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Presa a manganellate a Milano, parla Bruna: "Picchiata solo perché sono trans"

L'intervista a "Dritto e Rovescio: "Sono stata torturata, potevo morire asfissiata"

A "Dritto e Rovescio" parla Bruna, la donna trans presa manganellate dagli agenti di polizia locale di Milano, che sono stati denunciati per tortura. "Sono stata torturata, ho subito un abuso perché sono una trans - spiega la donna a "Dritto e Rovescio" -. Tutte quelle brutalità me le hanno fatte non perché fossi pazza ma perché noi trans per loro siamo il niente".

La legale della vittima di violenza ha presentato la denuncia-querela in Procura. I reati ipotizzati sono tortura aggravata dalla discriminazione razziale, lesioni aggravate dall'abuso di potere e minacce aggravate: "Ho denunciato per il massacro che ho ricevuto - prosegue nel racconto -, quando sono arrivata in Questura mi hanno lasciato venti minuti ammanettata e chiusa in quella macchina che bruciava per il caldo e mi mancava l'aria. Potevo morire asfissiata: è stato brutto tra manganelli, peperoncino e botte. Penso che siano un po' omofobi. Loro non mi hanno insultato, mi hanno solo picchiato. Se mi sono spogliata come dicono? No, non potevo: avevo dei pantaloni e una maglietta. Mi hanno picchiato perché mi volevano picchiare. Sono cattivi".

L'episodio era divenuto virale  grazie ad alcuni video pubblicati sui social da diversi studenti di un'Università milanese. La donna trans è stata refertata venerdì al Pronto soccorso del Policlinico di Milano, oltre 48 ore dopo i fatti, e rilasciata con  cinque giorni di prognosi a causa delle percosse, in particolare il colpo alla testa immortalato dai video che circolano online e che gli inquirenti di Milano hanno acquisito: "Sono contenta che qualcuno abbia filmato - ha concluso -, molte persone mi hanno vista: sapevo che i poliziotti volevano continuare e mi sono messa lì per questo".

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