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Francesca Gherardi: "Entrare in azienda? La miglior sfida che potessi cogliere"

Francesca Gherardi, HR Director di Pharma Line, si racconta ai lettori di Tgcom24

di Carlotta Tenneriello

Francesca, così giovane e già in un ruolo apicale in azienda: determinata fin da piccola?
Sono sempre stata volitiva e tenace, ma ho costantemente sentito molto forte il concetto di meritocrazia, un valore che mi ha accompagnato anche nella pratica sportiva, che ha sempre fatto parte di me. Una determinazione che hai espresso fin da subito, per esempio relativamente agli studi. Sono mantovana di origine, tuttavia quando si è trattato di iscrivermi alle scuole superiori ho deciso di allontanarmi e di andare in collegio a Milano. Ho sempre studiato tanto e l’Istituto delle Marcelline a Milano, un mix tra liceo classico e scientifico, sembrava essere adatto a me. La scelta del collegio, a dire il vero piuttosto singolare soprattutto perché avevo solo 13 anni, mi è stata trasmessa anche dal Prof. Bononi, a cui riconoscevo un percorso straordinario dall’infanzia fino all’età adulta, ma dettata comunque anche dalla carriera scolastica, particolarmente brillante fino alle medie, e dall’amore per il teatro, che ho poi abbandonato in seguito al mio trasferimento a Londra.

Il distacco da casa è stato difficile?

Ho potuto contare su genitori molto disponibili che mi hanno sempre sostenuto quindi, pur nella difficoltà di trovarmi in un ambiente nuovo, la lontananza non è stata un ostacolo almeno per i primi due anni, anzi direi che la nostalgia mi ha fortificato nel carattere. Quando ho iniziato, trascorrevo la settimana a Milano, ma poi il venerdì tornavo a casa per stare in famiglia e trascorrere con i miei il weekend. Successivamente, è cambiato tutto quando il mio carattere si stava fortificando eccessivamente, diciamo così: la lontananza e il non voler ammettere di sentire nostalgia, mi avevano fatta chiudere in una corazza, a cui si era aggiunta l’abitudine di mostrare sempre che “va tutto bene”. I miei genitori, tenuto conto oltretutto che il sabato scolastico avrebbe ulteriormente accorciato il weekend, sono riusciti infine a convincermi a rientrare qualche mese a casa, ritrovando un ambiente decisamente più accogliente e affettuoso.

Da qui la decisione di andare in Inghilterra.
Mio fratello viveva a Oxford e ho pensato di raggiungerlo: un'ottima opportunità per rafforzare il nostro legame, diventato poi sempre più stretto e solido, e per frequentare la scuola internazionale. Mi sono diplomata e poi ho proseguito con l’iscrizione all’università a Londra, cui ha fatto seguito la specializzazione a Milano dove nel frattempo ero tornata. 

Dall’università al mondo del lavoro: com’è andata?
Pur essendo cresciuta con il proposito di seguire le orme di mio padre e quindi affiancarlo in Pharma Line, quando è entrato in azienda mio fratello Alessandro ho abbandonato l’idea e ho iniziato a occuparmi di pubbliche relazioni e di organizzazione di eventi per una nota azienda leader nel food & beverage di lusso. Quando però mio fratello mi ha chiamato in azienda per lavorare insieme, ho fatto il mio ingresso in Pharma Line nel 2016, scelta che ad oggi reputo sia stata la miglior sfida che potessi cogliere.
 

Com’è stata l’accoglienza?
Devo dire che l'accoglienza è stata fantastica, pur sentendo forte l’ansia da prestazione (che fa parte di me), le aspettative, ma soprattutto per la voglia di dimostrare il mio valore al di là del cognome che porto. Ho iniziato occupandomi del canale export, che ho aperto io ed è stato il primo tassello che ho costruito, per poi passare al marketing e infine costruirmi il ruolo di HR Director, cioè di Direttore delle Risorse Umane. È una figura chiave per noi che puntiamo sulla crescita delle persone, un incarico che mi dà molta soddisfazione perché si tratta di qualcosa che sento particolarmente adatto a me. Ci tengo comunque a sottolineare quanto sia stato fantastico poter lavorare insieme ad Alessandro, intraprendere un percorso lavorativo in una realtà che già adoravo: non è stato semplice e ammetto che non sono mancato anche momenti di sconforto.
 

Qual è il segreto del successo di Pharma Line?
La storia dell’azienda e la sua mission innovativa hanno fatto sì che diventassimo un punto di riferimento per la classe medica: i nostri integratori alimentari garantiscono un’azione terapeutica precisa, e non siamo mai stati disposti a fare sconti sulla qualità. Grazie al senso di appartenenza che contraddistingue le nostre persone sul territorio, abbiamo costruito la nostra immagine passo dopo passo, e dal momento in cui abbiamo trasferito la sede principale da Mantova a Milano, iniziando anche lo sviluppo all’estero, abbiamo intrapreso un percorso di crescita ancora più evidente e ambizioso.

Ci stiamo avvicinando alla stagione estiva, quella delle vacanze e delle esposizioni al sole. Quali sono i prodotti Pharma Line più adatti in questo periodo?
Sicuramente la linea Venolen. Venolen plus in compresse, per gambe leggere e toniche, e il suo Venolen idrogel, con un affetto mentolato per rinfrescare la gambe a fine giornata. In farmacia sono particolarmente consigliati ora che tante signore si toglieranno le classiche calze contenitive… io personalmente lo prendo sempre tra maggio e settembre, e prima di qualsiasi volo per evitare di far gonfiare le gambe.

Worklife balance, se ne parla molto ultimamente.
Il fatto di essere donna nell’ambiente di lavoro l’ho sempre sentito ed è quasi superfluo sottolineare che sia difficile fare in modo che si riconosca la nostra professionalità. Ho sempre lavorato duramente senza risparmiarmi mai, però adesso che ho una relazione sentimentale stabile mi rendo conto che avere un corretto equilibrio tra vita privata e professionale può essere complicato. Anche riuscire a ricavare degli spazi per sé non è facile, per esempio praticare sport con costanza: io cerco di allenarmi in palestra almeno una volta al giorno in settimana, tenuto conto che l’attività fisica per me è importante.

Qualcosa di un po’ frivolo che ti riguarda?
Amo l’estetica in generale, sono una grande sostenitrice del “mens sana in corpore sano”, quindi mi prendo cura di me. Quanto all’abbigliamento, amo il tailleur che mi ha sempre dato forza, in abbinamento ai tacchi durante la settimana; nel weekend invece cambio pelle e la mia divisa diventano tuta e scarpe da ginnastica.

Un suggerimento alle ragazze che vogliono fare un percorso di carriera?
Non bisogna avere paura, ma lottare con forza facendo di tutto per riuscire, anche se – bisogna dirlo - i momenti difficili non mancano mai. Personalmente, mi sento una lottatrice e questo per me è l’unico modo per andare avanti: di paure ne ho sempre avute tante, ma ho sempre pensato che l’importante fosse farsi forza per superarle.
 

So che c’è una donna alla quale ti ispiri…
È mia mamma, una donna eccezionale che io ho soprannominato “Wonder Mommy” per la sua straordinaria capacità di organizzare, gestire e tenere tutto sotto controllo. Riesce a non perdere (quasi) mai la pazienza, ma anzi ad avere una grande propensione all’ascolto e al conforto, ed è lei che chiamo quando ho bisogno di confrontarmi e di sentirmi coccolata. Per me rappresenta un connubio semi perfetto di donna, mamma, lavoratrice: è per colpa sua se oggi penso che una donna possa fare tutto!