AL MAGNOLIA DI MILANO

Unaltrofestival schiera i suoi artisti da Cavetown a Jeremiah Fraites: nel segno dell'innovazione

Nato nel 2013, dopo una serie di stagioni da tutto esaurito, quest’anno giunge alla sua decima edizione

© Ufficio stampa

Unaltrofestival, stella polare della musica indie, rock e punk, è pronta ai box di partenza e schiera i suoi artisti per arricchire l'estate milanese. Festival firmato Comcerto, nato nel 2013 e che già nella sua prima edizione ha registrato il tutto esaurito,  giunge quest’anno alla sua decima edizione con una line-up prestigiosa. Al Magnolia , il verde dell’idroscalo di Milano, il polmone verde della città, lunedì 5 Giugno si parte con Cavetown, nome d'arte di Robin Skinner, giovanissimo fenomeno indie-pop britannico da oltre 2,3 miliardi di stream fino ad oggi, 8,4 milioni di ascoltatori mensili su Spotify e 1,9 milioni di iscritti su YouTube, che torna in Italia con il suo ultimo album, "Worm Food".

Cavetown affascina da anni ormai il pubblico con il suo suono gentile e commuove con i suoi testi nostalgici e introspettivi. Come per tutta la sua produzione, l'artista ha prodotto l'album da solo nel suo studio di casa, rintanandosi nel suo garage e infondendo al suo sobrio alt-pop una nuova, potente vitalità, ma pensandolo questa volta per un live set. Sul palco infatti Cavetown questa volta si presenta con una band al completo. 
 

La definizione di Unaltrofestival è nascosta tra le sue lettere: non solo un altro festival nel panorama nazionale, ma soprattutto un festival diverso, innovativo.
Da sempre attento alle novità e in grado di spaziare tra i generi più vari, dall’indie al rock, dal pop all’elettronica, sospeso tra mainstream e alternativo, Unaltrofestival si propone come una "bussola" per esplorare nuovi orizzonti musicali. 

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E in questa scia si inseriscono i secondi artisti, che si esibiranno, sempre sul palco del Magnolia, mercoledì 7 giugno, ovvero i Molchat Doma, band nata nel 2017 a Minsk, in Biellorussia, dall’incrocio che vede convergere, tre strade, quella del post-punk, quella della new wave e quella del synth pop.
Il sound è scuro dai ritmi ballabili e la band è composta da Egor Shkutko, il cantante che scandisce i testi russi con la sua voce profonda e lineare, Roman Komogortsev alla chitarra, synth e drum machine, e Pavel Kozlov basso e sintitezzatori.

Il festival più poliedrico del capoluogo lombardo presenta poi venerdì 16 Giugnp d4vd, (vero nome: David Burke), che con la sua “Here with me”, è in Top10 su TikTok Italia e Top 20 su Spotify Globale. A soli 17 anni ha già 851 Milioni di stream totali e al Magnolia porta anche il suo nuovo singolo “Worthless” uscito poche settimane fa. 
D4vd ha sviluppato il gusto per la musica rap e indie da Internet e da video fan-made di Fortnite su YouTube, che lui stesso ha iniziato a creare in quanto teenager che studiava a casa. Per registrare le proprie canzoni utilizza una app di facile uso chiamata BandLab. Ha pubblicato alcuni singoli che spaziano dall’indie-alternative al pop e all’R&B e a cui è seguita la 
smash hit “Romantic Homicide”.

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Il 18 luglio approdano sul palco del Magnolia i Black Country, New Road, ensemble di sei elementi composto da Lewis Evans (sassofono), May Kershaw (tastiera), Charlie Wayne (batteria), Luke Mark (chitarra), Tyler Hyde (basso) e Georgia Ellery (violino).
Divenuti leggendari per i loro live sono stati in vetta alle chart inglesi e in nomination ai Mercury Prize 2021, e con "Ants from Up There", pubblicato a febbraio 2022, hanno saputo crearsi un'identità ben definita tra il post - punk più sperimentale e l’avant jazz.

Ultimo ospite, il 19 luglio, Jeremiah Fraites,  co-fondatore dei The Lumineers, che presenta “Piano Piano” un album strumentale, incentrato sul Pianoforte, uscito nel 2021, che, nella dimensione live, è uno spettacolo coinvolgente e suggestivo tale la sua intimità.
Jeremiah è accompagnato da Fortunato D’Ascola al contrabbasso, Giulia Pecora al violino, Filippo Cornaglia 
a batteria e sintetizzatore, Clarissa Marino al violoncello.

Nel suo lavoro solista, si sentono distinte le influenze folk, le stesse che caratterizzano The Lumineers, trasportate però in un ambiente più classico e sofisticato.
Nonostante il nome dell’album possa far pensare al solo pianoforte, al contrario racchiude molti strumenti, 
per lo più suonati dallo stesso Jeremiah.