Cani e gatti domestici potrebbero trasmettere ai loro padroni dei batteri resistenti agli antibiotici e viceversa. È quanto risulta da uno studio che verrà presentato al Congresso europeo di Microbiologia clinica, in programma dal 15 al 18 aprile a Copenaghen, sebbene venga sottolineato che il rischio di infezione è basso. Lo studio ha riguardato oltre 2.800 pazienti ricoverati in ospedali e i loro animali domestici e mostra come "la condivisione di organismi resistenti ai farmaci tra animali da compagnia e i loro proprietari sia possibile".
Il ruolo di cani, gatti e altri animali domestici come serbatoio di batteri resistenti ai farmaci rappresenta una preoccupazione crescente per la sanità globale. Secondo le stime, i decessi legati direttamente a infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici sono oltre un milione l'anno, mentre quelli indiretti superano i cinque milioni.
Problema dei microrganismi multiresistenti agli antibiotici in crescita in tutta Europa - Il problema dei microrganismi multiresistenti agli antibiotici rappresenta un fenomeno in crescita in tutta Europa, con l'Italia, avvertono gli esperti, che è tra i Paesi con le peggiori performance. Si stima nel 2050 una mortalità per germi multiresistenti agli antibiotici analoga alle patologie oncologiche, con 10 milioni di morti a livello globale. In Italia per 100mila abitanti vi sono almeno 19 decessi l'anno attribuibili a infezioni da microrganismi multiresistenti, rispetto ai 2 dell'Olanda, ultima dell'elenco.
A febbraio, il Ministero della Salute ha approvato il nuovo Piano Nazionale di Contrasto all'Antimicrobico Resistenza 2022-2025, che pone attenzione alla fase di "transizione" dei pazienti tra ospedale e territorio, la quale sta diventando foriera di nuove infezioni da microrganismi multiresistenti.