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Super Mario Bros. 2: la strana storia del videogame di Nintendo

Uno dei best-seller per la console a 8-bit della casa di Kyoto nasce in modo decisamente particolare

Ufficio stampa

Con Super Mario Bros. Il Film che furoreggia nelle sale di tutto il mondo, quale momento migliore per citare uno dei capitoli più importanti della serie? Pensando al caro, vecchio NES, la console a 8-bit di Nintendo, non possiamo fare a meno di citare il gioco che l’ha accompagnata nei negozi, incluso nella confezione per buona parte dell’esistenza dell'acclamata piattaforma da gioco: Super Mario Bros., uno dei videogame più importanti (e venduti) della storia.

Non è lui però il protagonista di questo tuffo nel passato, bensì il seguito più o meno diretto: Super Mario Bros. 2, arrivato nei negozi italiani nell’aprile del 1989. In un periodo in cui la febbre dei seguiti era ancora sconosciuta l’arrivo di questo videogame rappresentava un vero e proprio evento, atteso da milioni di giocatori in tutto il mondo.

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Prima, però, tocca necessariamente tornare al 1986, quando Nintendo pubblicò in Giappone... Super Mario Bros. 2. No, non avete letto male: appena un anno dopo l’uscita di Super Mario Bros., infatti, l'azienda giapponese mise assieme un nuovo set di livelli dalla difficoltà decisamente elevata e li lanciò sul mercato giapponese piazzando un bel "2" dopo il titolo. Praticamente una sorta di espansione che tuttavia non fu molto apprezzata dalle sedi occidentali di Nintendo, che riteneva fondamentale la pubblicazione di un secondo capitolo di Mario per fare ulteriormente attecchire la sua console.

La soluzione arriva dal team SRD, partner di Nintendo, impegnato a creare un platform game intitolato Yume Kōjō: Doki Doki Panic da pubblicare sul dispositivo Family Computer Disk System per la versione giapponese di NES, conosciuto in patria con il nome di Famicom. Distribuito nel 1987, Doki Doki Panic fu "adocchiato" dal management occidentale di Nintendo con un’idea ben chiara in mente: trasformarlo in un nuovo capitolo di Super Mario.

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Ecco dunque che l’ambientazione orientaleggiante del gioco viene convertita nel Regno dei Funghi e i quattro protagonisti tramutati in Mario, Luigi, Peach e Toad. Fortunatamente il gioco di partenza era un platform game molto valido e, a modo suo, persino rivoluzionario, con quattro diversi protagonisti da selezionare (ciascuno dotato di abilità specifiche), un sistema di scorrimento multi-direzionale e un simpatico metodo di eliminazione di nemici basato sulla raccolta e il lancio di oggetti (sì, compresi i nemici stessi).

Tutti elementi che, una volta "rivestiti" con il nuovo tema, calzarono alla perfezione, grazie anche alla supervisione dell’immancabile Shigeru Miyamoto, papà di Super Mario. Come risultato ecco che prima negli Stati Uniti (1988) e poi in Europa viene lanciato Super Mario Bros. 2, tra l’acclamazione generale e uno scrosciante successo di pubblico.

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Il gioco fu così ben accolto che Nintendo decise di pubblicarlo anche in Giappone, stavolta col titolo di Super Mario Bros. USA. E il "loro" Super Mario Bros. 2? Beh, rimase inedito sul mercato occidentale fino al 1994, quando fu incluso nella raccolta Super Mario All-Stars per SNES con il nuovo sottotitolo The Lost Levels.

Oltre a vendere benissimo - diventando il quinto gioco più venduto di sempre per la console a 8-bit di Nintendo - Super Mario Bros. 2 ha contribuito a introdurre nel mondo di Super Mario alcuni elementi diventati poi canonici, come l'aspetto (e il "carattere") differente di Luigi (fino a quel momento rappresentato in modo del tutto identico al fratello Mario) e la presenza di alcuni nemici come l'inconfondibile "Tipo Timido" e la sua immancabile maschera bianca. Non male per un gioco nato dalla conversione di un altro platform game.

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