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Inchiesta sul naufragio di Cutro, mistero sull'identità di tre dei sei indagati

I magistrati di Crotone hanno imposto l'omissis. Secondo un rapporto di Lighthouse reports, collettivo di giornalisti che opera nel campo della migrazione, "il governo sapeva che il barcone era in difficoltà"

E' mistero sull'identità di tre dei sei indagati nell'inchiesta della Procura della Repubblica di Crotone sul naufragio del barcone carico di migranti avvenuto davanti alla spiaggia di "Steccato" di Cutro il 26 febbraio. Nella tragedia persero la vita 94 persone, tra cui 35 minori, con un numero imprecisato di dispersi. Nel decreto di perquisizione, che la Procura ha notificato agli indagati, si citano soltanto i tre finanzieri coinvolti nell'inchiesta. Sull'identità degli altri tre, invece, i magistrati di Crotone hanno imposto l'omissis

Fotogallery - Naufragio davanti alle coste di Cutro (Crotone), strage di migranti

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Perché non si conosce l'identità di tre indagati  La scelta della Procura ha suscitato non poche perplessità, ma potrebbe spiegarsi con la necessità di mantenere il segreto istruttorio per non pregiudicare i possibili, ulteriori sviluppi dell'inchiesta, che presenta aspetti particolarmente delicati. E questo in considerazione delle conseguenze che potrebbero avere comportato eventuali ritardi od omissioni nella predisposizione dell'intervento di soccorso e di assistenza al barcone sul quale viaggiavano i migranti e che a poche decine di metri dalla riva si sfasciò in mille pezzi, a causa della forza d'urto delle onde, facendo cadere in mare la maggior parte delle persone che si trovavano a bordo.

Chi sono i tre indagati citati  I tre indagati citati nel decreto di perquisizione sono il tenente colonnello Alberto Lippolis, comandante del Roan di Vibo Valentia della Guardia di Finanza; del sottufficiale Antonino Lopresti, dello stesso Roan, che era l'operatore di turno la notte in cui si verifico' il naufragio, e del colonnello Nicolino Vardaro, comandante del Gruppo aeronavale di Taranto.

Legale ufficiale Gs: "Pronti a fornire spiegazioni contrarie"  Riferendosi ai decreti di perquisizione che sono stati notificati, l'avvocato Pasquale Carolei, difensore del colonnello Lippolis, ha voluto precisare. "Si tratta di un'attività a riscontro di un pensiero della Procura che presumo e spero emerga da qualche dato significativo contenuto negli atti d'indagine e di cui io sconosco i termini". Aggiungendo di essere in grado, comunque, "riguardo eventuali ipotizzati addebiti precisi" al colonnello Lippolis, "di fornire spiegazioni contrarie a quanto letto nel provvedimento di sequestro".

Lighthouse reports: "L'italia sapeva che il barcone era in difficoltà"  Sulla vicenda è intervenuto anche "Lighthouse reports", un collettivo di giornalisti che si occupa di migrazione, clima, conflitti e corruzione, secondo il quale "il governo italiano ha mentito sul naufragio", aggiungendo che "sia Roma che i vertici di Frontex sapevano che quell'imbarcazione era in difficoltà quando era stata avvistata sei ore prima della tragedia da un aereo dell'Agenzia europea. Malgrado questo però - sostiene ancora il collettivo di giornalisti - hanno deciso di non intervenire, cercando in seguito di nascondere quanto sapevano".

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