AL MANZONI DI MILANO

Carlo Buccirosso, tra risate e mistero: "Con un giallo metto i social sul banco degli imputati"

Al teatro Manzoni di Milano è in scena dal 2 al 14 maggio "L'erba del vicino è sempre più verde". Tgcom24 ha sentito l'attore e regista

di Massimo Longoni

© Gilda Valenza

Carlo Buccirosso porta a Milano il suo "L'erba del vicino è sempre più verde". In scena dal 2 al 14 maggio al teatro Manzoni, la pièce è un giallo in cui si ride molto o, se si preferisce, una commedia venata di mistero. Con un grande modello: Alfred Hitchcock. Un meccanismo perfetto per mettere alla berlina un male dei nostri tempi. "Ritengo che il tema vero della pièce sia quello dei social - spiega Buccirosso a Tgcom24 -. Fanno perdere l'equilibrio della propria vita. Si pensa che gli altri abbiano chissà che cosa e inseguendo dei miraggi si perde il contatto con la propria vita".

Carlo Buccirosso è autore, regista e protagonista di questa nuova commedia che si muove tra risate e suspense. Un irreprensibile funzionario di banca, da tempo in crisi matrimoniale, vive un momento di profonda insoddisfazione. In continua spasmodica ricerca di libertà e di nuove esperienze di vita, si ritroverà presto soggiogato dalla sindrome dell’erba del vicino. E se quel senso di attrazione verso colui che è diverso da te e che riesce in tutto più di te si trasformasse in un’irrefrenabile follia omicida? Uno spettacolo travolgente, carico di mistero e ironia, che ci terrà con il fiato sospeso!. "E' Tutto fatto in casa. Non è che non ami i classici, vedo un’inflazione, non sono soddisfatto. Li fanno in troppi. Facendo testi propri, ho avuto questo dono dal Signore. Poter scrivere e dire delle cose a una massa di persone enorme come quella teatrale è un privilegio".

Come è nata questa commedia?

A volte parto dal titolo. E’ un giallo ma anche una commedia come anche la precedente che era nata da un mio proposito: avevo detto che avrei voluto scrivere un giallo che intitolato “colpo di scena”, e così ho fatto. Quest’anno sono partito dall’input dall’avere un grande maestro del thriller che è Hitchcock, le cui sceneggiature erano favolose. Ce l’ho da quando ero bambino. Ogni suo personaggio era un libro scritto, anche i passaggi più frivoli sembravano dei capolavori. Ho provato a fare una commedia in cui tutti i personaggi dicessero qualcosa di interessante. E credo di esserci riuscito perché dopo due ore e dieci di spettacolo tutti ascoltano ancora in silenzio, perché c’è la voglia di scoprire come va a finire.

Da dove arriva questa passione per l'incrocio tra giallo e commedia che caratterizza le sue ultime opere?

Proprio da Hitchcock. Se tu guardi i suoi film ti rendi conto che in fondo sono delle commedie. Persino "Nodo alla gola", che inizia con due che strangolano un loro amico, è una commedia, dove c’è anche da ridere, c’è tensione ma anche un'ironia pazzesca. Perché non dovevo farlo anche io?
 

La commedia al di là del meccanismo giallo-comico, ha al centro l'invidia verso le vite degli altri. Una cosa molto diffusa oggi. 

Nel titolo c’è la spiegazione di tutto, ma anche uno dei proverbi più attuali. Con l’incursione dei social, hanno reso ancora più verde questo proverbio. Fanno allontanare dalla propria vita guardando quella degli altri credendo che sia più bella. I social siano il male di questo periodo. Io curo il mio profilo in maniera sana, leggerissima, non mi interessa avere più follower. Mi spiace che moltissimi guadagnino uno sproposito con quello che non è un mestiere.

Come è costruita la pièce?

Con una tecnica cinematografica: parto dall’ultima scena. C’è cadavere arrotolato in un tappeto, non si sa chi è e perché, e si torna indietro per scoprire la vicenda. La prima scena tra l'altro è di grande impatto: quando si apre il sipario appare la scena del crimine, il loft è completamente in disordine, un vero disastro. Poi il tmepo di un attimo di buio e si comincia con tutto a posto. Una magia teatrale.

Anche in questo il suo spettacolo si differenzia da quello che si vede oggi, dove spesso si tende andare al risparmio: un cast molto nutrito, una scenografia estremamente curata...

Io costo molto alla produzione, purtroppo oggi è vero che oggi il teatro non è più un affare. Ci provano a dirmi che è costata troppo. Non puoi fare meno attori? Avere una scena più facile? No, i miei personaggi sono tutti funzionali. Dal protagonista al fattorino. Un fattorino che bussa tre volte alla porta, un personaggio hitchcockiano. 

Quanto tempo ha impiegato per scrivere "L'erba del vicino è sempre più verde"?

Questa è la commedia che mi ha impegnato di più e ho dovuto rinunciare anche a un film. Me ne avevano proposti due, uno non mi piaceva l’altro sì ma non avrei avuto tempo. Ci ho messo quattro mesi e mezzo per scrivere questo spettacolo. Per me è una verifica ogni giorno. Quasi sempre quando mi alzo e scrivo rivedo qualcosa, ogni giorno riparto dalla prima pagina.

Dal suo debutto la commedia è cambiata in qualcosa?

Difficile che io abbia un ripensamento su qualcosa, è il pubblico che me lo fa avere. Soprattutto sulle cose comiche o su qualche passaggio che non è chiaro. Se un meccanismo comico non funziona e non serve alla storia io devo eliminarlo immediatamente. Le prime repliche sono tragiche perché devo stare in scena con l’orecchio alla platea, vedere gli attori come si comportano e seguire il mio personaggio. Però alla fine quando arriva l'applauso è una gioia che vale tre volte tanto.

Con Carlo Buccirosso sono in scena Maria Bolignano, Elvira Zingone, Peppe Miale, Fabrizio Milano, Donatella De Felice e Fiorella Zullo. Le scene sono di Gilda Cerullo e Renato Lori.