IL PROGETTO

"Adèss Pedala", Pinky fa rinascere le bici vintage che diventano opere d'arte

Il progetto è stato presentato alla Terrazza Martini di Milano, all'iniziativa hanno aderito tanti creativi: da Fabio Novembre ad Antonio Marras

© Ufficio stampa

Durante il lockdown una vecchia bicicletta materna Bianchi abbandonata in uno scantinato illumina la memoria di Rosangela Rossi, per tutti la Pinky del Plastic. Riemergono i ricordi, gli aneddoti e soprattutto la voglia di regalarle una nuova vita per farla pedalare verso il futuro. Nasce così l'ambizioso progetto "Adèss Pedala", che da un cortile di piazzale Lodi a Milano è arrivato fino alla Terrazza  Martini, luogo iconico della città della Madonnina, che ne ha ospitato la presentazione. Una intuizione, quella di recuperare le vecchie biciclette, che ha pian pianino coinvolto artisti e designer: da Fabio Novembre ad Antonio Marras, con il logo disegnato da Nicola Guiducci. E una unica parola d'ordine: sostenibilità, riciclo, e viaggiare sulle due ruote alla scoperta delle radici con nuove visioni.

"Ho voluto da subito restituire nuovo fulgore alla Bianchi materna - racconta Pinky - ripulendola e ridipingendola in un vibrante viola ciclamino e profondo verde bosco. Il primo laboratorio risale alla primavera del 2020, è il cortile della mia abitazione in zona Piazzale Lodi: un luogo poco attrezzato, ma soleggiato, dove ho fatto i primi esperimenti amatoriali grazie anche alla collaborazione dei vicini di casa".

Per poi conquistare le dimensioni di un’officina attrezzata e curata da Corrado Parodi, Giovanni Torrani, Gianni Cattaneo, Daniele Colombo e Ilaria Rossi. Dopo la Bianchi sono rinate anche due Grazielle restituite in stile full decoupage con fumetti tratti da Diabolik e da Paperino, L’Ariete d’Argento.

Nuove bici ma sempre e comunque vintage vengono ricercate con cura in vari contesti e ambienti: scovate in magazzini, riesumate da cortili dismessi, da depositi di periferia o da rimesse di abitazioni illustri. Pinky non le sceglie a caso; adotta comunque un criterio generoso, inclusivo. Le trasformazioni possono essere significative o minime: ripristinare la funzionalità più un colpo di cipria o teletrasportarle verso un’imprevedibile configurazione estetica.

Arrivano così le collaborazioni con amici, artisti e creativi chiamati a interpretare le logiche del progetto e a corrispondere con le proprie personali visioni e letture: Barbara Crivella, Duty Gorn, Daniele Innamorato, Gianluca Quaglia, Arte Vetraia, Antonio Marras, Fabio Novembre, Matteo Domenichetti, Uros Mihic, Max Villani e Nicola Guiducci. Dall'incontro con Milovan Farronato, critico e curatore d’arte contemporanea, nascono le applicazioni più scultoree e concettuali del progetto che coinvolge nuovi artisti. Nascono quindi le opere di Sergio Breviario, Alec O e Giulio Delvé.