L'Inps segnala un forte aumento dei licenziamenti economici nel 2022, quando se ne sono contati 377.423, cioè il 40,89% in più rispetto al 2021, secondo i dati dell'Osservatorio sul precariato. Va però sottolineato che il confronto è con un anno in cui vigeva fino al 30 giugno il blocco dei licenziamenti per l'emergenza economica legata alla pandemia. Rispetto al 2019 (504.264 licenziamenti) si segnala invece un calo del 25,15%. Volano invece i contratti di lavoro stabili: sono stati 336.455 in più rispetto al 2021.
Le cessazioni di rapporti di lavoro, nel 2022, sono state 7.617.000, in aumento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (+16%) per tutte le tipologie contrattuali: contratti intermittenti (+27%), contratti a tempo determinato e stagionali (+18%), contratti in apprendistato (+14%), contratti a tempo indeterminato (+12%) e contratti in somministrazione (+11%). Sono stati oltre 1,2 milioni le dimissioni volontarie.
Licenziamenti economici bloccati per il Covid -
Occorre, però, ancora una volta sottolineare che fino al 30 giugno 2021, per gran parte dell'industria, e fino al 31 ottobre 2021, per il terziario e il resto dell`industria, i licenziamenti economici erano bloccati dalle normative introdotte nel 2020 a fronte dell'evento pandemico.
Il confronto con il 2019 -
Il più pertinente confronto con il 2019 per i licenziamenti economici rileva una contrazione: circa 127mila licenziamenti in meno (-25,15%). In crescita invece risultano i licenziamenti disciplinari: circa 36mila in più nel 2022, rispetto al corrispondente periodo del 2019. Le dimissioni da rapporti di lavoro a tempo indeterminato registrano un incremento nel 2022 pari al +10% rispetto al corrispondente periodo del 2021 e del +24% rispetto al 2019. Il livello raggiunto (1.256.000 nel 2022) sottende il completo recupero delle dimissioni mancate del 2020, quando tutto il mercato del lavoro era stato investito dalla riduzione della mobilità connessa alle conseguenze dell'emergenza sanitaria.