L'EVENTO

Disconnect day, abbandonare gli smartphone per un giorno è possibile. L’esperto: “Ecco perché serve il digital detox”

Alterazione del sonno, disturbi dell’attenzione, socialità alterata, depressione: questi gli effetti dell’abuso del digitale su bambini e adolescenti. Per ritrovare un equilibrio, arriva la proposta del Disconnect Day: 24 ore di "disintossicazione" per genitori e figli

© ufficio-stampa

Troppo tempo passato con i device digitali può fare male alla salute. Così, senza esserne consapevoli, molte famiglie in questo momento sono alle prese con gli effetti collaterali delle nuove tecnologie. Dalla constatazione di questa emergenza, nasce la sfida dello psicoterapeuta Giuseppe Lavenia, e dell’Associazione Nazionale ‘Di.Te.’, di cui è presidente: provare a staccarsi dallo smartphone e, più in generale dal digitale, per un giorno. Appuntamento il 6 maggio, quando andrà in scena a Fabriano - nelle Marche - la seconda edizione del ‘Disconnect Day’, la prima dalla fine della pandemia. Una giornata interamente dedicata alla ‘disconnessione’, con smartphone e tablet chiusi, letteralmente, in un scatola. L’appuntamento non è solo un momento di detox digitale ma intende far riflettere sull’utilizzo della rete, e sui rischi cui vengono esposti i più giovani.

Una giornata senza tecnologia

Una ricerca svolta dalla stessa ‘Di.Te.’, d’altronde, lascia pochi dubbi: nei primi 4 anni di vita dei bambini, oltre il 50% dei genitori li svezza con un device in mano. Pratiche malsane come questa possono inficiare prepotentemente la crescita di ragazze e ragazzi che, soprattutto in età adolescenziale, rischiano di sviluppare una vera e propria dipendenza dagli smartphone e dal web in generale. Il Disconnect Day nasce proprio per rispondere a questo disagio così diffuso. Una giornata per staccare la spina, condita da numerosi eventi pensati per tutte le età: incontri, laboratori e talk orientati al dibattito sulle moderne tecnologie. L’unica regola - valida per tutti - è quella di spegnere tutti i dispositivi e lasciarli nelle apposite buste consegnate dagli info-point situati in città. Proprio Giuseppe Lavenia, intervistato da Skuola.net, si è soffermato sull’importanza di questa giornata e sulla necessità di dare rilievo a una cultura del benessere digitale che, almeno in Italia, stenta ancora a prendere forma.

Nei paesi occidentali si sta registrando, nell'ultimo decennio, un aumento del numero di casi di depressione e suicidio tra gli adolescenti. Alcuni studi lo correlano alla diffusione massiva delle piattaforme social in questa fascia d'età. E' una tesi che trova riscontro nella sua esperienza?

“Non esiste una correlazione netta. Sappiamo che il suicidio ha cause multifattoriali. Quello che sappiamo è l’aumento del tasso dei suicidi: nella fascia di età tra i 9 e 19 anni la seconda causa di morte è proprio il suicidio. Ci sono delle ricerche che ci dicono però che i disturbi dell’umore aumentano con il solo utilizzo dei social network. Proprio perché in queste fasce adolescenziali, mettermi in confronto con gli altri e vederli più belli e carini - anche grazie ai filtri - mi porta a non volermi far vedere nel mondo reale e preferire il mondo offline. Naturalmente questo genera anche competizione e può portare difficoltà emotive e, in alcuni casi, a situazioni estreme, come quella di non sentirsi all’altezza e quindi la conseguente scelta di togliersi la vita. Un altro grosso rischio collegato allo smartphone, e alla rete in particolare, soprattutto negli adolescenti - che dobbiamo ricordarci, hanno problemi a controllare gli impulsi perché fino ai 21 anni il loro sistema limbico non è ancora formato - è quello delle challenge, dove ahimé molti rischiano la vita. O anche la situazioni legate al ciukinismo e al cyberbullismo”.

Anche nella fase della vita immediatamente precedente, mettere in mano uno smartphone ai bambini può comportare dei rischi?

“Ai bambini non andrebbe mai dato uno smartphone almeno nei primi tre anni di vita. Molte ricerche ci dicono che un bambino esposto ad uno schermo passivo nei primi 24 mesi di vita, per un’ora e mezza, corre un rischio dieci volte superiore di sviluppare un disturbo dell’attenzione a 7 anni, o un disturbo della socialità a 5 anni, nel 30% dei casi. Lo smartphone comporta dei rischi perché obbliga i bambini ad abituarsi allo stimolo ‘risposta’ - il bambino con internet ha sempre risposte immediate, quindi si nutre di gratificazione istantanea - e non acquisisce la capacità di gestire la frustrazione. Se io abituo un bambino ad avere sempre una risposta, oppure come sentiamo spesso, lo abituo a mangiare e dormire con lo smartphone, creo delle associazioni sbagliate che portano a rischi importanti. Nei bambini ad esempio c’è il rischio di sballare il ciclo sonno-veglia, e sono in aumento i disturbi del comportamento alimentare. Lo smartphone ai bambini non andrebbe mai dato ma, come sappiamo, circa il 40% dei genitori ‘svezza’ il bambino con lo smartphone davanti gli occhi”.

Perché "disconnettersi" può essere la soluzione a questi problemi? Come e in che modo? Tenendo conto che viviamo in un mondo in cui il digitale sembra imprescindibile…

“La disconnessione può essere una soluzione perché noi siamo esseri sociali non ‘social’. Soprattutto in un momento in cui l’intelligenza artificiale sta arrivando in maniera - oserei dire - prepotente. Ma la nostra mente ha bisogno di tempi più lunghi per adattarsi al cambiamento rispetto alla velocità della tecnologia. Disconnettersi è importante: avere una giornata che lo ricordi è fondamentale perché crea nell’opinione pubblica la convinzione della necessità di momenti di detox. La disconnessione è importante in generale perché ti permette di riappropriarti di quello che è intorno a te: delle persone care, dei tuoi momenti di libertà, del tuo diritto alla disconnessione”.

Può raccontarci che tipo di esperienza di disconnessione proponete alle famiglie?

“Durante il Disconnect Day, vengono sigillati i cellulari all’ingresso degli info-point, collocati nelle aree del centro storico di Fabriano. Ci sono attività per tutte le età, da 0 a 99 anni. Abbiamo molte attività per bambini, come la caccia al tesoro per riscoprire il territorio; il cruciverba per acquisire consapevolezza rispetto ai termini che utilizzano i nostri ragazzi; ci sono talk tematici a teatro con Roberta Bruzzone sui lati oscuri del cyber spazio e dei social network. Ci sarà la proiezione del film ‘Il Ragazzaccio’ che ci farà ragionare sul tema del Covid e della didattica a distanza e sulle situazioni legate al bullismo. Tante attività dedicate agli adolescenti, sempre a teatro, sull’utilizzo consapevole della tecnologia, sul bisogno di un patentino digitale. E una miriade di laboratori che vanno dalla cura del corpo al virtuale”.