Meloni: "Prima del diritto a migrare c'è quello a non farlo | Entro il 2023 il nuovo Patto Ue sia più attento alla crescita"
Nelle sue comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo, il premier chiede l'intervento dell'Ue per l'emergenza migranti, auspica che il Patto di stabilità agevoli lo sviluppo economico e sulla guerra dichiara: "Sulle spese militari io ci metto la faccia"
Giorgia Meloni, nelle comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 marzo, è ritornata sul tema migranti. "Lo voglio ribadire: prima di ogni ipotetico diritto a emigrare, ogni essere umano ha il diritto a non essere costretto a migrare in cerca di una vita migliore", ha dichiarato il premier per poi aggiungere: "È esattamente l'aspetto che Europa e Occidente in questi anni hanno colpevolmente trascurato". Sulla Tunisia ha spiegato: "C'è un problema enorme legato all'instabilità del Paese e al possibile default che non si riesce ad affrontare perché il Fmi, che aveva avviato una trattativa per sostenerla, l'ha bloccata. Il commissario Gentiloni ha dovuto per questo rimandare il viaggio".
Patto Ue, "è finito il tempo dell'austerità: ora crescita" -
Il premier ha inoltre toccato il tema del Patto di stabilità, affermando che "entro il 2023 bisogna arrivare a nuove regole" in materia, "sulla base di principi realistici dopo la pandemia del Covid: serve più equilibrio tra stabilità e crescita. In passato c'è stata molta più attenzione alla stabilità, ora abbiamo più bisogno di attenzione alla crescita. È la nostra priorità. Le nuove regole devono sostenere investimenti pubblici. Il tema dell'austerità è finito".
Guerra, "sull'aumento delle spese militari io ci metto la faccia" -
Sulla guerra "questo governo è abituato a difendere l'interesse nazionale - ha chiarito -: non abbiamo mai fatto mistero di voler aumentare gli stanziamenti in spese militari, come hanno fatto i governi precedenti, magari di soppiatto, senza metterci la faccia. Noi la faccia ce la mettiamo, convinti che rispettare gli impegni sia vitale per tutelare la sovranità nazionale. La libertà ha un prezzo: se non sei in grado di difenderti lo fanno altri, ma lo faranno imponendo un prezzo".
"Stop alle armi per ridurre tasse? È una menzogna" -
"Noi inviamo armi all'Ucraina anche per poter tenere la guerra lontana dal resto d'Europa e da casa nostra. Raccontare agli italiani che se non fornissimo armi all'Ucraina si potrebbero aumentare le pensioni o ridurre le tasse è una menzogna che intendo chiamare con il suo nome", ha precisato il presidente del Consiglio, aggiungendo che si tratta di una "propaganda puerile" quella ferma sulle posizioni richiamate.
"Fondamentali le pressioni su Mosca" -
E ancora, sull'evoluzione della guerra: "Sul piano geopolitico e diplomatico le pressioni su Mosca sono fondamentali per assicurare il rispetto del diritto internazionale e, ancora di più, per creare le condizioni per un percorso negoziale per il raggiungimento di una pace giusta, condizioni che finora non sono maturate ma che ancora perseguiamo con tenacia ogni giorno".
Alle opposizioni: "Non danneggiate l'Italia" -
Il premier si è poi rivolto alle opposizioni e, sulle loro accuse all'esecutivo, ha osservato: "Criticate ferocemente il governo, me, le scelte che facciamo, i provvedimenti, le nostre eventuali mancanze, ma vi prego, fermatevi un secondo prima di danneggiare l'Italia, perché questo fa la differenza".
"Non possiamo aspettare inermi il prossimo naufragio" -
Ritornando al tema migranti, il premier ha dichiarato: "All'indomani della disgrazia di Cutro ho scritto al presidente della Commissione europea, al presidente del Consiglio europeo e al Consiglio Ue. Per ribadire che non possiamo attendere oltre. Non possiamo aspettare inermi il prossimo naufragio, pericolo insito per viaggi organizzati da scafisti senza scrupoli. Le frontiere dell'Italia sono le frontiere dell'Europa".
"Ong, gli Stati bandiera si prendano le loro responsabilità" -
Meloni ha inoltre ricordato che le indicazioni dell'Ue sanciscono "il principio del coinvolgimento degli Stati di bandiera delle navi Ong nelle operazioni Sar, che non devono più gravare solo sugli Stati di approdo. Gli stati di bandiera che finanziano le Ong devono assumersi le responsabilità che il diritto del mare assegna loro".