Fino al 17 settembre, a WOW Spazio Fumetto a Milano, è fruibile la mostra "Castelli & Friends", curata da Alex Dante e Luca Bertuzzi. L'esposizione racconta l'evoluzione della vita professionale e la carriera di Alfredo Castelli, uno dei più importanti sceneggiatori di fumetto a cui dobbiamo capolavori come "Martin Mystère" e "Gli Aristocratici", e quella dei vari "Friends" che l'hanno accompagnato nel mondo del fumetto con occasionali incursioni in quello del cinema e della pubblicità.
La mostra -
Nella mostra non si trova soltanto una quantità di disegni originali, pubblicazioni, oggetti e filmati che dagli anni Sessanta arriva ai giorni nostri, ma anche reperti dimenticati e, soprattutto, "insoliti e curiosi". L'esposizione è organizzata in collaborazione con Sergio Bonelli Editore.
Alfredo Castelli, nato a Milano nel 1947, ha vissuto l’infanzia negli anni della ricostruzione dopo la guerra, in tempi molto diversi da oggi, più poveri ma anche caratterizzati da un forte ottimismo e dalla volontà di utilizzare al massimo la fantasia. Il libro "I fumetti" di Carlo Della Corte stimolò Castelli a intraprendere la carriera di cartoonist. Presentò le sue prime prove, come autore di testi e disegni, a varie case editrici. Prima tentò con il disegno realistico, poi con quello umoristico.
Dopo alcuni tentativi non andati a buon fine, come la parodia di Superman intitolata Superdan (proposta alla Casa Editrice Universo), Angela e Luciana Giussani acquistarono alcune puntate di una serie interpretata da un gruppo di mostri intitolata "Cattiverius Junior", che però non pubblicarono (il progetto ritornò anni dopo intitolato "Zio Boris", disegnato da Carlo Peroni). Le geniali sorelle, autrici ed editrici di "Diabolik", vollero per protagonista di questo fumetto d'esordio di Castelli uno dei comprimari di "Cattiverius", uno scheletro vivente che, ribattezzato "Scheletrino", cominciò a uscire in appendice a Diabolik nel gennaio 1965. Fu rivedendo le sue semplici storie che Castelli decise, per il bene dei lettori, che sarebbe stato meglio lasciar perdere il disegno e dedicarsi alle sceneggiature. In mostra si trovano le prime tavole di Superdan e di Scheletrino, scritte e disegnate da Castelli ispirandosi allo stile del grande Giorgio Rebuffi.
Nel 1967, Castelli fonda, insieme all'amico Paolo Sala, la prima fanzine italiana, "Comics Club 104". L'anno successivo, insieme a Mario Gomboli e Marco Baratelli, con i disegni di Carlo Peroni, dà vita a "TILT", una rivista, che prende spunto dalla fortunatissima pubblicazione statunitense "MAD", celebre per le geniali parodie di fumetti, film e programmi televisivi. In mostra si trovano tutti i rari numeri di "Comics Club 104" e due copertine originali, tra cui una dedicata a Topolino disegnata da Luciano Bottaro, e due tavole da "TILT", tra cui una di "Diabetik", spassosa parodia di "Diabolik". Castelli collabora poi con la rivista "Psyco" - dove, in coppia con Marco Baratelli, scrive "Van Helsing", fumetto con lo storico antagonista di Dracula disegnato ancora da Carlo Peroni - e dà vita (con Pier Carpi) a "Horror, rivista interamente dedicata all’orrore e al soprannaturale, pubblicata dal vulcanico editore Gino Sansoni. Qui esce finalmente anche "Zio Boris", una striscia comica di ambientazione horror. In mostra: tavole e numeri di queste pubblicazioni.
Dopo "Horror", Zio Boris ricompare nel 1972 sul "Corriere dei Ragazzi", il settimanale che ha tracciato una delle più ricche e interessanti proposte di rivista e di "giornalismo a fumetti" per ragazzi. Castelli è nella redazione di questa pubblicazione ed è uno dei principali sceneggiatori, insieme al giornalista e autore Mino Milani. Su quelle pagine Castelli trasforma "TILT" in una rubrica demenziale, con la collaborazione di Bonvi e di Daniele Fagarazzi, creando anche l'indimenticabile "Omino Bufo", una striscia disegnata in modo approssimativo e piena di umorismo demenziale. Con i disegni di Sergio Zaniboni, Castelli inventa "Gli Aristocratici", un gruppo d'impeccabili ladri gentiluomini inglesi. In mostra: strisce originali di "Zio Boris", studi preparatori e illustrazioni degli "Aristocratici", oltre a una selezione di numeri del "Corriere dei Ragazzi".
Negli stessi anni Castelli scrive molte storie per un'altra importante testata per ragazzi, "Il Giornalino", e in mostra si trovano gli schizzi-layout della storia "Una discesa nel Maelstrom", tratta dal racconto di Edgar Allan Poe, poi disegnata da Franco Caprioli. Sempre attento alle novità del fumetto internazionale, Castelli ha curato nel 1966, per l'agenzia Opera Mundi, il famoso "Blue Book", il catalogo dei personaggi del King Features Syndicate statunitense, in lingua italiana. È anche tra i primi in Italia a parlare dei manga e delle serie animate giapponesi, curando un catalogo in lingua inglese per l'importante casa editrice giapponese Kodansha. In mostra, oltre a questi cataloghi, anche alcune pagine di un progetto che si proponeva di adattare in forma di manga celebri opere liriche italiane.
Una parte fondamentale della mostra è dedicata alla creatura più importante e famosa di Alfredo Castelli, "Martin Mystère", disegnato soprattutto da Giancarlo Alessandrini e pubblicato a partire dal 1982 dall'editore Sergio Bonelli (e oggi dalla Sergio Bonelli Editore). Martin Mystère ha da poco tagliato il traguardo dei 40 anni e tra poco festeggerà i 400 numeri. La lunga gestazione del personaggio ha inizio con un Allan Quatermain, ispirato ai romanzi di H. Rider Haggard. Non pubblicato dal "Giornalino", compare nel 1978 in due soli numeri di "Supergulp!", settimanale a fumetti nato sulla scia della celebre trasmissione televisiva. In mostra, per la prima volta, le tavole inedite disegnate da Fabrizio Busticchi per quella storia iniziata ma mai completata!
Castelli riprende Quatermain insieme a Sergio Zaniboni per una possibile pubblicazione sul settimanale tedesco Zack; ma il progetto non va in porto. Ulteriormente cambiato, Quatermain diventa Martin Mystère. La mostra approfondisce aspetti meno noti e curiosità legate al "detective dell'impossibile": dagli studi di Murchadna, la pistola a raggi del nostro eroe, alle tavole di prova di Giancarlo Alessandrini. Presenti nell'esposizione anche alcune tavole di Giancarlo Alessandrini tratte dai primissimi numeri della serie, con la prima apparizione della Ferrari che guida Martin e dell'arcinemico Sergej Orloff e la copertina realizzata per la fanzine WOW ma rimasta inedita.
Ad arricchire il percorso una timeline ripercorre visivamente tutta la carriera di Alfredo Castelli e uno spazio dedicato a ritratti e caricature realizzate da Graziano Origa, Daniele Caluri, Lola Airaghi e altri. La mostra, che fa seguito a una prima versione allestita da Alex Dante per la Sergio Bonelli Editore a Lucca, è completata da materiali della Fondazione Franco Fossati e ulteriori ritrovamenti dell'archivio privato di Alfredo Castelli.