Da una parte la crescente domanda delle imprese, dall'altro la mancanza di figure specializzate. In mezzo, un mare di opportunità lavorative che, tuttavia, non sono alla portata di tutti. E' la paradossale situazione che sta vivendo il mercato del lavoro italiano, contraddistinto in quest'epoca dal disallineamento tra domanda e offerta di lavoro. A disegnare questo scenario è una ricerca condotta dal Centro Studi di "Distretto Italia", progetto del Consorzio ELIS, promosso nell'ambito della presidenza di Autostrade per l'Italia e che si avvale del sostegno delle grandi imprese italiane con l’obiettivo di favorire il dialogo tra imprese, scuole e università.
Dall'indagine emerge, infatti, una fotografia in chiaroscuro circa le attuali condizioni del mondo del lavoro. Ma, volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, in Italia il lavoro ci sarebbe pure. A scarseggiare sono i professionisti qualificati. Come spiega Gregorio Moretti, Responsabile Organizzazione, Sviluppo e Corporate Università di Autostrade per l’Italia, e uno dei responsabili della ricerca, in questo contesto “il grande assente è il sapere”, specie quello affine ai mestieri tecnici: ingegneri e informatici sono rari di questi tempi. Un dato che, per forza di cose, si scontra con le richieste delle imprese, alla costante ricerca di professionisti sempre più specializzati.
L'impegno negli studi è il primo passo verso la ricerca del lavoro
L'analisi condotta dal Centro Studi di “Distretto Italia” ha indagato proprio sulla condizione del mercato del lavoro, portando a galla alcune criticità che tirano in ballo anche la scuola. Più è basso il livello d'istruzione, più si hanno poche chance di trovare un impiego. Nulla di nuovo sotto il sole e, anzi, le parole di Moretti - intervistato da Skuola.net - confermano ancora una volta l'utilità delle Prove INVALSI, che ogni anno ci regalano una precisa istantanea del sistema scolastico.
Qual è, attualmente, lo stato di salute del nostro mercato del lavoro secondo?
"Usando una battuta, si potrebbe dire che il paziente è talmente vivo che rischia di morire. I dati dimostrano che il tasso di disoccupazione è ai minimi e, tolta la parentesi del COVID, cala su scala nazionale strutturalmente ormai da anni. Stessa cosa si può dire per gli occupati che crescono costantemente. Inoltre abbondano le posizioni vacanti e quindi c’è spazio ancora per molti occupati. In apparenza si potrebbe pensare che siano dati positivi. In effetti lo sono, ma nascondono il vero problema del nostro mercato del lavoro: l’efficienza. Da oltre un decennio la curva di Beveridge (che misura la facilità con la quale vengono coperte le posizioni vacanti) registra un costante irrigidimento: più diminuisce la disoccupazione più continuano a salire le posizioni vacanti. Quindi in sintesi il lavoro c’è, ma non è per tutti".
Quali sono i pezzi mancanti del puzzle? Ovvero i laureati e i diplomati estremamente “rari”?
"I dati, ancora una volta, ci dimostrano che le competenze richieste dalle nuove posizioni sul mercato del lavoro sono sempre più distanti da quelle in possesso di chi il lavoro lo ricerca. Quindi il grande assente è proprio il sapere, inteso come la base indispensabile per svolgere un mestiere. Indubbio che più il sapere è tecnico, più viene ricercato. Ne risulta che occorrano ingegneri, informatici e diplomati tecnici in primis. Ma mancano anche carpentieri, artigiani, posatori. I mestieri manuali, quelli che si apprendono con l’esperienza unita allo studio, non attraggono le giovani generazioni. Secondo uno studio di Skuola.net commissionato da Amplia su migliaia di studenti, nove su dieci scartano a priori un lavoro manuale".
Dal Centro Studi emergono anche forti differenze territoriali, peraltro in linea con quanto emerge dalle Prove Invalsi…
"Se incrociamo i dati delle prove Invalsi con l’andamento dei tassi di disoccupazione e di “scoraggiamento” nella ricerca di lavoro emerge un quadro del tutto chiaro e del resto non sorprendente. Esiste una correlazione stretta tra livello di istruzione e lavoro: più sono bassi i risultati Invalsi in italiano e matematica, più aumentano i disoccupati e gli scoraggiati. Torna il tema del sapere come chiave di lettura del futuro. Senza solide basi di competenze sfugge la possibilità di trovare un’occupazione. Purtroppo i dati mostrano anche il peso delle condizioni socio-economiche abilitanti lo studio. Nelle Regioni del sud si registrano i valori più bassi per le prove Invalsi e di conseguenza tassi più alti di disoccupazione e scoraggiamento".
Le aziende che fanno parte di "Distretto Italia", quanti posti vacanti hanno in questo momento e di che tipo?
"Le aziende che hanno deciso di aderire a "Distretto Italia" hanno fatto una scelta di fondo: nessuno è in grado di vincere da solo sfide così grandi come la mancanza delle competenze necessarie a garantire il futuro del Paese. Occorre mettere insieme le forze, condividere le strategie e le necessità: in una parola, fare sistema. Parliamo di aziende in grado di segnare l’andamento di interi settori: Autostrade, Enel, Eni, Poste, Fincantieri, Ferrovie dello Stato, Open Fiber, Engineering, BNL, A2A e tante altre. Il progetto è nato pochi mesi fa e come primo passo, oltre ad analizzare il contesto del mercato del lavoro con il Centro Studi, queste aziende hanno messo a fattor comune il proprio fabbisogno professionale di breve periodo. Ne emergono oltre 10.000 posizioni ricercate. Quasi tutte riguardano mestieri che richiedono una base di competenza tecnica e un solido addestramento sul campo. Le più richieste sono i posatori di fibra ottica, i site manager (chi presidia i cantieri di lavoro), i programmatori software e gli impiantisti elettrici. Si tratta di esigenze diffuse su tutto il territorio e subito disponibili, offerte con contratti di lavoro solidi e stipendi competitivi. Distretto Italia ha già lanciato le prime quattro scuole per formare candidati interessati trasformare questi mestieri nel lavoro del loro futuro".