dei maturandi che sognavano un epilogo diverso per il proprio esame. In tanti, in passato, vi hanno ricorso. Riuscendo spesso e volentieri a ribaltare la decisione della commissione d’esame

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Per sostenere l’esame di Stato servono una buona preparazione, un briciolo di fortuna e, di questi tempi, anche un buon legale. Cresce sempre più, infatti, il numero degli studenti bocciati che non si arrendono a un giudizio della commissione considerato ingiusto e che, per questo, si affidano al Tribunale Amministrativo Regionale, nel tentativo di rimediare all’epilogo del proprio esame.

Perché digerire una bocciatura, o un brutto voto, non è facile in condizioni normali; figurarsi in un appuntamento importante come la Maturità. Per questo, c’è chi non demorde anche di fronte alla realtà dei fatti. È qui che lo strumento del TAR si rivela davvero efficace: storicamente sono state molte le decisioni delle commissioni ribaltate dal Tribunale Amministrativo che hanno dato ragione ai maturandi.

Quali che siano, dunque, i motivi che spingono sempre più studenti a ricorrere alle vie legali, prima o dopo le prove di inizio estate - per rimediare alla bocciatura o se per far innalzare il proprio voto - quel che è certo è che il TAR si è guadagnato un posto di diritto nello scenario dell’esame di Stato, quasi come fosse uno step successivo al colloquio orale. Per accorgersene, basta ripercorrere le storie dei ricorsi più eclatanti transitati nelle aule giudiziarie, come ha fatto il portale Skuola.net raccogliendo alcuni casi recenti.

Non ammesso all’esame: il TAR dà ragione allo studente

Come anticipato, il Tribunale Amministrativo può intervenire anche su sentenze, a prima vista, che non lasciano scampo, come nel caso di mancate promozioni dopo le prove finali o addirittura di non ammissioni all’esame. In questo senso, ha fatto molto clamore la decisione del TAR della Puglia che, nel 2021, ha accolto il ricorso di uno studente di Bari. Il maturando si era presentato in sede di scrutinio con due insufficienze e, pur avendo buoni risultati nelle altre materie, era stato dichiarato inidoneo a sostenere l’esame. Secondo i giudici, nella valutazione i docenti non avrebbero tenuto conto “delle difficoltà generali e delle ricadute sulla proficua frequentazione scolastica determinate dalla pandemia“. Inoltre, il profilo del candidato, affetto da “disturbo oppositivo provocatorio con ritardo intellettivo di grado lieve, con problemi di disattenzione e iperattività“ non sarebbe stato valutato secondo i parametri del Piano educativo individuale (PEI): così il TAR ha dato ragione al giovane.

Esclusi dal Consiglio di classe, riammessi dal Tribunale

Nella stessa direzione è andata la vicenda giudiziaria di uno studente di Pescara, accaduta qualche anno fa. Lui non venne ammesso alla Maturità a causa di due insufficienze gravi e due lievi. Ma il TAR dell’Abruzzo decise di riammetterlo con riserva: lo studente sostenne l’esame e lo superò. A quel punto, un anno più tardi, il TAR si pronunciò ancora una volta sul caso, asserendo che il superamento dell’esame di maturità confermava di fatto “l’erroneità del giudizio di non ammissione”.

Un episodio simile a quanto avvenuto nel 2022 a un ragazzo di Genova. Il giovane, che aveva un’insufficienza grave e due lievi, era stato escluso dall’esame dopo lo scrutinio del 13 giugno. Il 17 giugno seguente, però, il TAR emise un’ordinanza di ammissione (con riserva) dello studente alla Maturità: anche lui sostenne tutte le prove e si riscattò ‘sul campo’. A quel punto il Tribunale non ebbe più dubbi: “Il giudizio della Commissione d’esame supera e assorbe il precedente giudizio negativo d’inidoneità formulato dal Consiglio di classe, determinando l’integrale soddisfazione dell’interesse sostanziale del ricorrente a ottenere il titolo di studio”.

Non ammesso all’esame e bocciato dalla commissione: il doppio ricorso dello studente

Emblematica poi la storia di un maturando - sempre dell’edizione 2022 - che si è reso protagonista di un doppio ricorso. Il ragazzo, iscritto al corso di Scienze Umane di un istituto genovese, non era stato ammesso all’esame conclusivo del secondo ciclo di istruzione. Da qui il primo ricorso, vinto, che gli ha permesso di sostenere l’esame, dove ottenne una votazione di 61/100. Successivamente, la commissione gli tolse ben 7 crediti relativi all’ultimo anno del triennio, per via della precedente bocciatura. In questo modo il punteggio sarebbe sceso e lo studente si sarebbe ritrovato inaspettatamente - e per una seconda volta - bocciato. Da qui il secondo ricorso al TAR, in cui i giudici hanno dato nuovamente ragione al ragazzo perché, come richiamato nella precedente sentenza, “il giudizio della commissione d’esame supera e assorbe il precedente giudizio negativo d’inidoneità formulato dal consiglio di classe”.

Bocciatura indesiderata, studentessa fa ricorso e ripete il colloquio orale

Ma tra i “ricorsisti” c’è anche chi è stato ammesso all’esame ma poi ha visto sfumare il diploma a causa di un’inaspettata bocciatura. È il caso di una studentessa di Imperia che fu bocciata con una votazione di 59/100. La ragazza aveva ottenuto un buon numero di crediti per la carriera scolastica dell’ultimo triennio delle superiori e, successivamente, agli scritti, dopo i quali era riuscita a totalizzare 54 punti. Poi, però, la commissione ha deciso di assegnarle solo 5 punti su 20 all’orale, facendole ottenere un punteggio totale pari a 59 punti. Anche in quell’occasione, il TAR ribaltò la sentenza della commissione imponendo una seconda sessione orale per la ragazza. Dopo il nuovo tentativo, la ragazza riuscì a ottenere 8 punti che, sommati ai 54 già collezionati, le consentirono di diplomarsi con una votazione di 62/100.

Quando il voto proprio non va giù si ricorre al TAR

Sempre più spesso, poi, i diplomati interpellano il TAR per farsi “rivedere” il voto di diploma. E ciò avviene anche quando si conquista un punteggio considerato buono. Come nel caso, del 2017, di una ragazza di Mestre che, non contenta del 94 su 100 ottenuto dopo le prove d’esame, si è appellata al Tribunale perché convinta di meritare molto di più. In effetti, si era presentata all’esame con una carriera scolastica impeccabile, che le fruttò il massimo dei crediti scolastici. Ma a causa di una votazione pari a 69/100, la ragazza non riuscì a ottenere il bonus integrativo di 5 punti. In aggiunta a tutto ciò, secondo la giovane, i giudizi sulle prove di Italiano ed Economia Aziendale sarebbero stati poco “onesti”. In soccorso della giovane, arrivò il TAR che invitò i docenti a riunirsi una seconda volta per assegnare un nuovo voto alla diplomata.

Quasi analoga la storia di un maturando di Rovereto che sostenne l’esame nel 2020. Non contento di essersi diplomato con 98 su 100, lo studente ricorse al Tribunale nel tentativo di ottenere il massimo del punteggio. Anche qui, il TAR accolse il ricorso disponendo il riesame del caso: “Gli insegnanti per il ruolo educativo e di esempio rivestito, non possono pretendere di essere legibus soluti e, quindi, di poter disattendere quelle regole che, tra l'altro, nel caso di specie essi stessi si sono dati, pur errando nella loro formulazione” si legge nella sentenza, che prosegue: “In tal senso non può che essere ribadito che, ai sensi dell'articolo 113 ‘contro gli atti della pubblica amministrazione’", tra cui assodatamente rientrano le scuole pubbliche, "è sempre ammessa la tutela giurisdizionale dei diritti e degli interessi legittimi dinanzi agli organi di giurisdizione ordinaria o amministrativa e che, per consolidata giurisprudenza in tema di pubblica istruzione, i giudizi espressi dai docenti nei confronti degli studenti sono invero connotati da discrezionalità tecnica, poiché il livello di maturità e preparazione raggiunto dai singoli alunni costituisce espressione di una valutazione che riflette le specifiche competenze del corpo docente e che è perciò insindacabile e che, peraltro, in tale contesto al giudice amministrativo compete comunque di verificare se il procedimento, a conclusione del quale tale giudizio è stato formulato, sia conforme o meno al parametro normativo, ovvero ai criteri deliberati previamente dal collegio stesso e non risulti inficiato da vizi di manifesta illogicità, difetto di istruttoria e travisamento dei fatti". Alla fine il ragazzo ottenne il massimo dei voti: 100/100.

Più di recente, precisamente lo scorso febbraio, ha fatto molto scalpore la notizia di una studentessa che aveva ricorso al TAR perché insoddisfatta del suo 90 su 100. Stando al punto di vista della ragazza, la sottocommissione l'avrebbe penalizzata di 5 punti. Nello specifico, si trattava di due punti per aver condotto una prova orale " originale e personalizzata", un punto per la competenza nel discutere le prove scritte e infine altri due punti per i risultati particolarmente brillanti raggiunti durante il corso di studi in alcune discipline. In seguito al ricorso, la sottocommissione si è riunita una seconda volta per esaminare il caso, dando però alla fine ancora una volta parere negativo. A quel punto, il giudice ha dato ragione alla studentessa, affermando che la candidata aveva pieno diritto a ottenere un punteggio migliore, visti i risultati ottenuti a scuola specialmente nelle materie di indirizzo, matematica e fisica. Adesso la sottocommissione deciderà se interrogare nuovamente la studentessa o assegnarle il punteggio d'ufficio.

Anche il massimo dei voti non basta? Il TAR può spingere verso la lode

E se a qualcuno non dovesse bastare neanche il 100/100? Semplice, anche in questo caso, si può ricorrere al TAR. Come ha fatto una studentessa di Taranto che ha sostenuto le prove nel 2021, ottenendo il massimo dei voti. Che però non fu considerato abbastanza: voleva la lode. Cosicché la ragazza aveva chiesto al preside un riesame del suo caso. Solo dopo essersi vista chiudere tutte le porte in faccia, ha deciso di passare alle maniere forti, ricorrendo al TAR. Il Tribunale ha quindi emesso ordinanza a suo favore, disponendo il riesame delle sue prove.
 

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