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Gioconda, a Tgcom24 la nuova verità sul ponte: "E' a Laterina (Arezzo)"

Il risultato nella ricerca dello storico Silvano Vinceti, presidente del Comitato nazionale per la valorizzazione dei beni storici culturali e ambientali e autore di altre importanti scoperte sul capolavoro di Leonardo

Sono passati più di cinque secoli, ma la Gioconda, il ritratto più celebre al mondo, continua a "parlare". Dopo le rivelazioni, qualche mese fa, del ricercatore francese Pascal Cotte, secondo il quale alle spalle della nobildonna si cela la Torre di Caprona, nel Pisano, ora un altro dei suoi tanti misteri sarebbe svelato: è il ponte Romito di Laterina, in provincia di Arezzo, quello che Leonardo da Vinci dipinse in bella vista nel paesaggio sulla destra della tela. E non, come sostengono due delle tesi più accreditate, il ponte medievale di Bobbio, in provincia di Piacenza, né il ponte a Buriano, sempre nell'Aretino. A sostenerlo è la ricerca coordinata dallo storico Silvano Vinceti, presidente del Comitato nazionale per la valorizzazione dei beni storici culturali e ambientali e autore in passato di altre importanti scoperte sull'opera, come i numeri disseminati tra le pennellate. "Una scoperta nata per caso", spiega Vinceti a Tgcom24.

"Anche io sostenevo la tesi del ponte a Buriano - racconta Vinceti presentando il nuovo studio - ma oggi non ho più dubbi: nel dipinto c'è il ponte etrusco-romano Romito o ponte di Valle".

Tutto è partito grazie all'associazione culturale La Rocca, che aveva riconosciuto le somiglianze tra il proprio territorio e quello scorcio del quadro. "L'errore che spesso si compie è pensare che Leonardo dipingesse visioni fantastiche - prosegue Vinceti. - Sulla Gioconda sì, ma non nel paesaggio" per il quale l'artista, invece, nel suo viaggiare per opere ingegneristiche, "realizzava disegni molto realistici di luoghi e dettagli, che poi riproponeva insieme".

A sostegno del ponte Romito, molti elementi. "Attualmente del ponte rimane un solo arco - racconta Vinceti, - ma nel periodo tra il 1501 e il 1503 era in funzione e frequentatissimo, come attesta un documento sullo stato dei manufatti nelle proprietà della famiglia dei Medici, ritrovato negli archivi di Stato di Firenze".

Proprio in quel periodo Leonardo si trovava in Val d'Arno, prima al servizio di Cesare Borgia, detto il Valentino, e poi del gonfaloniere della Repubblica di Firenze Pier Soderini.

Il ponte Romito aveva quattro arcate, poggiava su due falesie (come quelle nel dipinto) e faceva parte di un diverticolo che permetteva di accorciare di molti chilometri il tragitto fra Arezzo, Fiesole e Firenze. "E risparmiare tempo, permetteva a Leonardo di averne di più per studiare - dice lo storico. - Il ponte di Bobbio e quello a Buriano, invece, hanno più di sei arcate e poggiano su terreni pianeggianti".

C'è poi quell'andamento sinuoso dell'Arno del dipinto, tipico di fiume nei pressi di Laterina. O l'onda "anomala", riconducibile a un salto in prossimità di un mulino del tempo. A consolidare la tesi, immagini riprese da un drone, la ricostruzione virtuale del ponte e "documenti storici che certificano come Leonardo in quel periodo risiedesse spesso a Fiesole, presso uno zio prete che si chiamava Amadori o Amadoro".

Ufficio stampa

Grazie al drone, poi, si è arrivati a individuare il punto in cui Leonardo, presumibilmente, si fermò a ritrarre lo scorcio: la piccola collina di Punta Caianiello. L'analisi delle immagini scattate e il confronto con alcuni disegni nel Codice Hammer, databile tra il 1506 e il 1510, permetterebbero un ulteriore passo avanti nel riconoscimento, invece, del paesaggio nella parte bassa a sinistra della Gioconda. "Potrebbe essere - e qui però Vinceti usa ancora il condizionale - il complesso di balze o piramidi di terra della zona del Val d'Arno superiore, a 10-15 chilometri dal ponte Romito".

Intanto nel Comune di Laterina Pergine Valdarno si prepara una mostra. "Il ponte - dice la sindaca Simona Neri - rientrerà nella ciclopista che nascerà lungo tutto il corso dell'Arno". E il Comitato, assicura Vinceti, "si impegnerà perché venga valorizzato e messo in sicurezza".

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