Women Power

Erika De Santi: "Mai tenere le idee nel cassetto"

Erika De Santi, Co-founder & International Expansion Director di WeRoad, si racconta ai lettori di Tgcom24

di Carlotta Tenneriello

Erika, così giovane e così intraprendente: essere volitiva è sempre stata una tua caratteristica?

Più che volitiva mi definisco curiosa, ambiziosa e appassionata. Cerco sempre d'imparare dalle difficoltà e, davanti a ogni nuova sfida che si presenta, seguo un approccio imprenditoriale e proattivo. Ciò che mi piace di più del mio lavoro è la possibilità di essere creativa e innovativa nella creazione di nuovi progetti e di poter usare la mia fantasia per dare vita a nuove idee. Una delle cose di cui vado più fiera, però, è quella di essere riuscita a mettere insieme un team forte e motivato, che condivide la mia stessa passione.

 
Il tuo sogno nel cassetto da piccola era…
Da piccola amavo soprattutto due cose: la pallavolo e la lettura, perciò i miei sogni nel cassetto erano diventare una pallavolista professionista oppure vivere di letteratura. Oggi continuo ad apprezzare questi interessi e cerco di coltivarli nel mio tempo libero. Tuttavia, mi sono sempre piaciute anche le lingue straniere: il sogno di viaggiare per il mondo, in lungo e in largo, mi ha sempre accompagnata nel corso degli anni. Ho sempre desiderato conoscere culture lontane e modi di vita diversi dai miei. 

La passione per i viaggi è nel tuo DNA.

È così, posso dire che fa proprio parte di me. A vent’anni ho mollato tutto per trasferirmi a Londra e da quel momento ho cercato di fare in modo che il viaggio diventasse il mio lavoro. Ci sono riuscita con WeRoad, che mi permette non solo di viaggiare in prima persona, ma di far viaggiare migliaia di persone in tutta Europa e nel mondo. Una cosa che ancora non sono riuscita a fare, però, è quella di prendermi un anno sabbatico per girare il mondo da backpacker, cioè zaino in spalla… ma prima o poi lo farò! 

 
Sei un’esperta conoscitrice del mondo anglosassone: cosa apprezzi e cosa invece non hai mai sopportato?

Del Regno Unito amo la multiculturalità che si respira, specialmente a Londra (che è in assoluto la mia città preferita). Poi come non citare la ricca cultura musicale, teatrale e letteraria inglese? Tuttavia, ci sono alcune cose che non mi piacciono, come l'essere troppo politically correct e giudicanti e spesso fin troppo distaccati. Una cosa curiosa è che, durante la mia esperienza in UK, mi sono resa conto di essere molto più latina di quanto immaginassi, sia dal punto di vista caratteriale (il mio lato passionale, creativo e rumoroso) che culturale (con la mia proattività e il mio approccio imprenditoriale), un modo di essere che mi ha portato a un certo scontro con il modo di fare britannico, che è stato tuttavia molto interessante da esplorare.

WeRoad è la tua azienda: mi racconti com’è nata?

Tutto è nato con l’incontro con Paolo De Nadai e Fabio Bin, due millennial in cerca di compagni di viaggio: nessuno degli amici poteva partire con loro nelle date e destinazioni che avevano programmato, e alcuni di essi semplicemente preferivano viaggiare con la propria dolce metà. Decisero quindi di partire con un’agenzia che organizzava viaggi di gruppo; una volta rientrati da questa esperienza, hanno pensato di portare lo stesso modello di “viaggio di gruppo” anche in Italia, focalizzandosi però su un target ben definito, quello dei giovani tra i 25 e i 45 anni, e sulla figura del coordinatore di viaggio diretto, senza intermediari. WeRoad è stata quindi fondata con l'obiettivo di fornire un'esperienza di viaggio autentica, senza la necessità di organizzarsi da soli, offrendo una soluzione ideale per chi non ha compagni di viaggio disponibili o per chi preferisce viaggiare in compagnia di persone con interessi simili ai propri. Io sono salita a bordo del progetto per guidarne la crescita come Project Manager, dal momento che sposavo appieno le necessità di Fabio e Paolo, da buona Millennial quale sono. E in WeRoad ho trovato il mio “ikigai”, la mia ragione di vita. 

Quali sono le ragioni di tanto successo?

Quando abbiamo lanciato WeRoad, abbiamo risposto a un effettivo bisogno del mercato italiano. E lo abbiamo fatto, secondo me, in modo impeccabile: offrendo la giusta selezione di esperienze di viaggio, usando un "tone of voice" unico, ironico e che non passasse inosservato, tenendo il focus su un target di mercato ben definito e infine sulla creazione di una community di coordinatori di viaggio, appassionati e coinvolti. 
 
Lavoro e vita privata, a volte è complicato…

La mia personale esperienza mi ha insegnato che conciliare il lavoro con la vita privata può essere una sfida davvero complessa. Tuttavia, ho avuto la fortuna di poter contare su un partner che, come me, è curioso e propenso al cambiamento: in diverse occasioni abbiamo messo in discussione il nostro percorso professionale o la località in cui vivevamo, e insieme abbiamo imparato che la crescita professionale richiede una buona organizzazione sul medio-lungo periodo. Inoltre, coltivare dei talenti con cui lavorare e su cui contare è stato un elemento chiave per sviluppare un percorso professionale in modo sano e "humanly sustainable". 
 
Un tuo suggerimento alle ragazze che vogliono diventare imprenditrici?

Collezionare esperienze lavorative anche se non si sono ancora terminati gli studi, pensando in maniera razionale se quello che si sta facendo piace davvero, ci si addice e ci appassiona. Inoltre, bisogna mettersi subito alla prova senza tenere le idee nel cassetto, perché "ideas are cheap, execution is everything", occorre provare a metterle a terra per vedere se funzionano dandosi comunque del tempo, perché gli inizi non sono sempre facili. E un ultimo consiglio che mi sento di dare è quello di trovare dei compagni di viaggio eccezionali con cui condividere la propria avventura imprenditoriale. 
 
Qualcosa su di te: aneddoti, hobby o piccole manie.

Amo dipingere, ma la mia vita frenetica non mi permette di dedicare molto tempo a questo hobby. Colleziono quindi una serie infinita di quadri "incompleti", iniziati e mai terminati.