DICHIARAZIONI CONTROVERSE

Brasile, l'accusa di Lula: "I videogiochi insegnano ai bambini a uccidere"

Il presidente brasiliano si è scagliato apertamente contro il mondo dei videogame, definiti come "spazzatura"

© Ufficio stampa

La recente rielezione di Luiz Inácio Lula da Silva in Brasile, dopo anni critici trascorsi sotto la guida del leader di estrema destra Jair Bolsonaro, aveva portato il popolo sudamericano a guardare con rinnovata speranza al futuro, con una maggiore apertura verso settori emergenti come i videogame e nuove tecnologie. I giocatori brasiliani non si aspettavano tuttavia di essere presi di mira dal nuovo presidente, il quale ha recentemente affermato come i videogiochi siano così deleteri da insegnare a molti giovani come uccidere.

Il Brasile rappresenta una parte importante della comunità globale, con una popolazione che conta oltre 214 milioni di abitanti. Così, quando all'inizio dell'anno Lula è stato rieletto come presidente, il popolo sperava d'iniziare un nuovo corso all'insegna dell'armonia e della speranza.

Durante il suo discorso tenuto nel corso di una conferenza che affrontava il tema dell'odio e dell'ostilità sui social network (alla quale erano presenti, tra gli altri, ministri e governatori), Lula ha etichettato i videogiochi come violenti e non educativi, associandoli alla "morte" e affermando come nessuno di essi parli di "amore".

"Quando mio figlio ha quattro anni e piange, cosa faccio per lui? Prendo subito un tablet per farlo giocare", ha affermato il capo di stato riferendosi alle abitudini del figlio e ai suoi videogame preferiti. Lula ha proseguito dicendo che non c'è nessun gioco che parli di amore o educazione, ma che i giochi "insegnano ai bambini a uccidere", paragonando questa situazione alla Seconda Guerra Mondiale. Il presidente brasiliano sostiene che nei videogiochi la morte sia l'unico tema ricorrente e che suo figlio, il figlio di suo figlio e i nipoti di altre persone "passeranno molto tempo a giocare a questa spazzatura".

© Ufficio stampa

Parole davvero estreme che hanno scosso non solo la community dei giocatori sudamericani, ma hanno infiammato gli animi degli utenti di mezzo mondo.

Sebbene i discorsi d'odio continuino a essere perpetrati in ambito politico specialmente sui social network in modo ancora più feroce dai tempi della pandemia, sarebbe più opportuno non fare di tutta l'erba un fascio e, semmai, iniziare a inquadrare i videogiochi in modo più onesto, considerandoli come anche un mezzo di apprendimento, condivisione e terapia unico nel suo genere capace di aiutare sia i più piccoli, sia gli anziani.