Cosa si poteva fare per evitare l'alluvione che in Emilia Romagna ha causato 15 morti e danni incalcolabili? "Non è un problema di cambiamento climatico ma di negligenza", dicono ai microfoni di "Fuori dal Coro" i residenti lungo i fiumi Senio e Lamone che dopo giorni continuano a spalare il fango. Sotto inchiesta è il mancato utilizzo di fondi per la realizzazione di opere di prevenzione come le casse di espansione per arginare il corso d'acqua straripato.
Ma cosa sono le casse di espansioni? Si tratta di bacini artificiali che consentono di contenere temporaneamente l’acqua dei fiumi quando raggiungono la piena per poi farla defluire in modo controllato, evitando lo straripamento. Secondo l'inchiesta del programma di Rete 4, tra il 2015 e il 2022 la Regione Emilia Romagna ha destinato oltre 190 milioni di euro per la costruzione di 23 casse di espansioni di cui però sono risultate funzionanti solo 12. Sul fiume Senio ad esempio una cassa ultimata non è entrata in funzione perché è necessario il completamento in sincrono di un'altra poco distante: "Si tratta di un'opera incompiuta", dice Domenico Sportelli presidente dell'associazione "Amici del fiume Senio".
La manutenzione degli argini dei fiumi. "Hanno pensato a salvare gli animali e non le persone", si lamenta un coltivatore che punta il dito contro gli ambientalisti rei di aver protetto nutrie e istrici che negli anni hanno eroso i fianchi dei fiumi. Dopo l'esondazione del fiume Secchia nel 2014, uno studio aveva evidenziato la pericolosità di alcune specie di animali per il cedimento degli argini. I governi che si sono succeduti non sono riusciti a completare un piano complessivo contro il dissesto idrogeologico. Per il progetto "Italia Sicura" il Governo Renzi, ad esempio, aveva stanziato 8.4 miliardi ma, come spiega l'ex coordinatore Erasmo De Angelis, "chiuso il piano quelle risorse sono rimaste lì". Soldi non spesi, dighe incompiute: così la pioggia ha ucciso insieme all'incuria.