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Tanti posti e pochi lavoratori specializzati: ripartire dal “saper fare”  

Per Confartigianato è indispensabile ridurre il gap tra domanda e offerta di lavoro perché sulla formazione dei giovani si gioca il futuro del made in Italy

Istockphoto

Da una parte tanti, tantissimi giovani che si sono arresi e non hanno un lavoro e neppure lo cercano. Dall’altra aziende che cercano lavoratori qualificati, ma non ne trovano. E’ il paradosso del nostro Paese che ha visto nel 2022 le micro e piccole imprese arrancare nella ricerca di un milione e 400mila lavoratori (circa il 42,7% delle assunzioni previste, ma si arriva al 50,2% prendendo in considerazione le assunzioni previste nel mondo dell’artigianato) e contemporaneamente 1.600.000 giovani under 35 non studiare, non lavorare e non cercare occupazione.

Il paradosso italiano  "E' un paradosso quello che stiamo vivendo oggi in Italia, perché il fatto di avere tanti giovani a spasso e avere noi difficoltà nel trovare manodopera, la dice lunga su quanto sia un problema che deve essere urgentemente risolto - sottolinea Marco Granelli, presidente di Confartigianato -. Nel nostro settore, l'artigianato, nel 2022 è mancata circa il 50% di forza lavoro che potevamo avere e di cui avevamo necessità , quindi parliamo di circa 263mila lavoratori. Sono cifre molto alte, e questo è un motivo di grande preoccupazione".

La necessità di una “nuova” formazione Numeri che impongono un veloce e profondo cambiamento nelle politiche per formare le nuove generazioni e prepararle ad entrare nel mondo del lavoro.

“La formazione dei giovani – ha aggiunto il presidente di Confartigianato – è un aspetto sul quale si gioca il futuro del Paese ed è tra i temi che stanno più a cuore a Confartigianato. Purtroppo in Italia non si insegna la cultura del lavoro. Veniamo da decenni di politiche formative sbagliate che hanno imposto un modello educativo che contrappone il sapere al saper fare. In serie A la cultura accademica e la conoscenza teorica, in serie B le competenze tecniche e pratiche. Risultato: le nuove generazioni non trovano lavoro e le aziende non trovano manodopera qualificata”.

Ridurre il gap tra domanda e offerta di lavoro Diventa quindi indispensabile, secondo Confartigianato, la riforma del sistema di orientamento scolastico che rilanci gli Istituti Professionali e gli Istituti Tecnici, investa sulle competenze a cominciare dall’uso delle tecnologie digitali e punti sull’apprendistato duale e professionalizzante come fondamentale canale incentivato di ingresso nel mondo del lavoro.

“Ridurre il gap tra domanda e offerta di lavoro – Marco Granelli – è una delle priorità del Paese, da affrontare con un approccio sistemico e coordinato, che punti a migliorare il rapporto tra il mondo della scuola e quello del lavoro, tenendo conto dei fabbisogni espressi dalle imprese, valorizzando la formazione e qualificazione del personale con un forte impulso all’apprendistato e agli istituti tecnici”.

L’allarme lanciato da Confartigianato sulla necessità di “aggiornare” il sistema scolastico alle necessità del mondo del lavoro, sembra aver trovato una prima risposta con la proposta di un liceo del Made in Italy che, secondo Granelli, “combinando l’insegnamento della cultura umanistica e del ‘saper fare’ tecnico, potrà formare le competenze adeguate alle sempre più evolute richieste di personale qualificato che provengono dalle nostre imprese”.

La sfida green e digitale Ma un “aggiornamento” della formazione è fondamentale anche per affrontare le sfide che il futuro ci riserva, quella tecnologica e quella green in primis. Secondo i dati dell’Ufficio Studi di Confartigianato negli ultimi anni è aumentata la domanda di lavoratori attenti all’efficienza energetica, al riuso, riciclo e al contenimento degli sprechi. Nel 2022, infatti, per il 43% delle assunzioni di lavoratori con diploma tecnico secondario superiore o qualifica e diploma professionale è richiesta una elevata attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale. Inoltre, a fronte della crescente digitalizzazione dei processi produttivi, le imprese attribuiscono una elevata importanza alle competenze digitali nel 33,1% delle assunzioni di lavoratori con istruzione tecnica e professionale.

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