Si vocifera che potrebbe essere la più grande ristrutturazione nella storia del Gruppo Volkswagen. Due date segneranno il futuro dei Marchi del Gruppo: lo scorso martedì, 13 giugno, il consiglio di sorveglianza si è riunito per definire il nuovo piano per il futuro, che dovrà essere spiegato il prossimo 21 giugno durante il Capital Markets Day.
Il duro lavoro di Oliver Blume -
Qualcosa ci fa pensare che non sono stati mesi facili per Oliver Blume, a capo del gruppo Volkswagen da meno di un anno e probabilmente non lo saranno quelli che verranno. Dopo aver sostituito Herbert Diess, Blume si ritrova oggi a dover architettare tutta la nuova struttura operativa di Wolfsburg, mostrando competitività nella fase di transizione che porta alla mobilità elettrica, ma anche nei confronti dei rivali cinesi. Si tratta di un’operazione che prevede la riorganizzazione di tutte le attività dei Brand, la razionalizzazione dei costi e il rilancio della competitività del Gruppo tedesco. Ci sono situazioni che preoccupano e a volte trapelano per mezzo stampa: nel mese di maggio alcune testate tedesche, citando dei documenti visionati dal ceo di Volkswagen, Thomas Schäfer, hanno raccontato di una situazione economica critica, con un margine operativo sceso al 3%. Dopo tutto, se i Marchi che normalmente hanno sempre garantito volumi e margini, tirano i remi in barca, è evidente che diventa difficile sostenere e finanziare la corsa nel mercato dell’elettrico.
© Ufficio stampa Volkswagen
Gruppo Volkswagen vs Costruttori cinesi -
Dunque, cosa dirà Oliver Blume il prossimo 21 giugno ad analisti e investitori, giunti al tanto atteso "Capital Markets Day"? Una “cura” specifica capace di accelerare le performance sarà riservata al marchio Audi e agli altri Brand generalisti sotto Volkswagen. Il Manager dovrà rivedere quanto annunciato alla Conferenza annuale. Il famoso piano di spesa, definito a 180 miliardi, da gestire entro la fine del 2027, probabilmente non sarà sufficiente a far tenere “la testa alta” al Gruppo di Wolfsburg. Sembra assurdo, soprattutto se si pensa che più di due terzi degli investimenti, pari a 122 miliardi, sono dedicati a digitalizzazione ed elettrificazione. Il clamoroso dietrofront del gruppo Volkswagen mette altresì in rilievo un mercato elettrico spietato, in cui i cinesi avanzano senza esitazione.
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Il Gruppo Volkswagen non vuole perdere il passo della concorrenza -
Secondo quanto riportato dalla stampa tedesca, Blume dovrà mettere mano ai costi, supervisionare approvvigionamenti e vendite. Dovrà rivedere la forza lavoro e riprogrammare la produttività negli stabilimenti per ottimizzare al meglio tutte le risorse. A tal proposito, si vocifera che l'impianto di Osnabrück, in cui si producono la T-Roc cabriolet e le Porsche Cayman e Boxster, passi sotto la proprietà della Casa di Zuffenhausen, mentre Dresda, che dà i natali alla Volkswagen ID.3, rischia di chiudere. Taglio ai costi anche per Wolfsburg, che potrebbe diminuire di circa 400 mila unità le vendite annue. Un’altra strategia possibile che Blume valuterà per rimodellare le attività del Gruppo, sarà quella di eliminare sovrapposizioni e duplicazioni dei modelli, eliminando vetture e allestimenti, ma potrà anche vagliare l’ipotesi di allungare il ciclo di vita delle piattaforme, dando la responsabilità dello sviluppo ai Brand.
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