Cura delle fistole anali, l'intervento innovativo al San Raffaele
Il primo intervento al San Raffaele per la cura di questo fastidioso disturbo legato al morbo di Chron, è stato eseguito dal Prof. Pierpaolo Sileri
Utilizzare le cellule staminali presenti nel tessuto adiposo per curare e riparare le fistole anali in persone con morbo di Crohn: è questo l’innovativo intervento condotto su un uomo adulto all’IRCCS Ospedale San Raffaele dal professor Pierpaolo Sileri, primario Unità di Chirurgia Colonproctologica e Malattie Infiammatorie croniche Intestinali e ordinario all’Università Vita-Salute San Raffaele.
“Una tecnica molto promettente che si basa sulle proprietà rigeneranti e anti infiammatorie delle cellule staminali che vengono iniettate nella sede dove la malattia ha la peggiore espressione, in persone che non rispondono più alla terapia standard”, spiega il professor Sileri.
Il morbo di Crohn, infatti, è una malattia infiammatoria, cronica e recidivante, dell’intestino che colpisce entrambi i sessi già in giovane età e che può portare anche alla formazione di stenosi, fistole e ascessi con danni e conseguenze invalidanti sulla vita di chi ne soffre.
Ad oggi, in Italia, sono stati trattati con questa metodologia poche decine di pazienti e diversi studi sono tutt’ora in corso. “Abbiamo osservato, dopo qualche mese dall’intervento, la guarigione clinica totale della sede in cui vengono iniettate le cellule staminali e un ritorno alla normalità senza dover ricorrere a interventi che possono risultare invasivi “, conclude il primario.
L’intervento Un intervento innovativo, eseguito con un approccio chirurgico mininvasivo che evita il rischio di danneggiamento degli sfinteri, preservando quindi la funzionalità e la continenza fecale.
Al paziente, in sedazione totale, vengono iniettate direttamente nella fistola anale le cellule staminali provenienti dal tessuto adiposo. Prima il chirurgo con tecnica mininvasiva identifica il tramite fistoloso, lo pulisce dall’infezione e ne chiude l’orifizio interno, e a seguire inietta il composto, innestando quindi le cellule staminali intorno alla fistola anale.
L’utilizzo del tessuto adiposo come fonte di cellule staminali, impegnate nella medicina rigenerativa per il loro ruolo antiflogistico e immunomodulatore, è già ben noto nella pratica clinica.
In questo intervento sono state usate cellule staminali lavorate ed espanse in laboratorio ma è possibile anche procedere con un trapianto autologo, prelevando mediante liposuzione cellule dal tessuto adiposo della persona.
La fistola anale nel morbo di Crohn Le fistole perianali e/o anali sono solitamente una complicanza della malattia di Crohn che si manifesta spesso con il progredire della malattia, ma anche in seguito a infiammazioni, ragadi e ascessi della zona anale oppure come sintomo premonitore della sua comparsa, ancora prima che venga effettuata la vera e propria diagnosi. Si tratta di collegamenti tra la parte interna del canale anale o retto e l’esterno, sulla cute vicino all'ano, che possono originare da ghiandole anali infiammate o infette o dalla penetrazione di ragadi o ulcere nell’ultima porzione dell’intestino.
La presenza delle fistole incide spesso negativamente sulla vita del paziente, compromettendola anche dal punto di vista sociale, con conseguenze di diversa entità e grado, come intenso gonfiore, dolore durante la defecazione ma anche in posizione seduta o durante il cammino, secrezione cronica di sangue, pus o feci, enterostoma e incontinenza fecale.
L'obiettivo di trattamento a lungo termine è il prosciugamento delle fistole e la loro chiusura, con conseguente guarigione.
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