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Alessia Pifferi, la testimonianza della poliziotta: "In casa il frigo vuoto e le valigie con trenta abiti da sera"

Il racconto della dirigente del gabinetto regionale di polizia scientifica che il 20 luglio è intervenuta sul posto per i primi rilievi dopo la scoperta del corpo della piccola

IPA

Quando la scientifica è arrivata nell'appartamento di Alessia Pifferi, in via Parea a Milano, il giorno in cui è stata trovata la figlia Diana, di appena 18 mesi, morta di stenti, c'erano "due valigie all'ingresso". All'interno, vi erano solo "vestiti da donna, almeno 30 abiti da sera". Lo ha testimoniato in aula, nel processo per omicidio volontario pluriaggravato a carico di Pifferi, la dirigente del gabinetto regionale di Polizia scientifica che il 20 luglio è intervenuta sul posto per i primi rilievi dopo la scoperta del corpo della piccola. Alessia era appena rientrata da Bergamo, dove aveva trascorso 6 giorni con l'uomo che frequentava. La teste ha poi riferito che il frigorifero era praticamente vuoto, in particolare senza cibo per bambini, e nell'abitazione vi erano diversi pannolini usati, sparsi in soggiorno e sul davanzale della finestra.

"Capii che il corpo di Diana era stato lavato" - Il lettino della piccola Diana "era senza lenzuola né cuscino" e la bimba "si vedeva che era stata sciacquata, perché la testa era umida", ha detto ancora la dirigente del gabinetto regionale di polizia scientifica. La teste ha sottolineato che nella lavatrice vi erano dei panni ancora umidi e che la bimba è stata trovata su un materasso pulito, con indosso soltanto un vestitino giallo.

La sorella: "Davanti a noi faceva la mamma" - "Davanti a noi le dava da mangiare tantissimo. Faceva la mamma e se la criticavamo ci diceva che lei sapeva fare la mamma". Sentire che nel frigo non c'erano alimenti per bambini "fa molto male, perché noi glieli portavamo anche". Così Viviana Pifferi, sorella di Alessia, dopo avere ascoltato le prime testimonianze in aula nel processo in cui la 38enne è imputata per l'omicidio volontario pluriaggravato della figlioletta Diana.

La zia della piccola, presente all'udienza indossando una maglietta con la stampa di una foto della bimba, ha ricordato che Alessia "è sempre stata un tipo curatissimo nei vestiti, tacchi alti e abiti sempre eleganti. Sentire certe cose sul corpicino di una bambina trovata lì, con i vestiti però nelle valige... Tutto suo, niente della piccola". La speranza della sorella, è che Alessia "si condanni da sola, capendo quello che ha fatto". Si torna in aula il 27 giugno.

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