Ballare: perché fa bene e dovremmo farlo più spesso
È una forma di sano movimento da praticare a tutte le età: stimola il cervello, la socialità e il buon umore
Ballare: tutti i benefici della danza
Ballare è un’attività insieme fisica e mentale, capace di coinvolgere contemporaneamente i muscoli e il cervello; mentre ci abbandoniamo al ritmo della musica, miglioriamo il senso dell’equilibrio e della coordinazione, siamo più inclini a fare nuove amicizie, e ci predisponiamo addirittura all’”acchiappo”. Tutto questo senza neppure accorgercene. Non solo: gli scienziati spiegano che tutte queste caratteristiche del ballo hanno favorito l’evoluzione della specie umana e che tutti dovremmo ballare di più, qualsiasi sia la nostra età.
LA SCIENZA – Anche la scienza ci invita a ballare di più e più spesso. Oltre a esercitare la muscolatura, il senso dell’equilibrio e la coordinazione nei movimenti, la danza contribuisce a conservare la giovinezza molto più di molte altre attività, compresi il ciclismo, la lettura e il nuoto. Ballare, infatti, richiede un certo lavoro muscolare, ma anche un’interazione sociale e un lavoro della memoria particolarmente utili nel mantenere vivo il nostro spirito e quindi a conservarci giovani. Proprio il fatto di ballare insieme ha avuto un ruolo importante nell’ evoluzione della specie umana: se è vero che non solo gli uomini, ma anche alcune specie animali, tendono a muoversi a tempo quando sentono una musica, è vero anche che il fatto di ballare insieme ad altri, cioè coordinando i propri movimenti con quelli di altri soggetti, è una prerogativa solo umana. Secondo l'antropologa americana Sarah Blaffer Hrdy, l'uomo ha sviluppato questa abilità nel lontano Pleistocene, ossia tra 1,8 milioni e 10 mila anni fa: in questa fase dell'evoluzione umana, i piccoli, per farsi allattare, dovevano adeguare i propri movimenti a quelli della madre o delle donne che a turno si occupavano collettivamente dei neonati, in una sorta di ancestrale ballo di coppia. Il ballo ha sempre avuto un significato rituale e sociale, con lo scopo, probabilmente, di cementare il senso di appartenenza al gruppo.
TENERE IL TEMPO – Lo sappiamo bene: quasi nessuno riesce a restare fermo quando ascolta un brano musicale, specie se questo è ben ritmato. Uno studio, realizzato in proposito dall’università di Oslo, ha confermato che basta ascoltare il semplice battito di un metronomo per essere spinti a segnare in qualche modo il tempo, muovendo un piede, un dito della mano o semplicemente facendo oscillare inavvertitamente la testa. L’impatto della musica è tanto più intenso quanto più siamo concentrati nell’ascolto, ad esempio se adoperiamo una cuffia che ci isola dai suoni circostanti, e ancora di più se chiudiamo gli occhi, escludendo quindi gli stimoli visivi.
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