Napoli. Una città a misura (e piacere) di famiglie e giovanissimi, perfetta per week end di primavera, “paese d’ ‘o sole” come cantò per prima Lida Leda un secolo fa: Napoli è indimenticabile per i sapori (la pizza è suo simbolo internazionale), la storia, l’architettura, le leggende, fino al sentimento più partenopeo in assoluto, l’allegria.
L’itinerario dei nostri viaggiatori inizia dalla zona più caratteristica, Spaccanapoli, l’antico Decumano, una strada che vista dall’alto si presenta come una linea netta che “spacca” letteralmente la città in due fra nord e sud. Bancarelle e negozietti con statuette artigianali per il presepe esposte tutto l’anno, panni stesi al sole, cartocci di fritti d’autore da asporto in ogni ora della giornata. Ci muoviamo a piedi fra via Benedetto Croce, via San Biagio dei Librai per poi terminare in una parte di via Forcella. Tutt’intorno si snoda un reticolo di viuzze dove i piccini si imbattono in Pulcinella o Maradona, in pizzaiuoli con le mani in pasta e in irresistibili profumi di caffè o di dolcezze come il babà. Indirizziamo la rotta verso limoni veri e dipinti sulle scene bucoliche delle maioliche dei pilastri e delle sedute all’interno del Chiostro del trecentesco Complesso Monumentale di Santa Chiara, che ci trascina in un vortice di colori; lo stile gotico della chiesa contrasta piacevolmente con l’abbondanza di raffigurazioni oltre che sulle maioliche anche negli affreschi seicenteschi raffiguranti Santi, allegorie e scene dell’Antico Testamento sulle pareti del chiostro.
Non distante si trova l’emozionante “Cristo Velato” di Giuseppe Sanmartino, all’interno della Cappella Sansevero, al centro della navata, suggestiva e di grande impatto anche su chi non ha la passione per la scultura. Nella Cavea sotterranea della Cappella Sansevero c’è una sorpresa inquietante quanto interessante: all’interno di due bacheche si trovano le Macchine anatomiche, ovverosia gli scheletri di un uomo e di una donna in posizione eretta, con il sistema arterovenoso quasi perfettamente integro, realizzate dal medico palermitano Giuseppe Salerno. La leggenda nera raccontava che un nobile avesse fatto uccidere due servitori per poi imbalsamarli mediante un’iniezione di sostanza metallica; in realtà nei due corpi il sistema circolatorio è frutto di una ricostruzione effettuata con diversi materiali, tra cui cera d’api e coloranti.
Alla volta dell’oscurità: a pochi passi dalla piazzetta di San Gaetano si trova l’ingresso della Napoli Sotterranea, visitabile anche in poco più di un’ora, assolutamente avvincente per i piccoli. Dotati di torcia i giovani viaggiatori percorrono angusti cunicoli alla scoperta delle cisterne romane o lungo la Galleria Borbonica che consente di fare un tuffo nel Rinascimento e fino alla Seconda Guerra Mondiale, durante la quale molte persone trovavano qui rifugio in caso di bombardamenti. Chiedendo a una guida esperta si può scoprire (e vedere) un teatro nascosto: in Vico Cinquesanti si trovano esempi del cosiddetto “basso napoletano”, tipica essenziale abitazione composta da una sola camera sulla strada con sorpresa. Facendo scorrere il letto in una di queste case si apre una botola che conduce a locali dell’antico Teatro romano “di Nerone”, perché frequentato dall’imperatore.
Tornando verso il complesso monumentale di Santa Chiara si incontra Palazzo Tufarelli, una dimora nobile seicentesca, scale in pietra, stanze affrescate finemente con colori ora tenui ora intensi, soffitti altissimi con volte e capitelli, arredi antichi, parati originali, in elegante contrasto con il design contemporaneo, elementi che, tutti insieme, rendono questa casa il Boutique Hotel Santa Chiara di Les Collectionneurs: qui, saliti al piano nobile del palazzo, si prova la rara esperienza di vivere per qualche notte il lusso di un’epoca antica fra influenze degli Asburgo e dei Borboni (www.santachiarahotel.com). Una terrazza panoramica sui tetti poi domina il centro pulsante e permette un meraviglioso sguardo sul Golfo e sul Vesuvio. È sera e i profumi di pizza sono un richiamo irresistibile: Palazzo Petrucci Pizzeria in piazza San Domenico Maggiore è un ottimo recapito per la pizza tradizionale in un locale stile minimal perfetto per i più giovani. Oppure per assaporare la cucina del Tirreno e del Vesuvio bisogna affidarsi alla passione dello chef Lino Scarallo, al Palazzo Petrucci Ristorante sulla spiaggia di Villa Donn'Anna a Posillipo, la cui incantevole posizione esalta l’eccellenza stellata di questa cucina.
Camminiamo sul Lungomare, con lentezza, godendoci il magnifico profilo di Capri. Si arriva ad un altro simbolo di Napoli, Castel dell’Ovo, il più antico della città, che si erge sull’isolotto di tufo Megaride, spinto avanti nel bellissimo Golfo. Un’antica leggenda ne spiega il nome: il poeta Virgilio, che nel Medioevo aveva fama anche di mago, pare avesse nascosto nelle segrete del castello un uovo che reggeva in piedi l’intera fortezza; nel caso si fosse rotto avrebbe provocato non solo il crollo del castello, ma un destino rovinoso per tutta la città di Napoli. A poca distanza si trova il Mastio Angioino, castello medievale con torri merlate il cui nucleo risale al XIII secolo.
Tocca adesso a piazza del Plebiscito, l’immensa piazza (circa 25mila metri quadrati) che abbraccia tutti i viaggiatori con l’architettura sinuosa e accogliente del colonnato della Basilica reale pontificia di San Francesco di Paola; di fronte si trova il Palazzo Reale, una delle residenze usate dai Borbone di Napoli nel periodo del Regno delle Due Sicilie (come la Reggia di Caserta) e ottimamente conservato. Verrà spontaneo ai piccoli viaggiatori simulare d’essere nobili in giro per le sale lussuose (come lo studio e la sala del trono) e riccamente arredate, o salendo la scalinata imponente dell’ingresso o ancora affacciandosi alle grandi vetrate che danno sui giardini, e scegliendo poi di passeggiare fra gli straordinari giardini pensili detti del Belvedere perché vi si gode una vista aperta sul golfo di Napoli col Vesuvio sullo sfondo, sulla penisola sorrentina e sull’isola di Capri.