Per l'influenza quest'anno c'è stato "il picco" con "il numero complessivo di casi più alto da quando esiste la rete di sorveglianza InfluNet, istituita nel 2000". Lo dice Antonino Bella, responsabile scientifico del sistema, che fa capo all'Istituto superiore di sanità, precisando che il fenomeno potrebbe essere legato alla situazione creatasi con la pandemia. Dopo due anni con scarsa circolazione dei virus influenzali infatti, ora "una larga fetta della popolazione era suscettibile all'infezione". Ad oggi si contano oltre 12 milioni di casi.
Picco precoce -
La stagione, spiegano all'Iss, è stata peculiare sotto diversi punti di vista. "A differenza degli altri anni, in cui il numero massimo di casi si raggiunge di solito a fine gennaio, il picco quest'anno è stato precoce, prima di Natale, tra la 49esima e la 50esima settimana dell'anno - spiega Bella -. Inoltre ha raggiunto tassi molto elevati. Questa caratteristica per certi aspetti rende simile la stagione attuale a quella del 2009-2010, l'anno della pandemia da 'suina', quando si registrò un picco molto intenso intorno a novembre".
Numero altissimo di casi -
Altra caratteristica di questa stagione influenzale è stato il numero altissimo di casi complessivi, oltre 12 milioni fino a questo momento. A contribuire a questo fenomeno è stata anche una discesa molto lenta della curva. "Lo stiamo osservando tutt'ora - chiarisce Bella -. Rispetto ad altre stagioni in cui, dopo il picco, si verifica in genere un repentino calo dei casi, quest'anno la curva sta scendendo molto lentamente, con veri e propri periodi di stasi".
Effetto pandemia -
L'esperto spiega poi il fenomeno con l'effetto pandemia. "Per due anni non c'è stata circolazione dei virus influenzali e quindi una larga fetta della popolazione era suscettibile all'infezione. C'era inoltre una parte della popolazione - i bambini molto piccoli - che non aveva mai conosciuto questi virus: sicuramente anche loro hanno contribuito in maniera determinante alla diffusione dei contagi".