La Germania ha detto addio al nucleare
Da un paio di settimane sono state spente le ultime tre centrali attive del Paese, una decisione accolta con preoccupazioni, polemiche e interrogativi sul futuro
Auf Wiedersehen nucleare. La Germania ha spento definitivamente da un paio di settimane le ultime tre centrali attive del Paese. Una storia lunga più di sessant’anni quella della relazione tra i tedeschi e l’atomo, che arrivò a un punto di svolta nel 2011, con l’incidente nucleare di Fukushima. All’epoca 250mila persone scesero in piazza e l’allora Cancelliere Angela Merkel decretò la fine del nucleare. Un percorso che, nonostante un rinvio a causa della recente crisi energetica, si è compiuto dopo oltre dieci anni.
La decisione ha sollevato punti interrogativi sull’immediato futuro da parte di diversi studiosi e dagli industriali attivi nel Paese. Le ultime tre centrali producevano 70 gigawattora al giorno, coprendo dal 3% al 7% circa della domanda di elettricità tedesca, a seconda dell’ora e del giorno. Quel gap energetico oggi potrebbe essere compensato in parte dalle centrali a carbone, una presenza importante e ingombrante in Germania. Oggi coprono circa un terzo della produzione di elettricità del Paese, nonostante l’obiettivo del governo sia di chiuderle tutte entro il 2038. E a differenza del nucleare, il carbone non rientra nella tassonomia verde riconosciuta dall’Europa.
Vale la pena però fotografare i numero dei primi tre mesi del 2023 e questi raccontano che il nucleare, prima dello spegnimento, ha contribuito al 4% circa del fabbisogno di elettricità della Germania, contro il 51% delle rinnovabili (che sono in crescita), il 15% di gas e il 28% del carbone. Ma il trend e il contributo garantito dalle rinnovabili al sistema-Paese è in crescita sostenuta. Negli ultimi anni la percentuale di incidenza sulla produzione di elettricità è passata dal 42,3% del 2021 al 46,3% dell’anno scorso fino al 51% circa nei primi tre mesi del 2023. Per fare un confronto, la nuova potenza di eolico e fotovoltaico installato nel 2022 in Italia si è fermato a 3 gigawatt, contro i 5 della Francia, i 9 della Spagna e gli 11 proprio della Germania, che viaggia spedita verso i suoi obiettivi.
In Europa restano 56 reattori nucleari in Francia, 37 in Russia, 15 in Ucraina, 9 nel Regno Unito e 7 in Spagna. In Germania gli ultimi 3 sono stati spenti tra preoccupazioni e polemiche, che i numeri non sembrano però supportare, anche se sostituire il loro apporto con fonti fossili sarebbe comunque sbagliato. Va però tenuto presente che spegnere il nucleare significa attivare processi che durano anni e invertirli o tenerli accesi sarebbe stato difficile, se non impossibile.
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