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Meloni: "La frontiera del Mediterraneo è un problema europeo" | "Pnrr sfida per tutti, la priorità è non perdere soldi"

In una intervista a "Il Foglio" il premier conferma il sostegno italiano a Kiev: "Non mancherà mai, daremo tutta l'assistenza di cui ha bisogno"

Per Giorgia Meloni "il problema della frontiera sud del Mediterraneo non è solo dell'Italia ma dell'intera Europa. Nell'ultimo Consiglio europeo - ha detto il premier in un'intervista a "Il Foglio" - questo dato di realtà è emerso con chiarezza e abbiamo accolto con soddisfazione il dibattito per la qualità e le decisioni che sono maturate. Ho informato i partner europei e non solo ho trovato ascolto, ma piena collaborazione. Tutti ora sanno quali sono i problemi e le dimensioni della sfida. Non è più tempo di discutere, ma di agire", ha detto Meloni.

Il presidente del Consiglio ha parlato, nello specifico, della situazione in Tunisia, dove c'è "bisogno di una risposta urgente", dato che "i servizi ci dicono che una potenziale ondata di 900mila persone si prepara a sbarcare sulle coste dell'Europa". La Tunisia è uno stato che rischia il collasso economico e voglio ricordare a futura memoria che dalle città tunisine partirono le "primavere arabe" che una politica sbagliata di nation building ha poi trasformato in drammatici inverni", ha detto Meloni.

"Trafficanti esseri umani non possono decidere chi arriva in Italia"  "Il governo italiano continuerà a contrastare i trafficanti di esseri umani, salvando vite in mare, promuovendo gli ingressi legali e accogliendo chi ha davvero diritto alla protezione internazionale, costruendo un futuro in Africa", ha detto il presidente del Consiglio Giorgia Meloni. "L'immigrazione è un fenomeno che va regolato, non possiamo permettere che siano i trafficanti a scegliere chi arriva in Italia. Sono loro i primi nemici di chi può trovare accoglienza e ricostruire la propria vita in Italia", ha spiegato Meloni, secondo cui in questa direzione va il decreto flussi.

"E' nel quadro dell'interesse nazionale che ragioniamo, è la nostra bussola, questi piani di sviluppo economico e sociale non possono essere sabotati dalle bande di criminali che organizzano la tratta degli esseri umani. L'Ue ha dato una prima risposta alle nostre analisi e proposte: in soli due Consigli a Bruxelles, quello del 9 febbraio e quello del 23 marzo, siamo riusciti a far cambiare paradigma. Noi abbiamo chiuso l'era in cui l'Italia taceva", ha detto Meloni.

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Meloni: "Serve operazione aeronavale Ue per sorvegliare Mediterraneo"  "L'Unione europea deve dar vita a un'operazione navale e aerea per la sorveglianza del Mediterraneo centrale e orientale e il contrasto dei trafficanti di esseri umani", ha detto il presidente del Consiglio Giorgia Meloni a "Il Foglio". Una missione che, secondo Meloni, deve avvenire "in stretto coordinamento e appoggio con i Paesi di partenza, che a loro volta devono essere dotati di tutti i mezzi necessari per stroncare la tratta". Il presidente, inoltre, propone una "gestione comune dei rimpatri delle centinaia di migliaia di irregolari presenti sul territorio europeo". Secondo il presidente del Consiglio, "l'Ue deve disporre di una robusta capacità finanziaria per gli investimenti economici nel continente africano, i finanziamenti dovranno essere erogati sulla base di accordi vincolanti, misurabili per obiettivi e risultati, prima di tutto con gli stati che sono oggi le basi di partenza dei migranti e con i paesi più poveri". Infine, ma non meno importante, nella strategia proposta da Meloni c'è "una presenza capillare dell'Europa nella formazione, istruzione e ricerca per i giovani del continente africano".

 

"Il sostegno a Kiev va oltre il consenso"  "Rallentare l'azione a sostegno dell'Ucraina potrebbe "indebolire l'ordine liberale e rafforzare il potere e l'influenza globale di dittature, democrature e regimi autoritari": l'Europa non lo può permettere, è necessario "vincere la pace", sostiene Meloni. "E, per vincerla, dobbiamo sostenere l'Ucraina sul piano politico e militare con fermezza e saggezza", ha affermato Meloni, che si scaglia contro chi in Parlamento "agita la bandiera di una pace astratta" e accusa "il governo di trascinare l'Italia verso la guerra, di spendere soldi per le armi". "Niente di più falso, sbagliato e pericoloso per il nostro futuro", ha detto Meloni. "Chi parla genericamente di pace dimentica che c'è la guerra, ignora la realtà sul campo di battaglia, non è mai stato in Ucraina" e "pretende la resa non solo del valoroso popolo ucraino, ma anche la nostra", prosegue il presidente.

"Democrazia e libertà sono la conquista di ogni giorno. E il governo dell'Italia che ho l'onore di guidare può e deve essere protagonista", ha aggiunto Meloni. "Daremo all'Ucraina tutta l'assistenza di cui ha bisogno per esercitare il diritto alla legittima difesa, secondo quanto stabilisce la Carta delle Nazioni Unite, secondo quello che ci detta la nostra coscienza di europei, di italiani che amano e difendono la libertà", ha proseguito il presidente, secondo cui "non è una questione che si può sottoporre al consenso del momento, la sfida è immensamente più grande e chi pensa alle percentuali dei sondaggi spalanca solo le porte di una sottomissione all'aggressore". 

"Il Pnrr è una sfida per tutti, priorità è non perdere soldi"  "Il Pnrr è una sfida per tutti e ha una priorità principale rispetto a tutte le altre: non perdere soldi. Lo abbiamo ereditato dai precedenti governi e il tentativo di mettere sulle spalle del mio esecutivo il peso di scelte sbagliate e ritardi ha il fiato corto. Gli italiani sanno benissimo come stanno le cose", ha detto Meloni in riferimento al Pnrr, un piano che "soffre degli stessi problemi di altri strumenti concepiti prima del cambio dello scenario geopolitico. Siamo in un'economia di inflazione alta, rialzo dei tassi e guerra, non più di emergenza post pandemia". In merito alla revisione del Pnrr, Meloni spiega che "il negoziato è in corso" e che è "evidente che alcuni strumenti dell'Ue vadano aggiornati alla luce del nuovo scenario geopolitico".

Un discorso che vale per il Mes, "concepito quando eravamo in un altro mondo e nemmeno allora è stato utilizzato", spiega il presidente. "Si tratta di uno strumento, non di una religione, e gli strumenti devono essere aggiornati, utili ed efficaci. Se deve contrastare le crisi finanziarie, allora non solo è sottodimensionato ma soprattutto non serve allo scopo", ha detto Meloni. "Quanto al Patto di stabilità, se non sarà davvero nuovo, allora diventerà un altro problema e non la soluzione. Per questo si deve puntare alla crescita. Non sostengo che si debba rinunciare alla stabilità dei conti, anzi per noi è una priorità, ma chi sta fermo di solito non va da nessuna parte. Il Patto deve essere dinamico, flessibile, dare la possibilità di liberare il potenziale di ogni nazione in un mercato unico europeo", ha affermato il premier.

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