Il senso dell’orientamento non è una delle migliori virtù femminili. Anzi: leggere le mappe, ritrovare la strada o arrivare dritti alla meta è una prerogativa tutta maschile. Ecco uno degli stereotipi più radicati e duri a morire, sia tra le persone di sesso maschile che tra le stesse donne. In effetti, il gentil sesso sembra meno predisposto alla consapevolezza dello spazio: per spiegare questa apparente diseguaglianza di gender si è parlato di ataviche divisioni di ruoli tra i nostri antenati preistorici (le donne stavano nel villaggio a curare la prole mentre gli uomini andavano a caccia nelle foreste), di ormoni e addirittura di una diversa conformazione del cervello. La verità sembra un po’ diversa e legata soprattutto a un fatto di esercizio e di pratica.
È UNA QUESTIONE DI CERVELLO? - In passato si è ipotizzato addirittura l’esistenza di due “modelli” diversi per il cervello maschile e per quello femminile. Ora l’ipotesi è stata scientificamente scartata: il cervello è anatomicamente il medesimo per entrambi i sessi, anche se le caratteristiche personali e l’allenamento” possono portare al maggiore sviluppo di un’area rispetto all’altra. Resta però una oggettiva maggiore abilità maschile nell’affrontare compiti di orientamento nello spazio, come ruotare mentalmente figure geometriche o, più banalmente, interpretare una mappa e trovare la strada in un luogo complesso, come i corridoi di un ufficio pubblico di grandi dimensioni. Una maggiore difficoltà in questo genere di compiti da parte delle donne è stata confermata anche dalle misurazioni attraverso specifici test, e questo ha fatto nascere la convinzione che le ragazze siano meno adatte a intraprendere certi corsi di laurea e in seguito a professioni come l’ingegneria.
IL RUOLO DEGLI ORMONI - In passato si pensava che gli uomini avessero sviluppato le loro abilità spaziali all’alba dei tempi, grazie alle loro mansioni di caccia e ai compiti che li portavano a inoltrarsi nelle foreste, mente le donne si dedicavano alla cura del villaggio, senza troppo allontanarsi. Scartata questa ipotesi, gli studi scientifici hanno preso in considerazione il ruolo di alcuni ormoni, in particolare il testosterone. In effetti, uno studio effettuato su alcune bambine nate con una malattia congenita che causa una maggiore produzione di testosterone, l’ormone maschile per eccellenza, ha scoperto che queste erano più brave nei compiti spaziali rispetto alle sorelline nate senza il disturbo. Gli ultimi studi, però hanno concluso che il vantaggio maschile legato a cause biologiche sono davvero minime. A fare realmente la differenza è, invece, ancora una volta, il modo in cui vengono cresciuti ed educati i maschi e le femmine fin dall’infanzia: i bambini sono avviati ad attività che migliorano la loro percezione dello spazio, mentre le ragazzine sono avviate ad attività che sviluppano competenze diverse, tra cui quelle linguistiche.
SI PUÒ MIGLIORARE IL SENSO DELL’ORIENTAMENTO? – La risposta è, naturalmente, sì. Per migliorare il nostro senso dell’orientamento la prima regola da seguire è esercitarlo con regolarità. Lo ha dimostrato uno studio effettuato di recente sui taxisti londinesi: i guidatori che conoscevano a memoria le strade della città, e che non avevano bisogno di affidarsi alla tecnologia per arrivare a destinazione, avevano sviluppato più volume nell’ippocampo, la regione del cervello più direttamente coinvolta nella capacità di orientarsi. Alle stesse conclusioni è arrivata una docente universitaria Sheryl Sorby, una docente di ingegneria alla Ohio State University. Dopo essersi trovata sul punto di abbandonare il corso di studi per le difficoltà incontrate in un corso di geometria, ritenuto invece piuttosto facile dai suoi colleghi maschi e da lei superato intensificando gli esercizi e lo studio, la Sorby ha scoperto che quello stesso corso creava problemi a molte altre studentesse. Bastava però un breve supplemento di esercizio mirato perché le allieve colmassero l'apparente svantaggio rispetto ai compagni maschi. Insomma: se le donne hanno davvero più difficoltà a orientarsi, con i giusti strumenti fanno presto a recuperare.
COME ESERCITARE IL SENSO DELL’ORIENTAMENTO – Non affidiamoci solo alla tecnologia: studiamo i nostri itinerari su una mappa, prima di partire, individuiamo dei punti di riferimento e poi cerchiamoli strada facendo, per capire dove ci troviamo senza dipendere interamente dal navigatore. Insomma, cerchiamo quando è possibile di cavarcela da soli.
- Non perdiamo occasione per esplorare nuovi percorsi e itinerari per recarci in luoghi che già conosciamo
- Se facciamo una passeggiata, cogliamo l’occasione per studiare un tracciato che non ci è familiare, memorizzandone i particolari per esercitare la nostra memoria visiva.
- Quando partiamo per un viaggio, studiamo il percorso su una mappa cartacea con i bambini, invitandoli poi a localizzare il punto in cui ci si trova ad esempio quando facciamo una sosta., per abituarli a leggere le carte e sviluppare il loro senso di consapevolezza spaziale.
- Concediamo ai bambini, quando le condizioni lo permettono, di esplorare un luogo da soli.
- Frequentiamo un corso di orienteering, lo sport che insegna e premia chi riesce a esplorare con sicurezza un territorio sconosciuto.