A scuola arriva il docente tutor, ma 9 insegnanti su 10 bocciano l'incarico
La scadenza per la consegna degli elenchi con le candidature volontarie è il 31 maggio. Ma la nuova figura voluta dal ministro Valditara non sembra aver successo: a dirlo i risultati di un sondaggio
Mansioni molto distanti da quelle di un professore, un impegno eccessivo che si va a sommare a quello ordinario, ma, soprattutto, una retribuzione considerata da molti "ridicola". La classe insegnante si schiera in massa contro l'introduzione della nuova figura del docente tutor (che, assieme a quella del docente orientatore, entrerà in funzione dal prossimo anno scolastico 2023/2024), fortemente voluta dal ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, per combattere le dispersione e migliorare l'orientamento scolastico. L'idea di non prevedere l’ingresso di personale aggiuntivo, specializzato, ma di arruolare gli stessi titolari delle cattedre, però, non convince i destinatari del provvedimento. Lo dice un sondaggio effettuato dalla rivista La Tecnica della Scuola su un campione di 1.500 lettori, quasi tutti insegnanti.
La maggior parte racconta di non aver presentato la candidatura (volontaria) per entrare negli elenchi dei potenziali tutor. Questi dovranno essere comunicati dai presidi entro il 31 maggio, data prorogata rispetto all'iniziale scadenza del 2 maggio proprio per garantire una maggiore partecipazione. E, facendo un'analisi generale delle loro risposte, ben 9 su 10 rispediscono al mittente l’offerta.
Serve maggiore chiarezza su compiti e funzioni
Il motivo principale del "rifiuto"? Secondo gli insegnanti non è chiaro il ruolo che questo docente andrà ad assumere. Oltre il 45% degli intervistati ha infatti dichiarato che "non fa parte della funzione del docente e non è previsto dal contratto". Mentre un insegnante su 3 ha motivato la sua indisponibilità a fare il docente tutor, in quanto tale mansione "dovrebbe essere svolta da professionisti esterni, come gli assistenti sociali", formati ad hoc.
C’è anche chi argomenta più dettagliatamente il proprio pensiero. C’è chi, ad esempio, sostiene che un docente “dovrebbe occuparsi solo di insegnare in modo altamente professionale, con un aggiornamento disciplinare continuo. Non è un missionario al quale si può chiedere di saper fare qualsiasi cosa”. Altri, invece, dicono che si tratterebbe di “un’attività aggiuntiva che non si sa quanto durerà” e che quindi sarebbe necessario “prevedere figure specialiste intermedie che svolgano ruoli come questo per scelta e con competenze adeguate, all’interno del proprio orario di lavoro. Ci sarebbe un risparmio e la scuola avrebbe finalmente una struttura organizzativa”.
La retribuzione è il vero nodo
Ma, come detto, le perplessità maggiori sono innescate dalla porzione di stipendio aggiuntiva che andrebbero a prendere i futuri docenti tutor. In base alle ultime notizie, si tratterebbe di un aumento variabile tra i 2.850 euro e i 4.750 euro lordi all’anno. Va però sottolineato come queste cifre riguardano l’impegno “mattutino”.
Per chi volesse fermarsi anche il pomeriggio per svolgere funzioni di tutoraggio, la retribuzione potrebbe salire fino a sfiorare gli 8mila euro lordi. Somme che, comunque, non fanno brillare gli occhi ai prof. C’è chi questa cosa non l’ha mandata proprio giù: “La remunerazione - ha tuonato uno degli insegnanti interpellati per il sondaggio - è un insulto, se devo togliere ore alla didattica vado piuttosto a fare le pulizie, prenderei di più. Il lavoro del tutor non è un lavoro da docente, ma di uno psicologo o di un assistente sociale. Se lo Stato ha tutti questi soldi da buttare, dovrebbe piuttosto potenziare i servizi locali, il welfare e non addossare su di noi lavori che non ci competono”.
Cosa farà questa nuova figura di docente
Alla fine, però, cosa andranno a fare questi fantomatici docenti tutor? Come ricorda il sito Skuola.net, saranno figure attive già dal prossimo settembre e dovranno supportare le attività svolte nel corso dell’ultimo triennio delle scuole superiori. In numeri assoluti, si tratta di dover operare a sostegno di circa 70mila classi secondarie di secondo grado. Più nello specifico, avranno il compito di “coordinare e sviluppare le attività didattiche a favore di una personalizzazione dell’istruzione”, favorendo parallelamente “il recupero per i ragazzi che manifestano maggiori difficoltà” e “consentendo a quelli che hanno particolari talenti di potenziarli”. Prima di entrare in azione, però, gli insegnanti selezionati dovranno seguire un periodo di formazione di 20 ore, che presumibilmente verrà svolto in vista dell’avvio del prossimo anno scolastico.
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