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Bomba a San Pietroburgo, ucciso il blogger nazionalista russo Tatarsky | Mosca lo omaggia e attacca l'Occidente: "Difende i giornalisti, ma ora tace"

L'esplosione, in un caffè del centro, ha causato anche 30 feriti. Il bar era appartenuto a Prigozhin, lo "chef di Putin". Fermata una giovane

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Una bomba è esplosa a San Pietroburgo, in un bar in pieno centro, uccidendo il noto blogger nazionalista e corrispondente di guerra russo Vladlen Tatarsky. L'esplosivo, oltre 200 grammi di Tnt, era nascosto dentro una statuetta che sarebbe stata portata nel locale da una ragazza, come regalo al blogger. La sospettata, la 26enne Darja Trepova, è stata fermata dai servizi di sicurezza russi. Oltre 30 le persone che sono rimaste ferite.

Il video di una telecamera di sorveglianza mostra la donna che entra nel caffè in cui è esplosa la bomba, tenendo tra le mani una scatola di cartone piuttosto voluminosa: abbastanza per contenere il busto regalato alla vittima.
 

Non escluso il "terrorismo"  Gli ufficiali russi del dipartimento investigativo criminale non escludono che Daria Trepova sia stata utilizzata per commettere un "atto terroristico". Lo ha detto a Rbk una fonte del ministero dell'Interno russo. "Forse non immaginava che la statuina contenesse un esplosivo", ha aggiunto la fonte, spiegando che la 26enne aveva avuto una corrispondenza con Tatarsky e partecipato a eventi del blogger. L'interlocutore di Rbc ha anche affermato che la polizia sta elaborando un elenco di partecipanti all'azione contro la guerra avvenuta nel febbraio 2022 vicino alla stazione di Gostiny Dvor a San Pietroburgo. Trepova vi aveva preso parte, ricevendo 10 giorni di arresto amministrativo.

L'omaggio del Cremlino, che attacca l'Occidente  Il ministero degli Esteri russo ha reso omaggio al blogger, scagliandosi contro i governi occidentali per non aver reagito all'attacco. Persone come Vladlen Tatarsky "sono difensori della verità", ha scritto su Telegram la portavoce del ministero Maria Zakharova, aggiungendo che la mancanza di reazione da parte dei governi occidentali "nonostante le loro preoccupazioni per il benessere dei giornalisti e della stampa libera parla da sola". 

Oltre mezzo milione di follower su Telegram  Tatarsky, il cui vero nome era Maxim Fomin, era seguitissimo sui social: aveva più di 560mila follower su Telegram. Era tra le centinaia di partecipanti alla sontuosa cerimonia organizzata dal Cremlino a settembre per proclamare l'annessione russa di quattro regioni parzialmente occupate dell'Ucraina. Un sito web di San Pietroburgo ha riportato che l'esplosione è avvenuta in un caffè che un tempo era appartenuto a Yevgeny Prigozhin, soprannominato "lo chef di Putin", il capo del gruppo Wagner.

Un anno fa il post al vetriolo  Un anno fa Tatarsky pubblicava un post al vetriolo su Telegram in cui criticava l'inefficienza delle forze armate russe in Ucraina: "Fino a quando non scopriremo il nome di questo genio militare che ha posizionato il battaglione tattico vicino al fiume, e lui non risponde pubblicamente di questo, non ci saranno riforme nell'esercito". Con una lunga esperienza di guerra nel Donbass dal 2014 al 2015, al fianco dei separatisti del Donetsk, l'agenzia Tass di lui ha detto che dall'inizio della guerra "analizzava quotidianamente il corso dell'operazione e dava consigli ai mobilitati". Ma in realtà non lesinava critiche ai comandi per gli insuccessi sul terreno. In particolare, nel post del maggio 2022 denunciava la sconfitta subita dai russi nella traversata fallita del fiume Seversky Donetsk. "L'offensiva nel Donbass - osservava - è ostacolata non solo dalla mancanza di informazioni efficaci dai droni ma anche dalla mancanza di generali di livello". 

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