Novi Ligure, Omar Favaro accusato di violenze sull'ex moglie | L'avvocato contro la donna: "Tutto infondato"
Tra i due è in corso una causa di separazione molto conflittuale, in cui si discute dell'affidamento della figlia minorenne. Gli inquirenti: "Caso partito da segnalazioni pubbliche"
Torna sotto i riflettori Omar Favaro, noto alle cronache per il delitto di Novi Ligure (Alessandria) del 2001, per il quale fu condannato con l'allora fidanzata Erika De Nardo. L'uomo, che ha scontato la pena nel 2010, è indagato dalla procura di Ivrea per violenza sessuale e maltrattamenti nei confronti dell'ex moglie, da cui si è separato. Secondo le accuse, gli episodi sarebbero avvenuti prima del 2022, in particolare ai tempi delle restrizioni per il Covid. Lorenzo Repetti, avvocato di Favaro, parla di "accuse infondate e strumentali nell'ottica di una causa civile di separazione" e di una "conflittualità tra coniugi", che stanno discutendo "dell'affidamento della figlia minore".
Il procedimento - Stando a fonti investigative citate da LaPresse, il caso è partito da alcune segnalazioni pubbliche e non dalle dichiarazioni dell'ex moglie: la donna è stata sentita solo in un secondo momento. L'apertura del procedimento, di cui Favaro ha avuto contezza pochi giorni fa, risale agli scorsi mesi ed è scollegato da quello per la separazione conflittuale e l'affidamento della piccola. Oltre a quelli inerenti all'ex moglie, gli vengono contestati episodi in cui la figlia minorenne avrebbe assistito alle violenze.
Respinto il divieto di avvicinamento - Il pm Lodovico Bosso, guidato dalla procuratrice capo Gabriella Viglione, ha chiesto la misura del divieto di avvicinamento per Favaro, respinta però dal Gip: dato che la coppia si è separata, per il magistrato non sussiste più "l'attualità del pericolo". Sulla decisione è stato fatto appello: ora la palla passa al tribunale del Riesame di Torino, che dovrà valutare l'eventuale rischio che sta correndo l'ex moglie.
Secondo quanto trapela dalla procura, i fatti per i quali la procura ha chiesto il divieto di avvicinamento sono "seri e importanti". Si tratta, in sostanza, di una misura nata con il Codice rosso e applicata per quei casi in cui non ci sono gli estremi per la richiesta di misura cautelare in carcere, ma ci sono comunque fondati dubbi sull'incolumità della vittima. "Dobbiamo sempre valutare l'insieme della situazione, anche i pregressi, in tutti i casi di questo tipo", ha specificato la procuratrice capo Gabriella Viglione.
Secondo quanto riportato da La Repubblica, che ha anticipato la notizia, Favaro avrebbe abusato e maltrattato l'ex moglie con "minacce di morte, botte, soprusi fisici e psicologici". Il quotidiano cita alcune frasi che Favaro avrebbe rivolto alla donna: "Ti sfregio con l’acido, ti mando su una sedia a rotelle". Oltre a questo procedimento penale, è pendente un procedimento civile per la separazione conflittuale tra i due ex coniugi e per l'affidamento della figlia minorenne.
"Accuse infondate e strumentali" - Contattato da LaPresse, l'avvocato Repetti - che difese Favaro anche dopo il delitto di Novi Ligure - parla di "accuse infondate e strumentali nell'ottica di una causa civile di separazione giudiziale, pendente da oltre un anno al tribunale di Ivrea, nell'ambito di una conflittualità tra coniugi in cui si discute dell'affidamento della figlia minore. Nell'ambito della causa si è discusso di chi dovesse essere il genitore affidatario: prima la bimba fu affidata al padre, poi alla madre. È poi stata fatta una Ctu (consulenza tecnica d'ufficio, ndr) depositata a febbraio che dice che c'è capacità genitoriale di entrambi".
Il delitto di Novi Ligure - Sono passati 22 anni dal delitto di Novi Ligure. Quel 21 febbraio 2001 la coppia di fidanzati Erika De Nardo e Omar Favaro, all'epoca entrambi sedicenni, uccisero con 96 coltellate la madre della ragazza Susy Cassini e il fratellino Gianluca De Nardo. Fu un delitto atroce per la sua efferatezza, per la giovane età degli assassini, per la freddezza con cui cercarono di negare tutto.
Cassini venne ritrovata sul pavimento della cucina, il bambino nella vasca da bagno al piano superiore. Fu la stessa Erika a dare l'allarme, dicendo di essere riuscita a sfuggire a degli sconosciuti armati di coltello, entrati all'improvviso in casa. Ma mentre si trovava con Omar nella caserma dei carabinieri, venne filmata che mimava le coltellate e cercava di rassicurare il complice.
I ragazzi furono fermati e portati in carcere. In primo grado, nel dicembre 2001, il tribunale dei minori di Torino condannò Erika a 16 anni e Omar a 14 anni, sentenza confermata in Cassazione. Per effetto dell'indulto e dello sconto di pena per buona condotta, per entrambi il periodo di detenzione si è ridotto, fino al loro definitivo ritorno in libertà: per Omar da marzo 2010, per Erika dal dicembre 2011. I due si sono rifatti una vita.