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È nato il primo centro italiano per la biodiversità 

Il National Biodiversity Future Center, coordinato dal Cnr, è la prima struttura di ricerca italiana con 2000 scienziati e 49 istituzioni impegnate a studiare e preservare gli ecosistemi e la biodiversità del nostro Paese

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Dallo scorso anno la tutela della biodiversità è garantita anche dalla Costituzione italiana. Il nostro è infatti un Paese speciale da questo punto di vista. Il nostro territorio ospita 130 ecosistemi, 60mila specie animali e 10mila specie di piante vascolari, mentre il Mediterraneo raccoglie il 7,5% della biodiversità marina di tutto il mondo. Per vegliare su questo vero e proprio tesoro è nato il primo Centro di ricerca italiano della biodiversità

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Il National Biodiversity Future Center, questo il nome ufficiale della struttura, sarà fondamentale per proteggere questo patrimonio immenso e purtroppo sempre più minacciato. Coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, è uno dei cinque centri nazionali istituiti nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Oltre al Cnr, è anche da altri 49 partner, tra università, centri di ricerca, fondazioni e imprese, e ha la sua sede centrale a Palermo.

Fra i temi dei quali si occuperà, ci sono le strategie per affrontare la crisi climatica e quelle per le specie aliene invasive, il recupero degli ecosistemi degradati e lo studio delle specie in pericolo. Il Centro avrà inoltre l'obiettivo di comprendere e affrontare i fattori connessi al declino della biodiversità a livello marino, terrestre e urbano, e di valorizzare la biodiversità per farne una grande occasione di sviluppo economico.  

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Il centro è stato presentato lo scorso 22 maggio, e ha preso il via con un finanziamento del Pnrr di 300 milioni di euro per tre anni e il coinvolgimento di 2.000 ricercatori. Una delle sue caratteristiche sarà il cosiddetto “Biodiversity Science Gateway”, un'infrastruttura virtuale che si appoggerà a due sedi fisiche a Palermo e a Venezia, ma anche alla nave oceanografica Gaia Blu del Cnr e che avrà il compito di “fare da ponte” tra ricerca, società e imprese tramite l’istituzione di un portale che raccoglierà e renderà disponibili in open access tutti i dati scientifici raccolti dal Nbfc.

Un importante salto nel futuro per il nostro Paese, che potrà così salvaguardare il suo patrimonio di biodiversità e tramandarlo intatto alle prossime generazioni.

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