Da ventiquattr’ore su Putin pende un mandato d’arresto internazionale emesso dalla Corte Penale Internazionale. Di fatto cosa cambia per il numero uno del Cremlino? D’ora in poi non potrà recarsi in nessuno dei 123 Paesi che aderiscono alla CPI: per loro c’è l’obbligo di arrestare chi è raggiunto da un mandato simile. Per assurdo invece Putin potrebbe recarsi a New York e Kiev senza doversi preoccupare di essere fermato e consegnato all'autorità pubblica. Gli Stati Uniti, la Cina e l’India (oltre alla Russia) sono infatti tra i Paesi che non hanno sottoscritto lo Statuto di Roma del 2002, il documento formale che ha sancito la nascita della CPI.
Non vi aderisce nemmeno l’Ucraina che comunque ha esercitato due volte le sue prerogative per accettare la giurisdizione della Corte sui presunti reati ai sensi dello Statuto di Roma che dal 2014 si verificano sul suo territorio. Altri Stati ignorano la giurisdizione della corte olandese sono Iran e Siria.
Da un punto di vista politico, il mandato suona come uno schiaffo per Putin, ora ufficialmente annoverato nella lista di tiranni e capi di Stato e governo accusati di crimini di guerra dentro e fuori i confini dei loro Paesi. Lo stesso trattamento è stato riservato in passato al libico Gheddafi e al sudanese Bashir: prima del leader russo, erano loro gli unici due presidenti nel mirino della Corte dell'Aia.
Di fatto, per il numero uno russo d'ora in poi sarà difficile prendere parte a qualsiasi summit politico. Ne è certa l'ex procuratrice dell'Aia Carla Del Ponte. "Da oggi la sua vita da capo dello Stato diventa difficile. Gli sarà inibito qualsiasi vertice internazionale. È innegabile che la richiesta di arresto incrina irrimediabilmente la sua immagine pubblica. Oggi in Russia lui è il presidente, ma è chiaro che i gravissimi reati che gli vengono contestati possono giocare anche politicamente contro di lui".
I quattro reati della CPI - Le origini della Corte penale internazionale risalgono al fine della Seconda guerra mondiale, quando vennero istituiti dei tribunali militari internazionali, tra i quali, primo fra tutti, quello chiamato a giudicare i capi nazisti nel Processo di Norimberga.
La Corte Penale Internazionale (con sede in Olanda) da statuto "intende integrare, non sostituire, i sistemi penali nazionali; persegue i casi solo quando gli Stati non sono disposti o non sono capaci di farlo".
La sua giurisdizione si applica in particolare per quattro reati principali. In primo luogo il reato di "genocidio", caratterizzato dal "preciso intento di distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso". Quindi i "crimini contro l'umanità", che includono tra l'altro "la deportazione". In terzo luogo, "crimini di guerra" e, infine, il quarto reato, ovvero quello di "aggressione", che consiste "nell'uso della forza armata da parte di uno Stato contro la sovranità, l’integrità o l'indipendenza di un altro Stato".