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Sindrome dell’impostore: non saper vedere quanto valiamo

Non saper riconoscere i propri meriti: capita a molti, specie in condizioni di stress e se l’autostima vacilla

Istockphoto

La sindrome dell’impostore è quel tarlo interiore che fa dire a noi stessi: “Anche se ho successo e ho lavorato duramente per raggiungere la posizione in cui mi trovo, in fondo so di non meritarmelo”. Il passo successivo è: “Presto se ne accorgeranno anche gli altri, mi faranno notare che non sono degno del posto che occupo e dimostreranno che sono un bugiardo e truffatore”. Peccato che tutto questo non sia vero: il supposto “impostore” è l’unico del team a non saper riconoscere quanto in realtà è bravo.  Anche se, di quando in quando, a tutti noi può capitare di aver ottenuto una promozione o un riconoscimento per un colpo di fortuna più che per reale merito, nutrire questo pensiero di frequente e per lunghi periodi può essere un segnale da tenere sotto controllo. 

CHE COS’È LA SINDROME DELL’IMPOSTORE – Come si legge nel vocabolario Treccani, l’impostore è chi, abusando della credulità altrui e ricorrendo alla menzogna, finge di essere o di sapere più di quanto sia e sappia. Quindi, chi è colpito dalla omonima sindrome, è portato a pensare in modo continuo e sistematico, di essere un millantatore, indegno del successo raggiunto, di non meritare i complimenti e i riconoscimenti ricevuti e di occupare una posizione di rilievo solo in virtù della buona sorte o di una serie di eventi esterni. Sono state due psicologhe, Suzanna Imes e Pauline Rose Clance, a riconoscere e a dare un nome al disturbo, osservando che un nutrito numero di loro colleghe, anche a causa degli stereotipi di genere, erano affette da questa sgradevole esperienza psicologica. Si tratta di una percezione più diffusa di quanto si pensi ed è associata spesso a una bassa autostima: chi è affetto da questa sindrome vive una vera e propria distorsione cognitiva che impedisce al soggetto di interiorizzare le abilità acquisite, di avere consapevolezza delle proprie competenze e del lavoro compiuto per arrivare all’obiettivo. In un certo senso, queste persone mentono realmente, ma solo a se stessi, non agli altri. Invece, il timore di essere “smascherati” è fonte di continua ansia e spesso porta a una ulteriore riduzione dell’autostima.  

DA CHE COSA DIPENDE – La sindrome dell’impostore affonda le sue radici nella bassa autostima, nelle convinzioni di chi non si sente sicuro delle proprie qualità, nella sensazione di non essere abbastanza bravo per ricevere un ricevere un complimento e nel dubbio di non essere ancora pronto per affrontare certe sfide. Il disturbo può essere originato anche dall’ansia che prova chi si trova a scalare rapidamente i diversi gradini di una carriera difficile, dall’esposizione a livelli di stress elevati e logoranti, dalla necessità di non sbagliare, come avviene ad esempio a un medico o a un ricercatore. Sono a rischio anche i perfezionisti e chi ha uno spiccato senso del dovere. 

IL SUO ESATTO CONTRARIO: L’EFFETTO DUNNING-KRUGER – È la situazione opposta a quella che si verifica nel caso della sindrome dell’impostore e che prende nome da David Dunning e Justin Kruger, i due psicologi che l’hanno studiata. La distorsione cognitiva, in questo caso, colpisce una persona di modeste competenze portandola a sovrastimare la propria preparazione e a giudicarla, a torto, eccellente o comunque  superiore alla media. 

COME SI SUPERA LA SINDROME DELL’IMPOSTORE – Nei casi in cui la sindrome è conclamata e ha effetti invalidanti, è indispensabile affidarsi a un terapeuta che saprà ricostruire le cause profonde del disturbo, spesso legate agli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, e costruire un adeguato percorso di guarigione. In ogni caso ci sono una serie di buone pratiche che si possono mettere in atto, per uscire gradualmente da questo vicolo cieco e interiorizzare una buona immagine di sé. 
-    L’unione fa la forza – Avere il supporto di persone fidate e affezionate è il primo passo per ricostruire la propria autostima. Sapere di poter contare su un occhio esterno e imparziale, capace di giudicare le effettive capacità e meriti, può predisporci a credere che un buon risultato è effettivamente merito nostro. Condividiamo le nostre difficoltà e le nostre ansie: gestirle sarà più facile.
-    Tenere un diario – Annotare regolarmente i passi fatti per affrontare una situazione critica o risolvere una difficoltà aiuta a valutare in modo più obiettivo la strada compiuta per raggiungere il successo e sfatare la convinzione che il buon risultato non è merito nostro.
-    Ripercorrere la nostra storia – Ricordare passo per passo le varie fase della nostra carriera, ricordando da dove siamo partiti e quanta strada abbiamo fatto, ci aiuterà ad essere più consapevoli delle nostre capacità e ad avere fiducia in noi stessi. 
-    Evitiamo di fare confronti con il comportamento di altri.
-    Accettiamo i complimenti, senza cambiare discorso, senza ribattere e senza sminuirci. Ringraziamo e godiamoci il momento. 
-    Diciamo no al timore del giudizio e del confronto con gli altri: se ci capiterà di sbagliare, accetteremo la critica e faremo meglio la prossima volta.
 

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