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Credit Suisse crolla in Borsa e trascina tutti i listini: persi 355 miliardi di valorizzazione

Il presidente della Banca nazionale saudita, principale azionista dell'istituto elvetico, ha detto no a nuovo capitale. E il valore del titolo svizzero precipita. Cresce l'allerta in Ue: "Monitoriamo la situazione"

Credit Suisse scivola pesantemente in Borsa (qui l'andamento del titolo in tempo reale) arrivando a perdere il 24,24% a causa di voci su un necessario intervento finanziario da parte dei propri azionisti. E proprio il principale azionista, la Banca Nazionale Saudita, ha detto no. Ammar Al Khudairy, presidente della Saudi National Bank, parlando a Bloomberg Tv ha escluso di fornire ulteriore assistenza finanziaria alla banca svizzera. "La risposta è assolutamente no, per molte ragioni che esulano dalla più semplice ragione normativa e statutaria", ha detto nettamente Al Khudairy. Intanto cresce l'allerta in Ue dopo il crac della Silicon Valley Bank: "Monitoriamo gli effetti del fallimento della banca americana, ma l'impatto sembra contenuto", fa sapere la commissaria Ue per i Servizi Finanziari Mairead Mcguinness.

Credit Suisse affossa azioni e borse: persi 355 miliardi di valorizzazione  Mercoledì da profondo rosso per le
Borse europee travolte da Credit Suisse. Dopo il tracollo di inizio settimana a causa del collasso della californiana Svb i listini del Vecchio Continente perdono 355 miliardi in termini di capitalizzazione. Tra i singoli listini Francoforte perde il 3,27% (Dax 14.735 punti), Londra il 3,83% (Ftse 100 7.344 punti), Parigi il 3,58% (Cac 40 a 6.885 punti). Ancora una seduta da dimenticare per il Ftse Mib. L'indice delle blue chip, su cui il comparto bancario ha un certo peso, lascia su terreno in chiusura il 4,61% a 25.565 punti pari a oltre 27 miliardi in termini di capitalizzazione. Qui puoi seguire tutti i listini esteri e la borsa italiana in tempo reale.

Credit Suisse: schizzano i certificati sull'insolvenza, rischio fallimento  I certificati di assicurazione sull'insolvenza (credit default swap) di Credit Suisse si stanno avvicinando alla soglia critica dei mille punti, che indica un serio pericolo per la continuità aziendale del gruppo. In particolare i certificati a un anno si sono portati ieri a 835,9 punti base, secondo la piattaforma Cmaq, sui massimi di sempre, e valgono 18 volte gli analoghi titoli derivati della rivale Ubs e circa 9 volte quelli di Deutsche Bank. 

Perché i sauditi escludono sostegno finanziario alla banca di Zurigo  E' stato proprio il principale azionista di Credit Suisse a generare il terremoto. Lo riporta Bloomberg citando una intervista al presidente della Banca nazionale saudita, Ammar Al Khudairy. La risposta "è assolutamente no, per molte ragioni. Alcune di queste sono di tipo normativo e statutario", evidenzia Al Khudairy in una intervista a Bloomberg Tv, rispondendo ad una domanda se la banca è disposta a sostenere il Credit Suisse in caso di ulteriore richiesta di liquidità. La Saudi National Bank, partecipata per il 37% dal fondo sovrano saudita, è diventata il maggior azionista del Credit Suisse alla fine dello scorso anno, dopo aver acquistato una partecipazione del 9,9% dell'istituto di credito svizzero.

Cosa succede a Credit Suisse e perché potrebbe aver bisogno di un aumento di capitale  Credit Suisse ha affermato di aver identificato "carenze sostanziali" nei controlli interni sulla rendicontazione finanziaria. Nella sua relazione annuale, la banca svizzera in grave difficoltà ha affermato che "il management non ha progettato e mantenuto un processo di valutazione del rischio efficace per identificare e analizzare il rischio di errori significativi nei propri rendiconti finanziari". La banca ha affermato che i suoi risultati per il 2022, quando ha riportato la sua più grande perdita annuale dalla crisi finanziaria, non sono stati influenzati. Il Credit Suisse è stato costretto a rinviare la pubblicazione della relazione annuale della scorsa settimana dopo aver ricevuto una telefonata dell'ultimo minuto dalla Securities and Exchange Commission Usa relativa ai rendiconti finanziari risalenti a tre anni fa, che ha descritto come "tecnica". La banca è passata da una crisi all'altra negli ultimi anni, con conseguenti pesanti perdite. Le carenze nei controlli interni della banca sono stati individuati per la prima volta dal suo revisore, PwC, secondo una persona a conoscenza della questione. In una dichiarazione separata, PwC ha affermato che "la direzione non ha progettato e mantenuto controlli efficaci sulla completezza, la classificazione e la presentazione degli elementi non monetari nei rendiconti finanziari consolidati".

Il presidente di Credit Suisse parla della crisi: non corretto paragonarci a Svb  "Abbiamo solidi coefficienti patrimoniali, un bilancio solido. Quindi l'assistenza statale non è un tema che riguarda la nostra banca". Lo ha detto il presidente di Credit Suisse, Axel Lehmann, in occasione della conferenza sul settore finanziario in Arabia Saudita. Il manager, secondo quanto riporta Bloomberg, ha affermato che non "sarebbe corretto paragonare gli attuali problemi del Credit Suisse con il recente collasso della Silicon Valley Bank, soprattutto perché le banche sono regolamentate in modo diverso". "Abbiamo già preso la medicina", ha detto, aggiungendo che la banca di Zurigo è ben avviata nel suo programma di ristrutturazione. Credit Suisse ha annunciato anche che il presidente Axel Lehmann rinuncerà al suo compenso annuale di presidente di 1,5 milioni di franchi svizzeri per il 2022 alla luce della scarsa performance finanziaria del gruppo, mantenendo il suo compenso di 3 milioni da consigliere. Da quando è diventato presidente poco più di un anno fa, le azioni del gruppo sono crollate del 75%.

L'esperto che aveva previsto il crac Lehman Brothers: "Credit Suisse è la prossima"   Il guru economico che aveva previsto il tracollo di Lehman Brothers identifica in Credit Suisse la prossima banca a cadere. In un'intervista a Fox, Robert Kiyosaki, il co-fondatore di Rich Dad Company, afferma: "Il problema è il mercato dei bond e la mia previsione è che la prossima banca ad andare sarà Credit Suisse". Secondo Kiyosaki, il "maggiore problema dell'economia americana" è il mercato dei bond che le causerà "problemi seri". 

Cosa succede se banca Credit Suisse fallisce: ultime notizie Se Credit Suisse dovesse fallire, cosa che al momento sembra molto improbabile, le conseguenze sarebbero gravi per il sistema finanziario globale e per l’Europa in particolare. Credit Suisse è infatti una banca sistemica, ovvero una banca così grande e interconnessa da poter causare un effetto domino di crisi e insolvenze se dovesse collassare. Il Credit Suisse ha subito forti perdite a causa di alcuni scandali e investimenti sbagliati che hanno eroso la sua redditività e il suo capitale. Per questo motivo, la banca sta cercando di rafforzare la sua posizione finanziaria con misure come il taglio dei dividendi, il riacquisto di azioni, la raccolta di capitali e il cambio del management. Inoltre, la banca può contare sul sostegno delle autorità svizzere, che non vorrebbero vedere fallire uno dei pilastri dell’economia nazionale.

News di Credit Suisse: quanto gestisce e quanti dipendenti ha? Credit Suisse è una delle maggiori banche svizzere e una delle più grandi istituzioni finanziarie al mondo. Secondo il suo rapporto annuale, alla fine del 2022 Credit Suisse gestiva 1.440 miliardi di franchi (circa 1.300 miliardi di euro) di attivi totali, di cui 1.080 miliardi (circa 980 miliardi di euro) erano fondi dei clienti. Credit Suisse ha più di 45.000 dipendenti provenienti da oltre 150 nazioni. La banca ha sede principale a Zurigo, in Svizzera, ma opera in circa 50 paesi nel mondo con diverse attività di gestione patrimoniale e investment banking. 

Cosa sono i credit default swap I credit default swap (CDS) sono uno strumento finanziario derivato utilizzato per proteggere il detentore di un credito da un potenziale default del debitore sottostante. In pratica, il CDS è un contratto tra il detentore del credito (protection buyer) e il venditore di protezione (protection seller) in cui il protection buyer paga una somma periodica al protection seller in cambio della protezione dal default del debitore sottostante. Il protection buyer paga una somma fissa periodica, generalmente espressa in basis point rispetto all'importo del credito sottostante. In caso di default del debitore sottostante, il protection seller deve pagare al protection buyer l'importo del credito sottostante meno l'eventuale valore di recupero. Il CDS è simile a un'assicurazione sulla vita, in cui il protection buyer paga una premio periodico per proteggersi dal rischio di default del debitore sottostante. I CDS sono stati introdotti nel mondo della finanza globalizzata come uno dei nuovi strumenti finanziari derivati. In sintesi, i CDS sono uno strumento finanziario derivato utilizzato per proteggere il detentore di un credito dal rischio di default del debitore sottostante.
 

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