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Stefano Borgonovo, la moglie Chantal: ucciso dal calcio

"Sono convinta che se non avesse fatto il calciatore non si sarebbe ammalato o magari sarebbe successo in età avanzata", dice

© Getty Images| STEFANO BORGONOVO

"Sono convinta che se Stefano non avesse fatto il calciatore non si sarebbe ammalato o magari questo sarebbe successo in età avanzata. Invece è morto giovane perché ha giocato a calcio". A Chantal, moglie di Stefano Borgonovo, morto dopo la lunga battaglia contro la Sla (sclerosi laterale amiotrofica) restano i dubbi, le morti precoci di Mihajlovic e Vialli. "Tutto riporta alla mente quei drammatici ricordi. Mi metto dalla parte delle mogli anche se non le conosco", afferma.

"Il nostro percorso è simile - afferma in una intervista al Giorno -, i nostri mariti facevano lo stesso lavoro. E questo mi induce a fare delle riflessioni, anche sulla mia storia". "La Sla in particolare ha colpito negli anni troppi calciatori, in età giovanile o da adulti. Lo dicono le statistiche e le ricerche, pure le più recenti. Se Stefano avesse fatto un altro tipo di vita non si sarebbe ammalato, purtroppo il perché e il per come non lo sa nessuno", prosegue Chantal.

"Sono anni che attendo delle risposte. Ai tempi in cui Stefano giocava tutto ciò che riguardava la gestione sanitaria era affidata al medico sociale di cui Stefano aveva fiducia. Io so che mio marito non ha mai preso volontariamente farmaci strani, assumeva qualcosa solo sotto il controllo dello staff sanitario se prescritto". Eppure dopo la morte di Mihajlovic e Vialli tanti atleti hanno rotto il muro dell’omertà raccontando le proprie paure.

"Una cosa è sicura: erano della stessa generazione di Stefano o di quella successiva, quindi si conoscevano avendo fatto lo stesso lavoro. Quello è un ambiente molto ristretto. Certamente hanno riaperto una questione che però vedo si è richiusa altrettanto rapidamente". Di sicuro vedo che dà fastidio parlarne, non so se dipenda più da interessi economici o da altro. Ma è giusto ricordare che tutte le indagini su queste malattie sono state fatte da ricercatori non del mondo del calcio", dice ancora la moglie di Stefano.

"Dovrebbe essere un dovere sociale capire e rassicurare, invece non interessa".

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