Estratto da "Una storia italiana" pubblicato nel 2001 da Forza Italia
Qual è il ruolo dell'Italia nel mondo? Una domanda importante cui, come segnala Sergio Romano, ben pochi rispondono: "Di politica estera poco si parla perché tutti sono convinti che non serva sul piano elettorale". Un'affermazione su cui si può tranquillamente concordare se si esaminano i programmi dei vari partiti (...). Unica eccezione: Forza Italia che nel suo manifesto considera le questioni internazionali come un tema decisivo.
"Vogliamo un'Italia degna del suo ruolo in Europa e nel mondo, rispettata e ammirata per il suo presente e non più soltanto per il suo grande passato. Un'Italia che torni ad essere protagonista della storia d'Europa, a giocare un ruolo attivo nel processo di unificazione europea. Un'Italia che non basi più la sua politica estera sull'improvvisazione, ma sulla corretta definizione dei suoi interessi nazionali e su una conseguente azione volta a tutelarli nei diversi scacchieri internazionali attraverso una politica estera attiva e una azione diplomatica qualificata".
Parole chiare cui Silvio Berlusconi, una volta al governo, diede immediatamente seguito, determinando così un forte aspetto di discontinuità rispetto alle precedenti esperienze governative. Spiazzando i soloni della sinistra europea, il nuovo Presidente del Consiglio affrontò in modo propositivo e, soprattutto, efficace una lunga serie d'incontri e di vertici internazionali. Da subito Bill Clinton, Helmut Kohl, François Mitterrand, Boris Eltsin compresero che i loro interlocutori italiani erano diversi da quelli precedenti: per la prima volta si ritrovarono a trattare con un uomo di Stato determinato, puntiglioso e lungimirante.
Vogliamo un'Italia degna del suo ruolo in Europa e nel mondo, rispettata e ammirata
A giugno Berlusconi partecipò al Consiglio Europeo di Corfù in cui pose con forza l'esigenza di un nuovo approccio con la Russia post-comunista, che andava aiutata a percorrere il suo cammino verso la democrazia.
A luglio il Presidente ospitò a Napoli il G-7, il massimo vertice dei Paesi industrializzati. Fu un incontro difficile per la complessità delle questioni in discussione e anche per la partecipazione della Russia, fortemente voluta dall'Italia. Berlusconi riuscì a mediare tra le differenti posizioni e fu il principale artefice della dichiarazione economica di Napoli che obbligava i singoli governi a privilegiare "l'investimento nel capitale umano". Un salto notevole rispetto alle politiche precedenti. Forte del successo napoletano, il Presidente non ebbe difficoltà a far accettare alla riunione di novembre del vertice della Conferenza per la Sicurezza e Cooperazione Europea di Budapest la linea italiana volta a prevenire attraverso le vie negoziali i conflitti regionali sul continente e ad istituire una task force internazionale che potesse adeguatamente affrontare le emergenze umanitarie.