La disponibilità di risorse naturali è al centro dell’attenzione mondiale perchè condiziona lo sviluppo tecnologico, l’offerta di prodotti e la qualità della vita. E’ noto a tutti l’impatto sul mercato dell’auto. La gestione dei prodotti a fine vita come i RAEE è affidata a un sistema complesso fatto di persone, aziende specializzate e sistemi collettivi capaci di recuperare risorse naturali e trasformarle.
E’ il sistema delle “economie circolari” che contribuisce allo sviluppo di nuove abitudini di consumo per proteggere l’ambiente. Se la quantità di materie prime seconde da qui ricavate si riducesse ancora, tutto questo rallenterebbe a danno dell’ambiente.
Supera il milione di tonnellate l’immesso dichiarato sul mercato e secondo gli obiettivi di raccolta europei (65%), 800.000 tonnellate circa di RAEE dovrebbero essere rendicontati e trattate recuperando materie prime seconde. In realtà nel 2021 circa 400.000 ton mancavano all’appello e nel 2022 (report annuale CDC RAEE) la raccolta cala del 6,2% fermandosi a 361.000 ton. Modi diversi di descrivere lo stesso problema ma il messaggio è chiaro, il sistema è vulnerabile. L’unica fonte lecita di materie prime seconde e energia si riduce pericolosamente. L'allarme arriva da Safe, l’Hub dei Consorzi per le Economie circolari. L'ombra paventata è quella delle ecomafie, molto attive nel sottrarre risorse in modo illegale per alimentare un business redditizio.
Stando ai numeri di materiale immesso sul mercato l'ammanco si può quantificare in circa 100 milioni di euro annui, un danno che porta a perdita non solo di risorse per il sistema, ma anche di posti di lavoro.
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DOVE FINISCONO I RAEE SOTTRATTI
Queste interferenze illecite privano le filiere di grandi quantitativi di materiali cannibalizzando le parti di valore quali ad esempio i motori dei frigoriferi, dei condizionatori, facendo calare del 15/20% il peso dei rifiuti trattati togliendo valore a chi opera nel rispetto della legge. “Come illustrato dal Comandante dei Carabinieri Ferla alla Commissione Bicamerale Ecomafie, e come risulta anche dall’inchiesta realizzata da Greenpeace nel 2018, il problema dei flussi paralleli è molto grave. Gli illeciti sono compiuti sia da operatori informali che agiscono per la loro sussistenza che da imprese formali che ottengono illeciti profitti compiendo delitti ambientali. Esiste, tra le altre cose, un imponente traffico internazionale di rifiuti”, sottolinea Giuliano Maddalena, Direttore dei Consorzi Raee Ecoped e Ridomus (di 800 produttori consorziati).
POSSIBILI SOLUZIONI AL PROBLEMA
Si parte dall’applicazione di Sistemi volontari di controllo e di protezione, che tracciano e certificano a valle e a monte tutto il percorso dei rifiuti e che già dal 2010 ECOPED e RIDOMUS hanno messo a disposizione di tutti con il modello ECOGuard®, un disciplinare ancora oggi unico a livello europeo che traccia e certifica, tutte le fasi della filiera fino al momento del trattamento finale quando siamo in grado di dirvi esattamente in cosa si trasformano i rifiuti da noi gestiti. Sono ancora questi oggi i più vicini di tutti al riciclo “near 0 risk” proprio grazie a protocolli che impegnano annualmente oltre 1.300 giornate uomo di controlli in campo e documentali. Nel 2021 l’adozione di modelli come Ecoguard® è stata raccomandata anche dal Ministero per la Transizione Ecologica”. “In presenza di queste specifiche misure” conclude Maddalena “potremmo transitare dall’attuale situazione di mercato selvaggio e nascosto a uno scenario più sano e funzionale, ossia a un libero mercato dove tutti i player competano sul terreno della qualità, dell’ecologia e della trasparenza, e dove non ci sia più spazio per flussi sconosciuti. Un sistema in cui tutti quelli che operano sui RAEE li rendicontino in modo trasparente garantendo il corretto riciclo”. Per la verità non è detto che con questi maggiori controlli e sanzioni si raggiunga l’obiettivo europeo del 65%. Ci sono nazioni, ad esempio la Francia, dove le obbligazioni per una corretta gestione dei RAEE sono molto superiori alle nostre e nonostante questo si arriva al 50%. Ciò significa che l’obiettivo del 65% è particolarmente sfidante ed è necessario mettere in campo ulteriori azioni per aumentare la raccolta.