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"I (social) media che vorrei. Innovazione tecnologica, igiene digitale, tutela dei diritti": ecco l'Agenda digitale per i cinque anni di legislatura

"Offriamo a governo, istituzioni, enti, riflessioni, analisi, proposte da attuare nell'ambito dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza", spiega a Tgcom24 Ruben Razzante che ha curato il volume

Ufficio stampa

Nuovo umanesimo digitale sia l'imperativo su cui muoversi all'interno dei progetti del Pnrr legati alla Transizione digitale, "perché lo sviluppo digitale resti al servizio dell'uomo e non si ritorca contro". E' chiaro l'intento di Ruben Razzante, giornalista, studioso e docente di Diritto dell'informazione, di Diritto europeo dell'informazione e di Regole della comunicazione d'impresa all'Università Cattolica di Milano, che ha curato il volume "I (social) media che vorrei. Innovazione tecnologica, igiene digitale, tutela dei diritti" (FrancoAngeli). "Con me - spiega a Tgcom24 - altri 11 esperti hanno messo a disposizione il loro sapere nei diversi ambiti legati al progresso tecnologico per migliorare e far crescere la digitalizzazione. Un vero e proprio manifesto per il futuro della Rete".

Partendo dal titolo "I (social) media che vorrei. Innovazione tecnologica, igiene digitale, tutela dei diritti" si evince una continuità con "L'informazione che vorrei. La rete, le sfide attuali, le priorità future" del 2018 e con "La Rete che vorrei" del 2020. E' così?
"C'è sicuramente una continuità nel titolo dell'ultima opera con il volume del 2018 e con quello del 2020, ma c'è un'evoluzione nei concetti a seguito dei nuovi sviluppi tecnologici e non solo. In questo mi avvalgo dell'apporto di altri 11 esperti ( F. Arzarello, Economic and regulatory policy Manager, Meta; A. Barachini, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’Informazione e all’Editoria;  C. Bartoli, Presidente del Consiglio nazionale Ordine dei giornalisti; A. Butti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'Innovazione; M. Colasante, Government Affairs and Public Policy Manager, Google Italy;  I. Gabrielli, Direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni; C. Mandelli, Amministratore delegato di Mondadori Media S.p.A; V. Melilli, Responsabile del "Design Law department" Bugnion S.p.A; R. Natale, Direttore di Rai Per la Sostenibilità, ESG; G. Nieri, Direttore divisione Affari Istituzionali, Legali e Analisi Strategiche di Mediaset e P. Stanzione, Presidente dell'Autorità Garante per la protezione dei dati personali), che approfondiscono, ciascuno nel suo ambito di operatività, gli aspetti legati all'evoluzione del digitale nella vita delle persone, delle società, degli Stati".

Quale evoluzione nei concetti, dunque?
"Se nel 2018, per la prima volta, mettevo in guardia dalle fake news, queste si sono trasformate in una vera e propria emergenza durante la pandemia di Covid. In quelle circostanze, abbiamo cambiato il nostro modo di relazionarci con il mondo, c'è stato un incremento dell'uso della Rete, si è moltiplicata la nostra presenza online e sono aumentati esponenzialmente i pericoli informatici in cui cadere, come furti e truffe digitali, perché nel contempo abbiamo abbassato le nostre difese e la nostra attenzione. Inoltre, ultimi protagonisti di questi giorni sono il metaverso e l'intelligenza artificiale. La sfida del futuro? Riscoprire il valore, anche economico, dei nostri dati personali che oggi con troppa leggerezza cediamo gratis ai colossi del Web". 

Da qui l'esigenza di dare alle stampe questo volume?
"Come ogni anno per FrancoAngeli pubblico le novità nel mondo dei media e della Rete dal punto di vista giuridico, tecnologico, sociologico. Nello specifico sono stati  due i motivi ispiratori di quest'ultimo volume. Il primo è il Pnrr, grossa spinta alla digitalizzazione del Paese: il libro fotografa per le imprese progetti raccontati da chi li attuerà e chi ne beneficerà. Il secondo motivo ispiratore è l' urgenza di proteggere la nostra identità digitale, che mettiamo facilmente in pasto a predatori della Rete".

Centrale diventa così l'igiene digitale, spesso considerata un dovere civico che viene accostata alla tutela dei diritti. Quali i doveri, quali i diritti nel mondo online?
"Celebriamo la libertà di esprimerci sul Web, ma dimentichiamo troppo facilmente che abbiamo anche delle responsabilità nel Web. E l'igiene digitale mette al centro la persona e deve essere l'ingrediente del Nuovo Umanesimo Digitale. Si parla tanto di metaverso, intelligenza artificiale, ma le persone sono chiamate ad essere protagoniste della Rete, non ne devono diventare schiave".

Come fare nel contesto in cui ci muoviamo?
"Diventa importante, come sostengo da tempo, creare un coro polifonico con tutti i player del settore, giornalisti, giuristi, colossi del Web, utenti, rappresentativo di tutte le anime e identità che popolano l'ecosistema mediale per offrire ai decisori istituzionali un'analisi non superficiale per valutare possibili interventi legislativi e nuove linee guida finalizzate a governare al meglio gli urti dei cambiamenti indotti dalla digitalizzazione. Diventa fondamentale, per esempio, che i colossi del Web, nel rivendicare il diritto di profilare gli utenti, per i propri profitti, si preoccupino nel contempo di proteggere sempre più i diritti degli utenti. Gli utenti, a loro volta, devono dare maggiore valore ai loro dati. Il valore del dato, come detto, è anche economico".

Ufficio stampa

Questo saggio si può definire un manuale d'istruzione per la Rete?
"Lo definisco l'Agenda digitale di questa legislatura: offriamo a governo, istituzioni, enti, riflessioni, analisi, proposte da attuare durante i prossimi cinque anni anche nell'ambito dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza sulla transizione digitale. Il fine è migliorare e far crescere la digitalizzazione in Italia".

Una sorta di manifesto?
"Ecco, un manifesto per il futuro della Rete. Con impegni futuri da attuare".

I social media sono per loro natura trasversali, si muovono su diversi livelli, interessano diverse fasce d'età; si può dire che ogni fascia d'età della popolazione ha il suo e, spesso, tra loro, queste piattaforme non si parlano, sono concorrenziali, settoriali. C'è un unico modo per "maneggiarli con cura"?
"Ci sono delle norme pratiche generali da osservare. Come utenti dobbiamo essere più gelosi della nostra privacy e fare così un uso più responsabile dei nostri dati. Il consiglio è di pubblicare sui social media solo ciò che è indispensabile e contiamo fino a tre prima di farlo. Le nostre opinioni possono cambiare nel tempo; quelle espresse nei post e nei commenti, invece, restano immutate e sempre esposte. Oggi molte categorie professionali, come i giornalisti, gli avvocati, si sono date dei codici deontologici per vivere in modo responsabile la loro presenza sui social media. Alcuni principi dovrebbero valere per tutti".

Benefici e svantaggi dell'uso dei social media nel lavoro giornalistico.
"I social media sono riconosciuti a tutti gli effetti fonti giornalistiche. E l'incremento delle fonti è sicuramente un beneficio per gli addetti ai lavori. Ma se è vero che post sui profili ufficiali delle istituzioni vanno considerati alla stregua di comunicati stampa, i profili degli utenti comuni hanno contenuti che vanno comunque verificati per non peggiorare la qualità dell'informazione. Tutto messo nero su bianco nel Testo unico dei doveri del giornalista, in vigore dal 2016".

Qual è il messaggio finale?
"Le nuove frontiere del digitale non possono essere subite da uomini, società, Stati, ma devono essere governate da uomini, società e Stati. Perché lo sviluppo digitale deve essere al servizio dell'uomo e non gli si deve ritorcere contro".

I (social) media che vorrei. Innovazione tecnologica, igiene digitale, tutela dei diritti
a cura di Ruben Razzante
FrancoAngeli
PP 172
€ 18

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