Russia divisa, Wagner rompe con il Cremlino e la mobilitazione si fa elettronica: cosa succede dietro il fronte della guerra
Il gruppo di mercenari russi pubblica un manifesto contro il ministero della Difesa, in cui elenca le differenze di trattamento della Wagner rispetto all'esercito regolare. E accusa di corruzione e incapacità i vertici militari. Ecco come migliaia di russi sono scampati alla mobilitazione e perché ora non possono più
La Russia comincia a essere stanca della guerra. Stanca perché, oltre a vedersela con la controffensiva ucraina nel sud-est e con il raffreddamento del sostegno da parte dell'opinione pubblica, è sempre più lacerata dai dissidi interni ai comandi militari sul campo. La rottura tra il Gruppo Wagner e lo Stato maggiore russo è quasi totale, almeno nella propaganda. Che in Russia conta più che in ogni altro Stato, con tanto di ministero dedicato. Le critiche e le esternazioni social di Prigozhin si fanno sempre più pesanti, con accuse di viltà, corruzione e incapacità rivolte direttamente, in video, ai vertici dell'esercito russo. Ministro Shoigu in testa. Nella bufera finisce anche la gestione dei mobilitati, con molti russi che negli scorsi mesi sono riusciti a evitare il reclutamento fuggendo all'estero per qualche tempo e poi tornando come nulla fosse successo. Ecco come ci sono riusciti.
In termini geopolitici la Russia è un impero. E gli imperi sono Stati profondi, governati da apparati e poteri forti che manovrano tutto nelle stanze buie del Cremlino. Uno Stato il cui cuore di popolo è più intransigente e duro rispetto alle vetrine cosmopolite di Mosca e San Pietroburgo. Alle spalle di Putin si agita una lotta di potere che coinvolge oligarchi, siloviki e uomini forti, come Yevgeny Prigozhin.
La guerra di Prigozhin Da diverse settimane il capo del Gruppo Wagner ha scatenato una vera e propria guerra nella guerra, attaccando sul fronte interno i vertici militari russi. E acquisendo un peso politico che, secondo diversi analisti, lo proietta nel pieno della lotta di potere per il successore di Vladimir Putin. Che poi ci riesca è un altro paio di maniche: sarebbe anzi un'opzione difficilmente percorribile, anche con il supporto dei combattenti Wagner, infinitamente inferiori alle truppe regolari russe. Intanto però "lo chef di Putin" attacca senza pietà il ministero della Difesa russo e soprattutto il titolare Sergej Shoigu. Nel mirino, come sempre nelle guerre nazionalistiche, la burocrazia statale, definita "ossificata". Una burocrazia che, secondo Prigozhin, "ha buttato fuori persone brillanti che dicono quello che pensano". Persone che invece la brigata Wagner ha accolto, come nel caso del comandante Salem, mutilato a Bakhmut, celebrato su Telegram con tanto di foto. "Stiamo difendendo la patria e ciò che ci impedisce di difendere la patria è lo Stato. Ho servito 21 anni nell'esercito e ho visto personalmente come sotto Serdyukov, e poi con l'attuale ministro Shoigu, l'esercito è andato in pezzi. Favoriti e lecca***o sono andati avanti, mentre chi ha combattuto è finito col perdere tutto. e ora il ministero trema di paura di fronte alla controffensiva ucraina".
Il Cremlino vuole inglobare Wagner, ma Prigozhin ringhia (e lascia l'Ucraina) "L'Orchestra" e "i musicisti", come vengono chiamati e amano farsi chiamare i mercenari Wagner, incarnano al meglio la guerra ibrida dei nostri giorni: non solo battaglie, si combatte anche con la propaganda social. Nei video postati da Prigozhin, sempre in tenuta militare e sguardo in camera, si sottolinea come i mercenari abbiamo lasciato il campo di battaglia ucraino il 5 giugno per farvi ritorno il 5 agosto. Un periodo in cui il peso politico e militare del Gruppo Wagner aumenteranno, portando magari il Cremlino a rivedere i rapporti di forza interni alla catena di comando. Intanto Mosca si muove per prendere il controllo diretto della Wagner. Proprio "l'odiato" Shoigu ha firmato un decreto che ordina a tutte le formazioni volontarie russe di firmare contratti con il ministero della Difesa entro il 1° luglio. Prigozhin ha ovviamente tuonato che non firmerà alcun contratto con Shoigu, affermando che l'unico obbligo che ha è verso la Federazione Russa. "Abbiamo un contratto. Un contratto con un'azienda, un contratto con la Patria, con una coscienza".
Il manifesto del Gruppo Wagner "Qual è la differenza tra MO (ministero della Difesa) e PMC (Gruppo Wagner)?". Esordisce con questa domanda il nuovo manifesto pubblicato dalla milizia di mercenari sul loro attivissimo canale Telegram. Una domanda provocatoria, che vuole sottolineare come il gruppo paramilitare sia di gran lunga preferibile per un soldato all'esercito regolare russo, per motivazioni che vanno dalla paga al congedo, dall'efficacia alla lealtà e all'onore. La traduzione dal russo è quanto più letterale possibile.
1. Nelle brigate Wagner, le persone sanno che dopo sei mesi tornano a casa, forse anche prima se subiscono un infortunio. Nella regione di Mosca non concedono nemmeno un congedo di riabilitazione.
2. Nelle brigate Wagner, la squadra di soccorso ed evacuazione ti seguirà sempre. In altre formazioni, i soccorritori possono dirti che non arriveranno e che non riceverai alcun aiuto.
3. Nelle brigate Wagner, un comandante di reggimento sarà in una trincea adiacente. Un comandante di divisione invece si troverà invece a due trincee di distanza e gestirà la battaglia.
4. Nelle brigate Wagner, se il comandante in capo lo richiederà, non solo l'artiglieria del distaccamento ma anche quelle di rango superiore correranno in tuo aiuto. E colpiranno dove è necessario.
5. Nelle brigate Wagner, il sistema delle sanzioni pecuniarie e degli incentivi è specifico. Non come quello del ministero della Difesa, nel quale non abbiamo sentito parlare di bonus per i veicoli danneggiati e per la vittoria sul nemico.
6. Il motto di un combattente Wagner è in sostanza "tempesta e riposo", che sarà vero riposo. Quando sarai in servizio, non dovrai affrontare altre 50 mansioni in contemporanea mentre i tuoi colleghi sono liberi.
Una falla nella propaganda: il caso della Simonyan La giornalista Margarita Simonyan, uno dei megafoni del Cremlino grandissimo volto della tv di Stato russa, è stata attaccata duramente in patria perché ha suggerito qualcosa di non suggeribile. E cioè che forse sarebbe il caso di cessare questo atroce spargimento di sangue. "Perché i missili e le potenti armi occidentali arriveranno in terra russa, la guerra finirà a Rostov e a Belgorod". Simonyan ha anche detto che le zone che non vogliono palesemente stare nella Federazione "facciano quello che vogliono, non abbiamo bisogno di chi non vuole stare con noi. Si fanno i referendum e si vede". Sentirlo da lei è piuttosto incredibile, visto che una volta la Simonian disse "dopo l'Ucraina tocca alla Polonia", quindi non proprio una colomba nello stormo dei falchi della guerra, anzi. Secondo alcuni ha dipinto consciamente uno scenario irrealizzabile per rimarcare la legittimità delle pretese russe. Secondo molti altri, invece, ha voluto preparare l'opinione pubblica russa a due scenari:
- alla pace di compromesso, con Putin (ma anche Zelensky, per forza di cose) che fa un passo indietro dalle posizioni rigidissime e dalle rivendicazioni irrinunciabili per sedersi a un impossibile tavolo di pace;
- a una guerra ancora molto lunga, per giunta allargata al territorio russo.
Come migliaia di russi hanno evitato la mobilitazione Il sentimento popolare russo nei confronti della guerra in Ucraina è cambiato. Se un anno fa l'appoggio all'operazione Putin sembrava pressoché totale, oggi si è passati all'indifferenza e in alcune regioni (soprattutto le più remote e di confine come Buriazia e Daghestan) addirittura all'opposizione, con incendi ai centri di reclutamento. Dall'annuncio della mobilitazione parziale (e anche prima) a oggi, agli uomini in età arruolabile veniva consegnata una cartolina a mano. A mano. Se in casa non c'eri, l'avevi fatta franca. E infatti migliaia di russi hanno evitato la mobilitazione e la guerra scappando in Paesi "amici" come la Turchia, Bali e Dubai, per poi fare ritorno una volta che tutti gli uomini necessari erano stati richiamati al fronte.
La mobilitazione elettronica: cosa cambia Il sistema di mobilitazione russo è passato dalla cartolina consegnata a mano a un database elettronico, per effetto di una nuova legge voluta da Putin. Una sorta di Spid, per intenderci: un'identità digitale introdotta nel 2009 per pagare tasse, bollette e prenotare visite, e utilizzata moltissimo nel periodo della vaccinazione anti-Covid. Ora il Cremlino la usa per arruolare cittadini dai 18 ai 50 anni. Se un cittadino in questo intervallo di età non scarica la app sullo smartphone, chiamata Госуслуги ("Gosuslugi"), è tecnicamente un disertore. Se non ce l'hai sul cellulare, non puoi vedere la notifica che lo Stato ha inviato per mobilitarti. Ma quella notifica è partita, e il Cremlino lo sa. Questo perché tutti i cittadini mobilitabili sono inseriti in un elenco digitale, ottenuto dalla fusione tra l'Archivio di Stato civile con quello militare. Lo status di disertore scatta anche per chi al momento della notifica non si trovava in territorio russo. Cosa accade a queste persone? Perdono sostanzialmente i diritti civili: la loro patente è automaticamente annullata, non possono usufruire della sanità pubblica, non possono lasciare il Paese o non possono più ritornarvi.
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