FUORI IL NUOVO ALBUM

Vinicio Capossela, "Tredici canzoni urgenti" nate come "conseguenza del momento storico che stiamo vivendo"

Il cantautore pubblica il nuovo album con tanti stili musicali e lo scopo di raccontare i tempi attuali

di Luca Freddi

© Jean-Philippe Pernot

Vinicio Capossela torna in scena con "Tredici canzoni urgenti", una raccolta di brani decisamente politici senza "le metafore e le allegorie" degli ultimi lavori, come lui stesso spiega in conferenza stampa. Il cantautore svela un'urgenza di parlare e di cantare di temi di stretta attualità, "una priorità individuale" attraverso testi che "sono diretta conseguenza del momento storico che stiamo vivendo". Ma anche un'urgenza musicale e sonora per un disco più diretto, ma polimorfo, che contiene molti strumenti, musicisti e ospiti alternando diverse forme, dalla folìa cinquecentesca al reggae and dub anni 90, ballate, waltz, jive e un cha cha cha. 

Anticipato dai brani "La crociata dei bambini", "La parte del torto" e dal nuovo estratto "All you can eat", "Tredici canzoni urgenti" è stato presentato in anteprima il 20 aprile al Conservatorio di Milano in uno speciale concerto con “archi, ance, ottoni, strumenti elettronici". "Per presentare un disco urgente abbiamo scelto la forma più urgente di tutte: eseguirlo in pubblico con tutti i musicisti coinvolti la sera prima dell'uscita, in una sala da musica senza orpelli", aveva raccontato.

Canzoni urgenti -

  Capossela ha spiegato il valore delle parole contenute nei brani, scritti fra febbraio e giugno del 2022, nati "dall'urgenza di interpretare e dare voce ai problemi più stringenti del momento storico che stiamo vivendo: la violenza di genere, la cattiva educazione alle emozioni, l'abbandono scolastico, la delega da parte degli adulti all'intrattenimento digitale in cui versa l'infanzia, la cultura usata come mezzo di separazione sociale, il carcere inteso come reclusione senza rieducazione, il parossismo consumistico generato dal capitalismo predatorio". 

Canzoni politiche -

  Capossela si è soffermato sul senso della politica: "Ci sono molti modi di essere politici, ma in realtà la politica è fare le cose più che parlarne. Alcune canzoni di rebetiko sono politiche anche se nelle canzoni non c'è neanche un riferimento politico". E si è speso intorno alla questione attuale della propaganda: "Quando la propaganda crea ad arte le 'emergenze', è necessario recuperare il rapporto con il reale e affrontare le 'urgenze', quelle vere, che affliggono la società umana. La narrazione del potere genera paura, per esempio dove è questa invasione di migranti?"

Le canzoni -

  Il disco contiene tredici brani, "un numero uscito casualmente ma una cifra che per i numerologi è simbolo del disordine, del caos e della necessità del cambiamento, che segue il dodici che è legato alla ciclicità, ovvero a un ordine". Capossela spiega che "tutto quello che ha originato questo caos è un senso di pericolo e disagio che viene fatto legare a un bene rifugio che sia solo una valutazione economica". L'album si apre infatti con il brano "Bene rifugio" che nella prima frase recita "Il mondo cade a pezzi" e come racconta il cantautore: "Il bene rifugia non deve essere solo quello deciso da Forbes. Credo che in tutto questo l'amore e la forza dell'amore è sempre rivoluzionaria e urgente in questo mondo costruito sul bene economico". 

Le canzoni dell'album sono state realizzate da un gruppo eterogeneo di persone, "sono episodi singoli seguiti da diversi produttori, in cui sono presenti da Cesare Malfatti a Mara Redeghieri, ma anche Margherita Vicario, Marc Ribot, ed eroi degli anni 90 come Raiz, Bunna e Oliver Skardi che non avrei mai pensato di vedere insieme in un pezzo mio".