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Bologna, 19enne con la sindrome di Down vuole fare l'esame ma il liceo dice no 

Per la scuola sarebbe stata una prova troppo stressante, ma i genitori non ci stanno: "Per la neuropsichiatra nostra figlia poteva tentare"

Ansa

Nina Rosa Sorrentino è una19enne di Bologna che come tutti i suoi coetanei a giugno avrebbe voluto sostenere l’esame di Maturità. Ma ha la sindrome di Down e, secondo la scuola, questa prova sarebbe stata troppo stressante per lei, quindi meglio non farla. E allora Nina ha deciso di ritirarsi a meno di tre mesi dalla fine della quinta: "E' stata l’unica soluzione tosta e dolorosa - spiegano i genitori al Corriere di Bologna - per non farle perdere la possibilità di riprovarci l’anno prossimo". 

La scuola - Nina frequenta il liceo Sabin, indirizzo Scienze Umane, Malgrado la famiglia dall'inizio del triennio avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati (che alla fine del quinquennio fa ottenere solo un attestato di competenze) a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l'ammissione al vero e proprio esame di Maturità, il liceo non ha ritenuto di assecondare la richiesta. Fino al rifiuto della possibilità di sostenere l'esame, nonostante l'ottimo percorso di studio: per il liceo è un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare "senso di frustrazione nella ragazza", scrive la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo. 

I genitori di Nina: "Un'ingiustizia" - La motivazione del rifiuto è quello che i genitori di Nina proprio non si spiegano. "Anche la neuropsichiatra concordava: - dicono papà Alessandro e mamma Francesca -  Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci". "Se un ragazzino senza disabilità nella vita ha qualche possibilità in più di nostra figlia — osserva Alessandro — allora Nina deve avere un pezzo di carta in più non per stare al passo, ma per avere davvero un’opportunità". 

La scelta "obbligata" del ritiro - Se la ragazza non fosse stata ritirata da scuola entro il 15 marzo, a fine anno avrebbe ricevuto l’attestato di competenze e per cimentarsi nell’esame di Maturità avrebbe dovuto ricominciare daccapo, a settembre, dalla prima superiore. "Il futuro di nostra figlia ora è in sospeso, ma per lei vogliamo puntare al massimo delle sue possibilità. È un suo diritto", dice il padre. "Adesso cercheremo un’altra scuola da settembre disposta a sostenere nostra figlia in una programmazione personalizzata verso l’esame di Maturità. Per noi è importante che su queste tematiche si faccia un passo avanti, non solo per Nina, ma per tutta la società".

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