Ci potrebbe essere anche un bambino con cittadinanza italiana, di 6 anni e nato a Verona, tra i piccoli deportati dall'Ucraina in Russia, per i quali Vladimir Putin è ricercato per crimini di guerra dalla Corte internazionale penale. Un appello in questo senso è stato diffuso sui quotidiani locali dal padre e dai nonni, che vivono nella provincia scaligera. Il piccolo, Roman, figlio di un veronese e dell'ex moglie ucraina, era stato portato dalla donna nel Donbass poco dopo la nascita e mai più riportato a Verona.
Secondo quanto riferito dai nonni, la madre del piccolo avrebbe lavorato per i servizi segreti ucraini e poi sarebbe passata dalla parte filorussa. "Malgrado l'interessamento del console italiano in Ucraina e i vari tentativi fatti da noi anche con l'aiuto di politici locali - hanno riferito - la posizione della madre si è ulteriormente irrigidita, azzerando totalmente i contatti da circa un anno. A tuttora non sappiamo dove Roman sia e con chi viva. Ci appelliamo alla Convenzione sui diritti dell'infanzia. Noi riceviamo notizie frammentarie da persone che rischiano la loro vita fornendoci queste informazioni. Fino ad un anno fa facevamo qualche videochiamata con il piccolo, che non parla italiano per scelta della madre, poi nemmeno quella, e i numeri di telefono risultano bloccati".
Il mandato d'arresto dell'Aja -
La Corte penale internazionale ha emesso un mandato d'arresto contro il presidente russo Vladimir Putin, accusato del "crimine di guerra" di "deportazione illegale" di bambini dalle zone occupate dell'Ucraina alla Russia. Per lo stesso reato, un altro mandato è stato spiccato nei confronti di Maria Alekseyevna Lvova-Belova, commissaria per i diritti dei bambini del Cremlino, che solo poche settimane fa aveva rivendicato l'adozione di una 15enne di Mariupol. Per la Cpi, i reati sarebbero stati commessi nel territorio occupato ucraino almeno a partire dal 24 febbraio 2022, l'inizio dell'invasione, e secondo Kiev parliamo di migliaia di deportazioni.