Metaverso, nove italiani su dieci sanno cos'è
Da un'indagine Ipsos risulta che il 72% della popolazione è anche capace di descriverlo in modo corretto
Il metaverso è entrato a far parte della vita degli italiani. Il 92% sa di cosa si tratta e il 72% è in grado di spiegarlo, definendolo come un mondo virtuale in cui le dinamiche di interrelazione consentono di svolgere varie attività. Le percentuali arrivano da una nuova indagine condotta da Ipsos e Vincenzo Cosenza, fondatore dell'Osservatorio sul Metaverso.
Più apertura che scetticismo verso metaverso Secondo l'indagine Ipsos, gli italiani sono più aperti che scettici verso il metaverso: il 58% degli italiani ritiene che in futuro, grazie alle esperienze virtuali, potrà imparare a fare cose nuove, mentre per il 52% la "nuova internet" permetterà di svolgere esperienze emozionanti.
Metaverso non alternativa a realtà fisica - L'atteggiamento più generale che emerge dalla ricerca è quello di concepire il metaverso e le cosiddette "realta' immersive" non come un' alternativa alla realtà fisica, ma un modo per esaltare i contenuti online, in particolare: gaming (48%), intrattenimento compresi film e concerti (45%) educazione e apprendimento (41%) e shopping (40%).
Non mancano preoccupazioni e barriere Dall'indagine Ipsos emergono però anche preoccupazioni legate al metaverso, per eventuali problemi di privacy (38%) e per la confusione che si potrebbe creare tra realtà fisica e virtuale (40%). Restano anche alcune barriere, soprattutto in termini di accessibilità: il 37% sostiene che il metaverso sia ancora troppo costoso. Per il 10%, il costo elevato dei visori è infatti il principale ostacolo all'ingresso nei mondi tridimensionali.
Buona comprensione intelligenza artificiale Secondo l'indagine Ipsos, è buona anche la comprensione degli italiani delle nuove tecnologie di intelligenza artificiale: il 40% degli intervistati dichiara infatti di conoscere ChatGpt mentre è meno informato su software simili, come Dall-e (18%), Bard di Google (16%), Stable Diffusion e Midjourney (entrambi al 12%). Solo il 25% ammette di non conoscere nessuno degli strumenti citati, in misura maggiore tra le persone più adulte. L'indagine registra, in via generale, un atteggiamento positivo relativo all' utilizzo di applicazioni legate all'intelligenza artificiale: per il 44% delle persone semplificheranno i processi e per il 41% saranno un valido supporto per la vita professionale. Mentre per il 26% toglieranno dei posti di lavoro, per il 24% rappresentano una minaccia per la nostra creatività umana e, per il 16%, amplificheranno ulteriormente il divario tecnologico esistente.
SU TGCOM24