Spy Hunter: adrenalina e inseguimenti letali in un classico delle sale giochi
Nel 1983, Bally Midway scatena il suo Intercettore sulle strade digitali delle sale giochi
Tra Supercar e le auto futuristiche di James Bond, i primi anni '80 sono ricchi di vetture quantomeno particolari. Forse per questo a Bally Midway, storica casa produttrice di flipper da poco entrata anche nel mercato dei videogame, viene l’idea di produrre un gioco che abbia per protagonista proprio una di queste strabilianti automobili: incaricato del progetto è George Gomez, designer di flipper che si mette alla prova in ambito digitale creando il frenetico Spy Hunter.
In un periodo come il 1983, in cui è decisamente presto per utilizzare grafica tridimensionale in un gioco di corse, Gomez crea un semplice videogame a scorrimento verticale che sarebbe diventato un classico del retrogaming, in cui siamo alla guida di una potente automobile da spionaggio chiamata G-6155 Interceptor, lanciata in una corta infinita lungo una strada irta di insidie.
Oltre a evitare il traffico civile e qualche ostacolo qua e là, la G-6155 Interceptor deve difendersi dagli attacchi di altri automezzi "speciali" guidati da spie avversarie che fanno di tutto per fermarne la corsa. Per fortuna, l’auto è munita di un paio di mitragliatrici frontali utili a togliere di mezzo i nemici indesiderati: attenzione però a non aprire il fuoco contro le automobili innocenti, pena importanti riduzioni del punteggio.
Non manca qualche citazione alle fonti ispiratrici citate in apertura: ricordate ad esempio quando Michael Knight e la sua auto K.I.T.T. (Supercar, in Italia) entravano su un camion in corsa che fungeva da base mobile? Ecco, in Spy Hunter possiamo fare lo stesso, ottenendo in premio potenziamenti come cortine fumogene e olio per far slittare le auto all’inseguimento.
Non solo: imboccando strade secondarie potremmo trovarci diretti verso dei corsi d’acqua dove la nostra auto viene rapidamente sostituita da uno scattante motoscafo (anche lui ben armato). Inseguimenti rocamboleschi e assai divertenti, valorizzati ulteriormente da un cabinato munito di acceleratore, freno e un avveniristico volante copiato dal telefilm con David Hasselhoff.
Una formula di gioco semplice ma molto divertente che premia Bally Midway: il lancio di Spy Hunter negli USA è un grande successo e anche le vendite negli altri paesi risultano buone. Da notare che lo stesso Gomez si occupa, appena un anno dopo, di realizzare il relativo (e omonimo) flipper, anch’esso di buona qualità.
Come tutti i coin-op di successo, Spy Hunter si merita la sua bella dose di conversioni per sistemi da casa come Commodore 64, Nintendo NES e ZX Spectrum, con una qualità media abbastanza elevata. Da notare che la software house giapponese Sunsoft si è prima occupata di convertire Spy Hunter per NES, dopodiché, colpita dal successo del gioco, ne ha realizzato un proprio "clone" intitolato Battle Formula e lanciato solo in Giappone.
Anziché arrabbiarsi, Bally Midway, colpita dalla qualità del gioco, decide di metterlo sotto contratto e lo distribuisce in occidente con l’esplicativo titolo di Super Spy Hunter.
Le corse dell’Interceptor non si fermano qui: il gioco riceve infatti una serie di seguiti come Spy Hunter II del 1987 (che include la possibilità di giocare in due) e con il valido reboot tridimensionale del 2001 pubblicato da Midway per PC, PlayStation 2, Xbox e GameCube, nonché un secondo reboot nel 2012, stavolta destinato a PlayStation Vita e Nintendo 3DS.
Chi volesse provare oggi lo Spy Hunter originale non ha che da scegliere una delle varie raccolte retrogaming di Midway disponibili per diverse piattaforme come PC e PlayStation: potrete così scoprire che le corse "à la James Bond" del gioco risultano ancora divertenti e impegnative.
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